lunedì 24 novembre 2014

Renzi, ovvero come ti eludo il fastidio della partecipazione democratica

Per Matteo Renzi il fatto che in una delle regioni che aveva sempre registrato un alto tasso di affluenza alle urne siano rimasti a casa sei elettori su dieci è "una questione secondaria". Le regole democratiche sono un fastidio al quale bisogna sottoporsi, ma le vie di fuga sono sempre tantissime. Come approfittare di un bacino di simpatizzanti che ormai non distinguono più "il belìn dalla Marcia Reale" (ovvero si mettono sull'attenti al passaggio di qualsiasi testa di cazzo) e sono convinti di votare "a sinistra" perché quello strano animale di nome Pd è quel che resta delle macerie del fu Partito Comunista. Come addormentare la già non particolarmente sveglia stampa italiana, che ci ha messo lunghi mesi per annusare la sòla. Come insistere nel presentare gente impresentabile, a patto che non gli faccia ombra.

martedì 11 novembre 2014

Moncler, Prada e lo sciocchezzaio dell'industria del lusso

Che una delle pochissime trasmissioni televisive che fanno inchieste, anzi probabilmente l'unica, venga attaccata anche a colpi di insulti ci sta. Sono poche le persone che in questo paese mettono il re a nudo, facendo toccare con mano la truffa costante a cui il cittadino medio è sottoposto dai padroni del vapore, spennato peggio delle oche dei piumini Moncler. La trasmissione Report, che ha denunciato cosa ci sia realmente dietro un giacchetto che costa meno di 60 euro alla produzione e viene venduto ai gonzi daa 500 a 1.500 euro, non ha solo fatto luce sulle inutili sofferenze inflitte agli animali, che già da sole basterebbero. Ha anche dimostrato che l'industria del lusso prende i suoi clienti per i fondelli.
Oggi l'amministratore delegato di Prada, Patrizio Bertelli, non ce l'ha fatta a trattenersi e non ha trovato di meglio che dare della "stupida" a Milena Gabanelli. Il quinto uomo più ricco d'Italia, chiamato alla Leopolda a spiegare come si fanno i soldi, non ha raccontato tuttavia che il suo gruppo ha dovuto pagare 400 milioni al fisco ed è ancora indagato per evasione e alla corte di Matteo Renzi ha fatto la parte dell'imprenditore illuminato. Stamattina ha rotto gli indugi e ci ha regalato alcune perle: il tema dei maltrattamenti agli animali è "cultura del passato, ormai superata". Non solo, l'omino non capisce "la distinzione tra una gallina e una balena" e giudica "naturale che in un mondo globalizzato una impresa cerchi risorse produttive con costi più contenuti, per esempio in Ucraina o in Slovenia, e non si può impedirlo in un mercato liberale. Questo non vuol dire che noi dobbiamo fare i carabinieri sui produttori ai quali ci affidiamo". 
Ammesso che a nessuno interessi la sorte delle povere oche, la realtà è che con quei sistemi di allevamento non si realizza un prodotto di lusso, non si giustificano i prezzi imposti alla distribuzione e al dettaglio, e soprattutto non si dà lavoro in Italia. Le oche spennate, come i bambini pakistani che cuciono i palloni o gli schiavi del Bangladesh che schiattano mentre confezionano vestiti per i grandi marchi, servono a una cosa sola: aumentare i margini di profitto. Con quello che pagate un piumino Moncler, potrebbe essere prodotto non solo da noi, ma perfino in Norvegia. 

mercoledì 5 novembre 2014

Made in Italy, per reggere la "delocation" dovremmo reintrodurre la schiavitù

Fra le tante bugie che il nuovo uomo solo al comando del nostro paese racconta, quella del Made in Italy e degli imprenditori che rilanceranno l'economia è la più sanguinosa di tutti. Mai un Presidente del Consiglio aveva flirtato in modo così scandaloso con una classe imprenditoriale stracciona e poco propensa a pagare salari adeguati e tasse, nascondendosi dietro la progressiva delegittimazione dell'unico sindacato, la Cgil, che ancora non si è iscritto a busta paga della Confindustria
Contestare le riduzioni di paga, la flessibilità smodata, i licenziamenti e il crollo del potere di acquisto delle famiglie è considerato dal boy-scout Matteo Renzi un reato di lesa maestà. 

venerdì 31 ottobre 2014

Da Cucchi agli operai di Terni, viva l'Italia del manganello

Per capire l'aria che sta tirando, basterebbe vedere l'enorme ingiustizia commessa da questo governo in materia di stipendi dei dipendenti pubblici, bloccando quelli di tutte le categorie, eccetto militari e poliziotti. Come se un medico, un infermiere, un insegnante o un giudice valessero di meno di gente che ormai ha come unico obiettivo quello di pestare gli inermi, facendola franca. Sabato scorso, come tutti hanno potuto constatare, le divise blu si sono esercitate a spaccare qualche testa a un gruppo di operai metalmeccanici senza lavoro. Assordante il silenzio del Governo dei boy-scout e ridicole le affermazioni del Ministro dell'Interno che ha detto di solidarizzare sia con gli agenti (gli saranno venute le vesciche alle mani a forza di botte) sia con gli operai. 
Oggi, una nuova dimostrazione dello schifo in cui stiamo sempre più lentamente precipitando con l'assoluzione dei picchiatori che hanno massacrato Stefano Cucchitre agenti della penitenziaria, con la complicità di sei medici e tre infermieri. E in giro per il web tanti fessi che abboccano alla storia dei poliziotti senza soldi per la benzina e con le divise rattoppate, baluardi della nostra libertà, quando la maggior parte di loro è impiegata in servizi di sorveglianza ai potenti di vario livello e i celerini che danno le botte alle manifestazioni li fanno venire da fuori ospitandoli in albergo. 
Naturalmente nessuno in questo paese approverà una legge che consenta l'identificazione degli agenti protetti dal casco, come avviene in tutti i luoghi civili, dove però gli sbirri non contano mai più degli altri dipendenti pubblici. Da noi, il Capo della Polizia prende tre volte lo stipendio del Capo dell'Fbi e nessuno ci trova nulla di scandaloso. E' da questi particolari che si capisce che da noi la fase dell'uomo forte e dello stivalone non è mai stata propriamente superata. 



venerdì 19 settembre 2014

Matteo e Silvio: un grande amore sulle ceneri dei loro partiti

Il vero capolavoro del renzismo è quello di continuare a tenere il puttaniere supremo al centro della scena politica. Non bastano i soccorsi rossi di quel che resta della banda Vendola, ne' le spericolate acrobazie dei suoi Ministri, oggi di destra, domani di centro, dopodomani chissà. Gli affari sporchi, quelli li deve fare per forza con Silvio. Come mettere mano alla Costituzione, con una riforma che abolisce il Senato e lo fa rientrare dalla finestra, come abolire l'articolo 18 e fare lentamente a pezzi ogni possibile garanzia sindacale, misure che non garantiranno neanche mezzo punto di pil in più, ma serviranno in compenso ad accrescere i profitti dei manager, degli industriali, dei padroni del vapore, quelli che quando vengono licenziati per scarso rendimento se ne vanno con buonuscite da 25 milioni di euro. 
Tutto quello che sta facendo questo governo è propedeutico a una trasformazione definitiva della nostra società, che certo già non era un modello di organizzazione ed equità, per renderla finalmente più malleabile e serva agli interessi del più forte. 
E se le cose vanno male, come impietosamente certifica ogni mese l'Istat, si manda in televisione qualche pagliaccio a prendersela con Angela Merkel e i tedeschi o con l'Unione Europea e l'euro (basta dare un'occhiata a Facebook e Twitter per rendersi conto di come abbocca la gente). Come se il nostro problema non fosse una classe dirigente, economica e politica, corrotta e corruttrice fino al midollo, al punto che un manager accusato di spargere allegramente mazzette in giro per il mondo (con qualche ricaduta anche nelle sue tasche) viene indicato come esempio della politica industriale italiana e il dialogo per le riforme viene fatto con un pregiudicato che sta scontando la sua pena.
Mentre i rispettivi partiti della strana coppia Matteo&Silvio si sfaldano, forse confusi da questo limonamento continuo fra il Cavaliere e il suo figlioccio putativo, forse molto preoccupati della loro stessa sopravvivenza (a che serviranno infatti questi apparati obsoleti e malconci quando finalmente trionferà il partito unico?), le due macchiette proseguono nella loro corrispondenza di amorosi sensi. 
Poi dice che in Europa ci guardano strano. 

mercoledì 20 agosto 2014

I fucili usati ai curdi: a metà fra Totòtruffa e Alberto Sordi

L'invio ai peshmerga curdi di una partita di armi russe sequestrate vent'anni fa è l'apoteosi della cialtronaggine italiana, a metà strada fra Totòtruffa e l'Alberto Sordi di "Finché c'è guerra c'è speranza". Dopo anni dal ritiro delle truppe internazionali, ci siamo improvvisamente accorti che in Iraq c'è ancora la guerra. Fino a quando il massacro proseguiva sotto il controllo del govrno fantoccio messo in piedi dall'Occidente, delle decine di migliaia di morti non fregava una sega a nessuno. Oggi che un gruppo di pazzi estremisti minaccia seriamente la stabilità dell'intera regione, ci scandalizziamo di fronte alle decapitazioni, agli stupri e perfino - udite, udite - alle discriminazioni contro i cristiani senza renderci conto di essere i principali responsabili, assieme ai nostri alleati di Washington, di tutto questo enorme casino. 
Quindi, che si fa? Ci ricordiamo dei curdi, che quando venivano massacrati dalla Turchia (che fa parte della Nato) erano pericolosi terroristi, oggi invece rappresentano l'eroico baluardo dei valori del mondo occidentale, e gli mandiamo un po' di roba scaduta. I geni del nostro governo si ricordano all'improvviso di quei trentamila kalashnikov custoditi in una base a La Maddalena dopo essere state sequestrate oltre due decenni orsono su una nave Ucraina diretta a Spalato e decidono di contribuire alla valorosa causa facendo un po' di pulizie in soffitta, il tutto accompagnato da una visita lampo del nostro Presidente del Consiglio in Iraq, tipo gita scout, nel quale Fonzie si lascia andare a una dichiarazione impegnativa in qualità di presidente di turno della Ue: ''L'Europa in questi giorni deve essere qui, altrimenti non è Europa, perché chi pensa che la Ue volti le spalle davanti ai massacri, impegnata solo a pensare allo spread, o sbaglia previsione o sbaglia semestre''.
E' vero. Finora non abbiamo mai voltato le spalle davanti ai massacri, abbiamo sempre direttamente contribuito ad alimentarli. Ma c'la crisi, signora mia, e stavolta si dovranno accontentare di qualche vecchio rudere dei tempi della Guerra Fredda. 

venerdì 1 agosto 2014

Manager d'oro, aziende sull'orlo del fallimento e furbetti del quartierino: è la stampa, bellezza!

Meraviglie d'Italia: un gruppo con oltre mezzo miliardo di euro di debiti, che per il quinto anno consecutivo dichiara lo stato di crisi per accedere ai prepensionamenti e alla cassa integrazione dei suoi dipendenti (pagati con soldi pubblici, ça va sans dire), e ha fatto fuori nell'ultimo anno quasi 800 persone, chiudendo 20 testate, liquida il direttore di uno dei suoi giornali (dopo una stagione fallimentare durante la quale le copie vendute sono scese del 5% ogni anno) con una buonuscita di 2,5 milioni di euro, pari a cinque annualità del suo stipendio, e a cinquant'anni (50 anni!!!) di  lavoro di un redattore ordinario. 
Nel frattempo, una testata storica che prende i soldi della legge per l'editoria in quanto giornale del Partito di maggioranza relativa, chiude dopo una gestione dissennata che per molti anni l'ha fatta indebitare fino al collo, nella semi indifferenza generale, come se non fosse figlia di nessuno. E mentre il Presidente del Consiglio fa sapere che a lui della chiusura dei giornali non frega niente, c'è sempre il furbo del quartierino che approfitta della situazione per passare comunque all'incasso e in culo alla spending review. 
I giornalisti italiani sono proprio italiani: dovranno finire in rovina prima che qualcuno alzi la voce e dica chiaramente che questa non è economia, questi non sono manager, questi non sono direttori e soprattutto questo non è un governo. 

mercoledì 30 luglio 2014

Tavecchio razzista? Più che altro un democristiano pregiudicato

Carlo Tavecchio è stato processato e condannato cinque volte. È stato condannato a 4 mesi di reclusione nel 1970 per falsità in titolo di credito continuata in concorso, a 2 mesi e 28 giorni di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell’IVA, a 3 mesi di reclusione nel 1996 per omissione di versamento di ritenute previdenziali e assicurative, a 3 mesi di reclusione nel1998 per omissione o falsità in denunce obbligatorie, a 3 mesi di reclusione nel 1998 per abuso d'ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, oltre a multe complessive per oltre 7.000 euro.
Questo il curriculum vitae - che potete comodamente leggere su Wikipedia - del futuro presidente della Federcalcio italiana, un democristiano ladro come tutti i suoi degni compari, che invece di essere scartato a priori per i suoi precedenti giudiziari (cinque, dico cinque condanne) viene vagamente criticato, ma non dal nostro Presidente del Consiglio Arthur Fonzarelli, per una battuta stupida e razzista nei confronti dei calciatori extracomunitari. 
Siamo alla canna del gas, ne converrete. 

venerdì 18 luglio 2014

L'assoluzione di Silvio e il ritorno dei lecca-lecca

Difficile stabilire dove stiano le ragioni in un processo dove l'imputato viene condannato a sette anni in primo grado e assolto in appello. Forse è solo l'emblema di una giustizia italiana sempre più classista, dove il giudizio morale prevale solo se non si è parte del cerchio magico dominante. Fermo restando che se fosse capitato a uno di voi di portarsi a letto una minorenne, pagarla e poi cercare di coprire il tutto telefonando a questura e tribunale dei minori, vi avrebbero fatto un mazzo tanto, può anche darsi che il povero Silvio sia vittima di una persecuzione giudiziaria se consideriamo di vivere in un Paese che non ha alcuna propensione al rispetto delle regole, qualunque esse siano. 
Non credo che con questa assoluzione, Berlusconi possa rimontare in sella come se non fosse successo nulla. Ma di sicuro potrà far pesare il suo ruolo moltissimo sulla bilancia dei futuri equilibri politici, che radicheranno le proprie fondamenta nel pensiero unico, spartendosi tutte le torte, come si è sempre fatto e come sempre si farà. 
Nel panorama desolante delle prospettive che ci si parano davanti, come al solito il ritorno del re dei guitti ci regala anche momenti di divertimento assoluti. In attesa di conoscere le sue nuove esternazioni sui magistrati, la fica, il Milan e i comunisti, oggi si ride forte con i commenti degli ex leccapiedi di Silvio, che avevano provato a smarcarsi e che oggi cercano disperatamente di risalire a bordo. E quindi giù un diluvio di dichiarazioni della gente peggiore che ci tocca sopportare per colpa della scarsa capacita' del Caimano di circondarsi di esseri pensanti. Pensate all'ex radicale bigottone Quagliariello, all'ex radicale parecchio tonto di Capezzone, all'ex socialista Sacconi o all'ex riporto d'oro di Schifani.  Pensate al povero Angelino Alfano e a Matteo Renzi, che d'ora in avanti dovrà fare di nuovo i conti con un Berlusconi rafforzato e più matto che mai. 
Finiremo in rovina, ma sai le risate. 

lunedì 9 giugno 2014

Nell'Italia del nuovo che avanza torna il reato di opinione

I regimi dittatoriali hanno intrapreso da tempo strade più subdole per esercitare il loro potere. I militari col carro armato non funzionano più, mettono paura e spaventano i mercati: oggi è il momento del Grande Pensiero Unico, quello che non si può contestare, nè criticare, nè tantomeno combattere. Non ho una gran simpatia per Erri De Luca, passato dal servizio d'ordine di Lotta Continua agli editoriali da cattolico folgorato sulla via di Damasco per conto di uno dei quotidiani più retrivi d'Italia, l'organo ufficiale della Cei, Avvenire. Ma quello che gli è successo ha veramente dell'incredibile. 
De Luca è stato rinviato a giudizio per aver detto che "la Tav va sabotata", perché la Tav è l'ultima delle greppie alla quale si stanno sfamando i partiti, i resti di quello di B. e i democratici di Renzi, che non passa giorno che non vedano qualcuno di loro in manette. La Torino-Lione è il nuovo Mose, un altro Expo 2015, l'ennesima Italia '90, la perenne e truffaldina idiozia che ricoprire il paese di cemento e strutture inutili rappresenti una forma di progresso, il nuovo che avanza, il partito di calce e martello e quello dei palazzinari immarcescibili. 
Il problema è che ora, nel Paese dei balocchi di Fonzie da Firenze, si rischia il carcere anche per esprimere un'opinione. E questa è una vergogna che nessuno che abbia il coraggio di dirsi di sinistra dovrebbe mai accettare. 

mercoledì 4 giugno 2014

Il Mose da De Michelis al Pd e Forza Italia, paradigma della truffa a larghe intese

C'è qualcosa perfino di rassicurante nella coazione a ripetere della politica italiana, sempre invischiata nelle stesse storie, sempre pescata con le mani nel sacco, sempre pronta a risorgere dalla macerie in cui periodicamente la riducono le inchieste della magistratura. Era il 4 novembre del 1988, quando Gianni De Michelis, emblema del Partito Socialista italiano, ovvero della più agguerrita congrega di corrotti e corruttori mai messa insieme, inaugurò il Mose, il Modulo sperimentale elettromeccanico che doveva salvare Venezia dall'acqua alta e contro il quale si erano scagliati gli ambientalisti e alcune forze politiche di opposizione, facendo notare come in Olanda avessero speso molto meno, evitando devastazioni, per risolvere lo stesso problema. 

giovedì 29 maggio 2014

Anche per oggi non si vola: il bluff di Renzi, Monti e gli industriali

Alla fine saranno anche tanti coloro che hanno votato per il Pd di Matteo Renzi in buonafede, tra residuati del vecchio Partito Comunista, della Dc, di Forza Italia e del partitello del professore in loden. Ma temo che andranno incontro a qualche forte delusione, visto che oggi Mario Monti sostiene con un ghigno satanico che quella di Renzi "è la linea del mio governo". Non si fa a tempo a riprendersi dallo shock, ricordando le facce della Fornero, della Cancellieri amica dei Ligresti e del neogaleotto Clini, che subito arriva l'altro schiaffo del presidente della Confindustria, l'ultimo imprenditore italiano ad aver trovato soldi da buttare nel calcio. Grandi sostenitori di Renzi, in favore del quale hanno schierato tutti i loro giornali, gli industriali italiani passano all'incasso. La ripresa? Non se ne parla, almeno fino a quando Fonzie non avrà smantellato del tutto le garanzie dei contratti di lavoro con quelle che loro, con un cinismo che rasenta l'orrore, chiamano riforme. E ve lo ricordate Fassina, quello che balbettava strane teorie un po' comuniste e faceva la foglia di fico della nuova Dc? E' pronto a salire a bordo
Anche per oggi non si vola, in attesa del prossimo uomo della Provvidenza. 

martedì 27 maggio 2014

Il grande sogno maggioritario della sinistra: diventare la DC

Si sta realizzando il grande sogno maggioritario di Wa(l)ter Veltroni, l'unico ad avere chiara la visione che in Italia la sinistra non vincerà mai a prescindere, a meno che non occupi quel gran vuoto lasciato dalla cara vecchia Democrazia Cristiana. Fin qui ci aveva pensato Silvio, ma ultimamente è caduto un po' in disgrazia e quindi il testimone è stato raccolto con grande successo dal suo figlioccio illeggittimo, quel Matteo Renzi che - finalmente - nessuno potrà mai davvero accusare di essere un comunista. 
La vittoria del Pd alle elezioni europee è stata senza dubbio nettissima, al di là di ogni più rosea previsione, ma definirla "storica", in quanto prima affermazione netta della sinistra in Italia, significa avere un concetto un po' vago della sinistra. I numeri come al solito ci raccontano un'altra verità. 
Dalle elezioni politiche di solo un anno fa la percentuale dei votanti è scesa dal 75,1% al 55,3%, il che significa che rispetto al febbraio del 2013 sono rimaste a casa altre 8 milioni di persone. Il Pd ha ottenuto 11,2 milioni di preferenze, con un balzo notevole rispetto agli 8,6 milioni avuti alle politiche, ma il "pieno" di cui vaneggiano i giornali amici è un po' più complesso di quello che sembrerebbe. Alle politiche, la sinistra alleata con Bersani, quella di Sel, ha avuto oltre un milione di voti, mentre altri 765 mila sono andati alla lista di Ingroia. Oggi la Lista Tsipras ottiene circa 1,1 milioni di preferenze (praticamente la somma delle liste di sinistra radicale che si sono presentate alle politiche). Grillo ha perso quasi tre milioni di voti, dagli 8,6 del 2013 ai 5,8 milioni di oggi; Silvio Berlusconi è andato più o meno allo stesso ritmo scendendo dai 7,3 milioni delle politiche ai 4,6 milioni di queste Europee e alimentando - ma non troppo - il partitello di Alfano, che ha ottenuto il quorum e 1,2 milioni di voti, ma la metà erano già dell'Unione di Centro
Difficile davvero credere che Renzi abbia conquistato gli elettori di Grillo o i fan del povero Silvio, ormai condannato all'oblìo: i voti che mancano all'appello di questi due straordinari guitti (uno magari un po' meno straordinario) sono quelli delle persone che hanno scelto di non andare alle urne. 
Dove ha pescato a piene mani dunque il Mostro di Firenze? Ha conquistato 1,6 milioni dei 2,8 milioni di malati di mente che nel 2013 avevano votato per Mario Monti, l'uomo che verrà ricordato come il peggiore affossatore dell'economia italiana di tutti i tempi assieme al suo governo di tecnici (l'ultimo, Corrado Clini, lo hanno arrestato ieri perché faceva la cresta sugli aiuti all'Iraq), perché - diciamoci la verità - nessuno come Renzi può ancora presentarsi come il garante della filosofia bocconiano-italiota, quella dello sfruttamento, del liberismo selvaggio, della mazzetta facile e dell'evasione fiscale. 
Ora Fonzie è a un bivio. Ha scoperto le carte troppo presto. Con la sua attuale maggioranza di governo non riuscirebbe neanche ad approvare la manovra finanziaria bis che si renderà inevitabile, figuriamoci le riforme. Chissà se si farà tentare dal tutto per tutto. Ma alle politiche sarà una storia diversa. 

venerdì 16 maggio 2014

Manager pubblici, stipendi e bugie: Pansa lascia il timone a Moretti e incassa 5,45 milioni

Fra le tante buffonate messe in scena da Matteo Fonzie, risale a un paio di mesi fa quella - meravigliosa - del tetto allo stipendio dei manager pubblici. “Piaccia o non piaccia il governo intende andare fino in fondo. E’ il modo di fare la pace con gli italiani”, ha dichiarato il premier con una buona dose di populismo da far impallidire anche Beppe Grillo. Ma si sa, il segretario del PD certi poteri non li può mica sfanculare così e ha fatto una rapida marcia indietro quando Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, ex sindacalista della CGIL e oggi Paperone da 850 mila euro l'anno di stipendio, ha fatto la parte dell'offeso, perché in Germania - dice lui - il suo omologo prende tre volte tanto. Il fatto che Moretti sia stato rinviato a giudizio e sia in attesa di processo per la Strage di Viareggio - e quindi in Germania lo avrebbero mandato a giocare a bocce ai giardinetti - è evidentemente un particolare secondario. 
Ma il PD poteva dimenticarsi degli amici? Prima ci ha pensato Letta, che ha vergognosamente giustificato la scelta dello Stato di non presentarsi come parte civile al processo. Moretti è stato poi premiato e messo a zittire con un bel posto da amministratore delegato di Finmeccanica, società per azioni coinvolta in una incredibile serie di scandali il cui azionista di maggioranza rimane il Ministero dell'Economia. Andrà a sostituire Alessandro Pansa, bocconiano come tutti quelli che stanno lentamente facendo a pezzi questo paese, figlio del noto giornalista Giampaolo, quello che dopo aver militato per anni a sinistra è diventato revisionista per conto della Mondadori, che per il suo lavoro durato pochi mesi - il cui unico risultato è stata la nomina di Gianni De Gennaro alla presidenza, tanto per tenersi buoni i servizi segreti, visto che la principale attività dell'azienda è quella di vendere armi all'estero - avrà una buona uscita "risarcitoria" di 5,45 milioni di euro. 
Verrà un giorno in cui i manager pubblici italiani - i peggiori del mondo - risarciranno loro gli ingentissimi danni che hanno provocato?

martedì 13 maggio 2014

Le inutili elezioni europee, Italia ferma a Tangentopoli

Per me è come un incubo che si ripete tale e quale nel corso dei decenni. Alla faccia di tutti questi clown riciclati che adesso pontificano di politica e pretendono di rappresentare il nuovo, l'Italia - come era facilissimo immaginare anche senza avere le prove - rimane ferma a Tangentopoli. Gli ex socialisti, ex democristiani ed ex comunisti continuano a rubare a piene mani, come dimostra l'indagine sui lavori dell'Expo, a vivere nella più totale illegalità, come dimostra l'ennesimo caso di thriller alle vongole in cui è coinvolto uno dei più tristi personaggi del craxismo riciclato in berlusconismo, il Ministro della casa a sua insaputa, che perde la testa davanti a due tette rifattissime e poi finisce in manette come favoreggiatore di un latitante condannato per camorra. "Era un amico", si è giustificato. Gli crediamo, solo certa gente può avere amici così. 
Il pregiudicato più pregiudicato d'Italia sta intanto facendo danni con i vecchietti dell'ospizio al quale è stato affidato, mentre il bluff umano che fa attualmente finta di governare dice che lui sull'Expo ci mette la faccia, senza pensare che ce l'ha già messa e ha fatto pure una figuraccia di merda, che peggio non si poteva. 
Non bisogna essere Beppe Grillo per dire che tutto quello che tocca la politica diventa merda, corruzione, prostituzione, criminalità organizzata e che era chiaro anche ai bambini che l'Expo era solo una scusa per spartire parecchi soldi fra i soliti noti, ovvero politici e imprenditori amici dei politici. 
E' ora di staccare davvero la spina a questa gente, non votando per Movimenti di piccoli borghesotti sprovveduti, ancora indecisi se prendersela con i negher o con l'euro, o con la Merkel, ma semplicemente rimanendo a casa il prossimo 25 maggio, o - sperando nel bel tempo - a fare una bella gita al mare. 
Le elezioni europee non servono a nulla, i partiti a Strasburgo non contano nulla, il Ppe resterà il gruppo più grande solo perché continuerà a tenere dentro Forza Italia nonostante tutti abbiano ormai le prove che si tratta di un'associazione a delinquere fondata da delinquenti, ma aprirà alle larghe intese con i socialisti per evitare che gli antieuropeisti l'abbiano vinta troppo spesso. E i socialisti saranno contenti di continuare ad avere la loro bella fetta di torta. Non sia mai che si faccia davvero opposizione.
Ormai, triste dirlo, perfino l'Europa sta cominciando a somigliarci. 

lunedì 5 maggio 2014

Le cinque figurine del Pd in cima alle liste delle Europee

Se vi mancava un motivo per non votare il partito dell'autonominato Matteo Renzi alle elezioni europee, date un'occhiata alle cinque figurine messe a guidare le liste del PD nelle diverse circoscrizioni. Per il nord-ovest avrete la possibilità di votare per Alessia Mosca, democristiana doc, cresciuta nei giovani popolari e poi al fianco del trombato Enrico Letta, membro della direzione nazionale della Margherita e dei Giovani popolari europei. A nord-est invece non sono più fortunati con Alessandra Moretti, che la biografia vuole "figlia di uno storico militante del Partito Comunista e nipote di un partigiano democristiano" (evviva Peppone  e don Camillo), passata dal Pd a sostenere una lista di Forza Italia in Veneto, poi tornata nel Pd con Bersani e infine trasformata in renziana con tanto di certificato. L'Italia centrale potrà invece contare su una vera esperta di Europa e politica internazionale, la ex assessore all'ambiente del Comune di Scandicci (50 mila abitanti in provincia di Firenze e patria del Mostro) Simona Bonafè, anche lei ex democristiana della Margherita e parte del cosiddetto cerchio magico di Fonzie. 
Entusiasmo alle stelle per gli elettori del sud che troveranno in cima alla lista Pina Picierno, la massaia che tutti gli italiani sognano di sposare, visto che è in grado di fare la spesa per due settimane con 80 euro, e che vorrebbe che i cantanti facessero il loro mestiere, non come quel cattivone di Piero Pelù. Lei è una campionessa mondiale della giravolta: partita con una tesi di laurea sul "linguaggio" del suo idolo Ciriaco De Mita, prima di aggregarsi al carro di Renzi è stata prima veltroniana e poi franceschiniana. L'apoteosi finale e nella circoscrizione delle isole, dove si presenta Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco assassinato dalla mafia, ex assessore alla famiglia (!) della Regione Sicilia nominata da Raffaele Lombardo, rinviato a giudizio per corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. Nominata capo del Dipartimento della giustizia minorile da Paola Severino e confermata dall'amica dei Ligresti, Anna Maria Cancellieri
Oltre a essere persone di bassissimo profilo e di origini culturali parecchio lontane da quelle della sinistra, le cinque amazzoni di Renzi si distinguono per un'altra importante caratteristica. A parte la Chinnici, che ha fatto il magistrato (come il babbo, un posto sicuro), le altre non hanno mai fatto un tubo al di fuori di una impalpabile attività politica.
Non potrebbero affidarsi a Genny 'a carogna?

martedì 29 aprile 2014

Roma in odore di santità, fra attici da 350 metri quadri, mondezza e dittatori africani

Okay, ironizzare sul fatto che giornali e televisioni di tutto il mondo abbiano dato completo spazio a una carnevalata come quella della canonizzazione dei due Papi è gioco facile. Per la Chiesa Cattolica vale tutto, anche proclamare due santi in aperto contrasto fra di loro (Wojtyla è stato un acerrimo nemico del Concilio Vaticano II e quindi insieme a papa Roncalli non si capisce bene cosa ci faccia), anche proclamare santi due persone che di miracoli non ne hanno fatto neanche uno. Per il Papa polacco si è dovuto far ricorso a una suora che sarebbe guarita dal morbo di Parkinson, che probabilmente non aveva mai contratto, mentre per Giovanni XXIII è bastata la parola.
In piazza domenica a San Pietro c'era la crema del potere politico internazionale, quello contro il quale ogni tanto il Papa pampero fa finta di scagliarsi, ma che poi riunisce a corte, accettando regali e munificenze. 
Non potendo più contare sui cari vecchi dittatori sudamericani, come l'amato Pinochet o il partito Arena del Salvador, il Vaticano ora annovera fra i suoi amici qualche "Bokassa" africano come il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, il quale è sottoposto a un divieto di visto sia negli Stati Uniti che in tutta Europa, ma che l'Italia è costretta a far entrare ogni volta che il cattolicissimo dittatore, ormai novantenne, si presenta in Vaticano. Grazie ai Patti lateranensi, infatti, qualsiasi bandito può entrare in Italia basta che dica di essere cattolico e di volersi recare a qualche cerimonia oltretevere. In piazza c'era anche Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, presidente della Guinea Equatoriale, che la comunità internazionale considera uno dei più feroci e sanguinari capi di regime di tutto il mondo, ma che - ovviamente - è un fedelissimo della Chiesa cattolica. Il tanto amato papa Francesco, solo pochi mesi fa,  ci ha firmato un bell'accordo di cooperazione perché il Paese africano - pensa un po' - protegge "il matrimonio canonico, i luoghi di culto, le istituzioni educative, l'assistenza spirituale ai fedeli cattolici negli ospedali e nelle carceri''. Poco importa se poi c'è un solo partito e e in carcere ci vanno gli oppositori. La famiglia cristiana è salva. 
In questa colossale marchetta pubblicitaria, stonano un po' le immagini della devastazione di Roma da parte dei pellegrini, che hanno lasciato le strade peggio che dopo un corteo di black-bloc, senza contare gli svariati milioni di euro che graveranno sulla fiscalità dei residenti della Capitale. 
E stona ancora di più la notizia che, alla faccia della crisi e dell'austerità predicata da Bergoglio, l'ex segretario di Stato vaticano, l'ortodosso Tarcisio Bertone, andrà a vivere in un attivo di 350 metri quadrati. L'arcivescovo, noto omofobo e difensore dei preti pedofili, si è difeso sostenendo che l'appartamento lui lo ha ristrutturato a sue spese. 
Ecco, ricordatevelo quando farete la dichiarazione dei redditi. L'otto per mille, che all'80% copre il sostentamento del clero e non viene destinato in beneficenza, serve anche a pagare questi lussi.


martedì 1 aprile 2014

Lotta all'evasione, quella che neanche Renzi farà mai

Uno dei presunti geni dell'economia italiana, fra quelli che hanno provocato i guai peggiori, lo definiva un ''vampiro succhiasangue" e nell'immaginario collettivo della gente, che per ignoranza o pigrizia si beve più o meno di tutto, è rimasto quello che aumentava le tasse e metteva le mani nelle tasche degli italiani. In realtà, l'ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, grazie alla sua riforma fiscale, è stato l'unico Ministro della storia repubblicana che i soldi nelle tasche di coloro che pagano le tasse ce li ha rimessi, introducendo il modello di dichiarazione Unico che ha consentito a coloro che a fine anno andavano in credito con il fisco di riottenere subito il dovuto in busta paga.
Nonostante la sua antipatia di fondo, Visco è stata una delle menti migliori della sinistra al governo in questi anni (che poi, ve lo condedo, non ci voleva molto). E in una bellissima intervista al Fatto Quotidiano nei giorni scorsi ci ha raccontato per l'ennesima volta che la vera differenza, il vero divario, lo stacco incolmabile in Italia non è tra poveri e ricchi, ma tra chi paga le tasse e chi le evade.

giovedì 27 marzo 2014

Bagnasco e i libretti del diavolo, ennesimo attacco alla scuola pubblica

Forse gli opuscoli di "Educare alla diversità" che dovrebbero essere distribuiti nelle scuole italiane non saranno il massimo dell'efficacia, ma certo che definirli "libri del diavolo" e chiederne il loro ritiro perché attentano alla famiglia è solo l'ennesima dimostrazione del peso opprimente che ha ancora la Chiesa Cattolica sulla arretratissima società italiana. 
Il presidente della Cei Angelo Bagnasco, che nel gioco delle parti con il Papa pampero fa quella del poliziotto cattivo, ha scritto un delirante pezzo per il quotidiano Avvenire (il giornale italiano che riceve la fetta più grossa dei contributi pubblici all'editoria) per sostenere - senza che nessuno gli abbia riso in faccia - che la scuola pubblica sta diventando "un immenso campo di rieducazione" perché quei libretti “instillano preconcetti contro la famiglia e la fede religiosa”. 

giovedì 20 marzo 2014

Magie del Pd, come incartarsi con gli F-35 e fare la solita figura meschina

L'autonomia limitata dei Ministri di questo governo alle volte raggiunge vette imbarazzanti. Prendiamo ad esempio il tormentone degli F-35, che tutti vorrebbero abolire, dimezzare, ridurre, ma che poi nessuno tocca per paura che il Quirinale prenda d'aceto. Ci sono cascati anche la nuova ministra della Difesa, la ex veltroniana, ex franceschiniana e ora finalmente al potere con Matteo Renzi, Roberta Pinotti, la quale - subendo il fascino delle telecamere - prima ha parlato di ridimensionamento del programma e poi, di fronte ai prevedibili titoli di giornale ha innestato una rapidissima marcia indietro nel giro di meno di 48 ore, giurando che lei mai e poi mai aveva parlato di sforbiciate agli acquisti degli aeroplani bidone che gli Stati Uniti vogliono a tutti i costi venderci. 
Poi arriva il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, il ciellino Maurizio Lupi, che nell'ennesima intervista radiofonica sostiene che del taglio agli F-35 si era parlato al momento della formazione del nuovo governo insieme al premier Fonzie e al ministro Angelino Alfano (che ha immediatamente smentito).

martedì 18 marzo 2014

Il lavoro nell'era di Fonzie: la Coop sei tu, chi può fregarti di più?

Gli occupati sono per l'80% donne precarie, malpagate, costrette a organizzare la loro vita attorno alle esigenze del supermercato, ad andare in bagno a comando, a sorridere in modo adeguato ai clienti per avere qualche mancia (leggi contratto integrativo).  C'è gente che in 12 anni ha collezionato 27 contratti diversi per poi essere trasferito a 100 chilometri da casa e poi, reparti punitivi, licenziamenti di persone dopo cinque o sei anni di contratto, precettazione dei dipendenti in sciopero, antisindacalismo stile anni settanta, con delegati sindacali trasferiti o demansionati, fino alla schedatura fotografica per chi aderisce a iniziative di sciopero.
Non è il Bangladesh, nè il Pakistan, nè la Cina: è il magico mondo delle Coop, quelle rosse, quelle legate ai rottami del Pci e a quel che resta della Cgil, quelle da cui proviene il nuovo ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, quelle che meglio di tutti incarnano il renzismo (ovvero la destra liberista che si traveste da riformatrice progressista).

giovedì 13 marzo 2014

Renzie le spara grosse e taglia luce e acqua ai senza casa

La conferenza stampa di ieri sera fatta da Matteo Renzi dopo un Consiglio dei Ministri durante il quale - non ci crederete mai - non è stato fatto nulla, ha raggiunto vette di comicità esilaranti. Dalle slide con la boccia e il pesce rosso e il carrello della spesa che mostrava il marchio di una nota catena di supermercati, all'eloquio del premier, che fa simpatia come il celebre dito nel culo, è stata una girandola di mani del gioco delle tre carte. Ottanta euro in busta in più a chi ne guadagna meno di 1.500 non sarebbero neanche malaccio, se questo governo indicasse come intende recuperare i 10 miliardi che servono. Nessuno lo sa.
In questi giorni qualcuno ha fatto trapelare la notizia - che hanno scritto tutti - che Renzi avrebbe tagliato (qual­cuno aveva detto dimez­za­to) gli F35 per finan­ziare la ridu­zione delle tasse ai lavo­ra­tori e avrebbe ridotto di 1,5 miliardi l'anno l'abnorme cifra delle spese mili­tari di questo paese da operetta. Il Fonzie di Ponte Vecchio, poco più di un anno fa, aveva scritto un tweet pacifista definendo "buttati" i soldi per i cacciabombardieri che si cappottano in parcheggio, mentre i soliti "ambienti governativi" - forse i bagni della Camera - hanno addirittura parlato di contatti con il Dipartimento di Stato americano e di un Barack Obama comprensivio di fronte al dietrofront del governo italiano e qualche ottimista di lotta e di governo aveva anche ipotizzato la cessione di una portaerei.
Tutte balle, ovviamente. Le missioni militari rimangono quelle, la portaerei Cavour continua nel suo giro del mondo facendo pubblicità a prodotti italiani a spese dei contribuenti (meglio così, perché quando la Marina militare italiana entra in fase operativa poi finisce come nel Kerala) e i novanta F35 che ci hanno affibbiato come si vendono le pentole saremo costretti a comprarli tutti.
Scommettiamo che i tagli riguarderanno anche stavolta pensioni e sanità?
L'orientamento politico di questo governo, daltronde, è emerso anche da quell'altra buffonata che è il piano casa, scritto dal ministro Maurizio Lupi, di recente indagato per abuso d'ufficio. Ma si sa, ce lo ha detto senza provare neanche un briciolo di vergogna Maria Elena Boschi, questo governo gli indagati se li tiene stretti. Il progetto dice di muovere 1,7 miliardi ma è in realtà a costo zero. Il governo pensa ad abbassare le tasse per chi decide di affittare a canone concordato con la cedolare secca, parla di generici finanziamenti per la ristrutturazione della case popolari, per le quali è prevista però la vendita (il riscatto da parte degli inquilini, per quanto a un prezzo agevolato, è difficile di questi tempi soprattutto nelle grandi città, dove ormai le case ex Iacp costano come abitazioni di lusso). La prima unica e vera risposta ai senza casa qual è? La decisione di inasprire la lotta all'occupazione di edifici pubblici, non consentendo gli allacci ad acqua e elettricità a chi non ha titolo per abitare l'appartamento. 
Giuste o sbagliate che siano, le occupazioni hanno fin qui fornito riparo a parecchie migliaia di persone in tutta Italia, gente che è andata ad abitare dentro palazzi abbandonati da decenni e lasciati nel degrado. Da domani senza acqua, nè luce.
E' il governo del fare.

martedì 11 marzo 2014

Il patto di ferro con Berlusconi, l'unico scopo di Renzi al governo

I sostenitori di Matteo Renzi sono tanti ed è anche facilmente comprensibile. Un po' sono persone di sinistra, che dopo averle provate tutte hanno deciso di dare fiducia anche al brufoloso sindaco di Firenze, che per adesso non ha vinto niente ma è lo stesso al governo (nella pura tradizione degli ex comunisti come Massimo D'Alema). Un po' sono i soliti italiani, disinformati e acritici, che si bevono qualunque fesseria pronunciata in tv nei salotti rassicuranti dei conduttori milionari della Rai, come Fabio Fazio, dal quale si può promettere di tutto tanto non c'è il rischio di essere smentiti o perlomeno incalzati da qualche domanda. I Ministri e i membri della direzione del partito? Tutti su twitter, fra hashtag idioti come #cambiaverso o #lavoltabuona, a commentare il nulla, perché fa gggiovane e il governo Renzi, si sa, è il governo dei gggiovani.
L'unico motivo per cui il segretario del Pd è a Palazzo Chigi è perché lo vuole Silvio Berlusconi. Infatti, il più grande partito della sinistra (!) italiana è disposto a passare sopra ogni sua proposta pur di mantenere l'accordo con il grande pregiudicato. E così, no alle quote rosa, no alla legge sul conflitto di interessi, okay alle candidature multiple, tutte cose che il povero Pippo Civati ricorda che il Pd aveva promesso di NON fare. Ieri in tv è apparso un avvocaticchio del Pdl, tale Francesco Paolo Sisto, che privo di ogni senso del pudore per la sua appartenenza a Forza Italia, un partito rifondato da un delinquente condannato in via definitiva, ha detto che la parità di genere per legge sarebbe stata un vulnus per la Costituzione. Incredibile: di fronte a un Parlamento pieno di inquisiti, condannati e rinviati a giudizio anche per reati gravi e a un governo che annovera anche diversi indagati fra i suoi sottosegretari, il vulnus per la Costituzione sarebbero le "quote rosa". Per fortuna, Sisto se lo fa uscire di bocca che tutta questa girandola di posizioni da parte del Pd serve solo a mantenere saldo l'accordo con Berlusconi.
In attesa del jobs-act, scritto magari sotto dettatura del presidente della Confindustria e per un nuovissimo miracolo italiano.

giovedì 6 marzo 2014

Renzi e i piccoli Balilla: grottesco coro per il Presidente sulle macerie della scuola pubblica

L'idea di Matteo Renzi di visitare ogni mercoledì una scuola italiana è la tipica buffonata in stile politico italiano, che nel suo caso, non essendo neanche stato legittimato da un voto, assume tinte grottesche. A che titolo si presenta Renzi davanti ai bambini? Come l'uomo della provvidenza? Come uno che ha pugnalato alla schiena un compagno di partito per occupare un posto che non ha conquistato? Come esempio vivente dell'antica massima italica secondo la quale fregare gli altri è sempre e comunque la strada più veloce per il successo?
"Su le mani, giù le mani, chi ha Facebook? Chi ha WhatsApp? Chi è iscritto a Twitter?", cinguettava il Renzi, probabilmente nella sua veste di vecchio capo scout, dimenticandosi di chiedere quanti fossero gli utenti di YouPorn. Un vincente. Al punto che i professori della scuola di Siracusa dove il nostro capo del governo formato Mister Bean è andato in visita, hanno pensato bene di scrivere una bella filastrocca da far recitare ai ragazzi. 

martedì 4 marzo 2014

L'Oscar a Sorrentino: quanto ci piace vincere facile

L'Oscar a Paolo Sorrentino è stato salutato dal consueto coro di gente abituata di mestiere a salire sul carro del vincitore. Particolarmente patetica l'esultanza del neo ministro della Cultura, Dario Franceschini, e davvero ridicoli i titoli di alcuni giornali di destra, convinti che il peggior nemico di Sorrentino sia la sinistra radical-chic, orrido mostro a più teste evocato ogni volta che i trinariciuti sono costretti a parlare di cultura, che notoriamente non frequentano, non perché sono degli ignoranti cresciuti a pane e intrattenimento Mediaset, ma perché "c'è l'egemonia della sinistra".
Ora a parte il fatto che il film a mio giudizio era davvero una palla insopportabile, oltre che una terribile pippa intellettuale senza alcun significato, devo dire che la vittoria agli Oscar è stata davvero facile facile. In concorso con "La grande bellezza" c'erano infatti, udite udite, un film palestinese che non sarebbe mai stato scelto dagli americani notoriamente filoisraeliani, un film danese che parla di due genitori impegnati per salvare una figlia malata (una delle trame più sfruttate del cinema in genere) e - capolavoro finale - un documentario cambogiano sui Khmer Rossi. 
Chi volevate che premiassero i nostri amici cow-boy se non la rappresentazione a loro uso e consumo della solita italietta di arruffoni, ladri e spaghetti e mandolino? Sorrentino ha vinto da solo. E ha ringraziato Maradona, Scorsese e i Talking Heads (poveretti), invece di ringraziare Silvio, che il film lo ha prodotto con i suoi soldi. 
Ingrato.

venerdì 28 febbraio 2014

Governicchio Renzi: l'uomo della Nato e la scout pacifista per garantire gli F-35

Il governicchio del rottamatore non ha proprio potuto evitare di nominare un garante degli accordi, politici ed economici, firmati dall'Italia nei confronti degli Usa, dalle sanguinose e costosissime guerre scatenate in giro per il mondo dallo Zio Sam ai mitici F-35, anche loro costosissimi e pare anche poco funzionali. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con la delega ai servizi segreti sarà ancora Marco Minniti, ex consulente di Massimo D'Alema, il cui ruolo di lobbysta per conto di Washington è emerso dai cablo diplomatici svelati da WikiLeaks, dei quali mi sono occupato su questo blog in un post di poco meno di un anno fa. L'accordo per il quale abbiamo già speso 3,4 miliardi di euro – e altri 10 dovremo sborsarne – per macchine da guerra che sarebbero incostituzionali a prescindere, porta infatti la sua firma ed è garantito anche da un'altra figura del governo Renzi, la ministra della Difesa, Roberta Pinotti, che è una delle più accanite sostenitrici del programma, malgardo un passato di scout pacifista (vatti a fidare degli scout). 
Il perché naturalmente è legato ai soldi: lei è di La Spezia e in Liguria si trova la maggioranza del comparto industriale bellico del nostro paese.
E in culo ai pacifisti.


mercoledì 26 febbraio 2014

La Ministra del Lavoro che delocalizza in Romania

Chissà cosa racconterà ai dipendenti di tutte le aziende che hanno in corso vertenze sindacali a causa della progressiva delocalizzazione del lavoro. Perché la nuova ministra Federica Guidi, figlia di un ex presidente della Confindustria, è una maestra del settore. L'azienda di famiglia Ducati Energia, infatti, ha registrato un fatturato record nel 2012, ma non ha pagato alcun premio ai lavoratori. Il contratto aziendale è fermo dal 2007 e la società produce condensatori, generatori e motori elettrici negli stabilimenti in Croazia, Romania, India e Argentina, limitando alla sede di Bologna solo lo sviluppo di prototipi, la progettazione e la direzione dell’attività. Il babbo della Ministra ha già annunciato prossime aperture di stabilimenti in Cina e Russia, tanto perché poi non si dica che ce l'hanno su con i comunisti. Naturalmente vivono anche loro di commesse pubbliche, con forniture per Poste italiane ed Enel.
Chissà, dicevo, cosa racconterà questa campionessa ai licenziati dell'Electrolux, tanto per fare l'ultimo esempio. 

lunedì 24 febbraio 2014

L'Italietta del neo premier: ora e sempre, "viva il parroco"

Altro che rinnovamento. L'Italietta del neo presidente del Consiglio Matteo Renzi assomiglia al piccolo mondo antico di una volta, con grande attenzione per militari, preti e autorità in generale. Ieri, ci ha informato con dovizia di particolari la stampa del nuovo regime, l'ometto forte della politica italiana era a casa sua a Pontassieve dove insieme alla famiglia si è fatto ovviamente vedere a messa, anche se le cronache riferiscono che è entrato in chiesa una decina di minuti dopo l'inizio della funzione, che non è bello. "Erano tutti lì ad aspettarlo sul sagrato", scrive estastico il Corriere della Sera, rendendo noto che il passo del Vangelo scelto dal parroco era "secondo Matteo" ed era quello in cui si invitano i cristiani a porgere l'altra guancia e ad amare i propri nemici. Chissà che intendeva dire il prete, però, perché finora Matteo di schiaffi ne ha dati molto di più di quanti ne abbia presi. Alla faccia dell'altra guancia. 
L'importante è comunque rassicurare l'opinione pubblica che Renzi va a messa la domenica, fa la comunione (sul Corriere campeggiava una enorme foto del premier che riceve l'ostia) e come primo atto della sua presidenza ha telefonato ai marò italiani processati per omicidio in India. 
Il governo del fare (cose di cui non frega una mazza a nessuno). 

venerdì 21 febbraio 2014

Il governo delle lobby e della giustizia che piace a Silvio

Ci ha messo tre ore ma alla fine è riuscito a farsi dettare la lista dei Ministri da Giorgio Napolitano. Il nuovo governo di Matteo Renzi è un capolavoro di spartizione di caselle, con una particolare attenzione alle lobby che già compiono disastri e a una possibile riforma della giustizia che piaccia anche al convitato di pietra, Silvio Berlusconi
Al dicastero di via Arenula andrà infatti Andrea Orlando, giovane ex comunista, pessimo ministro dell'Ambiente con Enrico Letta, che qualche anno fa scrisse un bell'articolo per Il Foglio di Giuliano Ferrara con le sue proposte per una riforma condivisa con il centrodestra, a cominciare dal "processo breve" e dalla separazione delle carriere per i magistrati, due temi molto cari al pregiudicato di Arcore. 
Dopo un lunghissimo braccio di ferro, all'Economia andrà un tecnico, Pier Carlo Padoan, che è tecnico nel senso che ha lavorato per il Fondo Monetario Internazionale, la Banca centrale europea e la Banca Mondiale, tutte istituzioni notoriamente interessate al bene della gente comune. Non solo, il "tecnico" è stato direttore di Italiani Europei, la fondazione di Massimo D'Alema, tanto per non dimenticare la minoranza del PD. 
Poi arrivano quelli che si spartiranno i soldi. 
Allo Sviluppo economico ci hanno messo direttamente la Confindustria, con Federica Guidi, imprenditrice ex leader dei giovani industriali, Comunione e Liberazione può dormire sonni tranquilli, grazie alla conferma di Maurizio Lupi ai Trasporti, mentre anche le coop possono contare su nuovi favolosi appoggi, grazie alla nomina di Giuliano Poletti, presidente di Lega Coop, al ministero del Lavoro. Ah, dimenticavo. Delle sette donne nominate per darsi un tono, ça va sans dire, tre hanno i Ministeri senza portafoglio. 
E ora via, verso nuove avventure e la prossima carrettata di nomine per i sottosegretari, dove tutti gli esclusi avranno la loro fetta di torta.  

giovedì 20 febbraio 2014

Fine della sinistra, il nuovo governo di Renzi e Berlusconi chiude il cerchio

Ieri sono rimasto molto stupito dalle reazioni della gente comune simpatizzante del Pd, quella che si è fatta fregare per molto tempo votando tutti gli obbrobri partoriti dalle peggiori menti della sinistra italiana, di fronte alla performance di Beppe Grillo nello streaming con un suonatissimo Matteo Renzi. Persone che si sono fatte convincere da gente come D'Alema, o Veltroni, o Franceschini, sostenitori di un partito a cui si deve il continuo salvataggio del pregiudicato più celebre d'Italia, ora si arrovellano sulla forma, su come il leader del Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto ascoltare le magnifiche proposte del nuovo unto del Signore, che statene certi salverà questo povero paese, sul fatto che - signora mia - l'educazione prima di tutto. 
Per non parlare dei nuovi intellettuali organici del Partito - quattro o cinque sedicenti blogger a caccia di incarichi in direzione - che twittano indignati perché Grillo ha detto "non sono democratico, non ti faccio parlare", oppure "siamo conservatori perché non vogliamo privatizzare l'acqua" confermando che sì, sono così fessi che tocca spiegare loro anche le battute. 

martedì 18 febbraio 2014

Un governo in Barca e il triste ruolo di vassallaggio della stampa italiana

I principali giornali italiani hanno dimezzato le copie negli ultimi anni, ma i loro direttori sono rimasti in sella al massimo scambiandosi la poltroncina. Dallo scoop di Alan Friedman sulla fine del governo Berlusconi alla telefonata-scherzo della  Zanzara a Fabrizio Barca, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti anche perché. 
Sarà stucchevole ripeterlo, ma in un "paese normale" le dichiarazioni dell'economista ex Pci, pressato dall'editore Carlo De Benedetti affinché accettasse il posto di Ministro dell'Economia offerto da Fonzie-Renzi, avrebbero provocato un corto circuito immediato, con sciopero dei giornalisti della testata e immediato stop a tutte le manovre di palazzo che sta mettendo in scena in queste ore il sindaco di Firenze. 
Invece, Repubblica, Corriere della Sera e La Stampa, che ormai scrivono per i loro padroni e referenti politici e basta, continuano anche oggi a incensare l'iperattivismo peraltro già in affanno di Turbo Renzi e il suo grande profilo di neo statista. 
Restano come un macigno, ma che non sembra interessare nessuno, le parole di Barca sul rottamatore toscano. "E' una cosa dove non c'è un'idea, c'è un livello di avventurismo. Non essendoci un'idea, siamo agli slogan. Questo mi rattrista, sto male, sono preoccupatissimo perché vedo uno sfacimento veramente impressionante". Quanto a De Benedetti, che nel 2011 tirava la volta al sobrio Mario Monti con paginate agiografiche di Repubblica come se piovesse, Barca non va neanche qui per il sottile: "Lui non si rende conto che io più vedo un imprenditore dietro un'operazione politica, più ho conferma di tutte le mie preoccupazioni. Si fa sentire, con un forcing diretto di sms, attraverso un suo giornalista... Questi sono i metodi". 
Complimenti a tutti. 

lunedì 17 febbraio 2014

Lunga vita a Renzi: durerà finché farà comodo a Silvio

Una riforma al mese, energia e passione, fisco, lavoro e, naturalmente, riforma della legge elettorale. Sono gli slogan del neo presidente del Consiglio, Matteo "Fonzie" Renzi, e - i più smaliziati di voi ne converranno - assomigliano esattamente alla stesse cazzate pronunciate prima di lui da tutti gli altri. Il più abile venditore di fumo della politica italiana (non perché gli altri siano migliori di lui, semplicemente non hanno la stessa classe quando bluffano o molto più prosaicamente mentono) si appresta a fare le sue consultazioni in vista della presentazione del nuovo governo. Il turbo lo ha già dovuto spegnere e prendersi qualche giorno in più, perchè gli amici della compagnia che dovrebbe sostenerlo (statisti illuminati del calibro di Roberto Formigoni e Angelino Alfano) stanno giustamente alzando il prezzo.
Malgrado il nuovo che avanza, i riti sono quelli stantii di sempre: parte il suq arabo stile venditore di tappeti, dove vengono soppesati i Ministeri a seconda della loro importanza e il sindaco di Firenze ha già capito che di testa sua potrà fare ben poco. Il suo sfoggio di "energia", infatti, non sembra aver fatto i conti con la maggioranza che sosterrebbe questo suo azzardo, la stessa che c'era prima, con un centrodestra solo apparentemente spaccato, pronto a tornare sotto l'ombrello di Forza Italia casomai si andasse rapidamente alle elezioni.
Renzi, è chiaro, durerà fino a che fa comodo a Silvio Berlusconi. A dimostrarlo sono le dichiarazioni d'amore nei confronti del leader del Pd, pronunciate da alcuni dei berluscones più accaniti, come Ferrara, Capezzone, Minzolini e la Gelmini. Senza contare la corrispondenza di amorosi sensi che c'è tra Fonzie e Denis Verdini, un simpaticone dalla carriera illuminante
Che può fare di utile Renzi per il pregiudicato di Arcore? Due cose soprattutto: la riforma del mercato del lavoro come piace alla Confindustria (magari facendo entrare al governo Pietro Ichino) e quella della giustizia come piace a Silvio, con la separazione delle carriere dei magistrati e qualche altro artificio in grado di far evitare il carcere ai colletti bianchi.
Poi verrà licenziato come una cameriera a ore. Senza manco il preavviso, come hanno fatto con Letta.

venerdì 14 febbraio 2014

Arriva il terzo governo del nulla nell'Italia della democrazia presunta

Quello di Matteo Renzi sarà il terzo governo di fila ad andare al potere senza alcuna legittimazione politica o popolare. I sostenitori del Fonzie toscano continuano a ripetere come un mantra che la legittimazione del loro candidato viene dalle primarie del Pd e danno cifre a casaccio per sottolineare come a favore del campione della "Ruota della fortuna" si siano espressi "più di tre milioni" di persone, come andava ancora ripetendo ieri sera a Servizio Pubblico una delle quarantenni emergenti del partito. 
In realtà, come si legge dalle cifre fornite da loro stessi, a votare alle primarie sono andati poco più di 2,8 milioni di persone (molte meno che in passato)  e il neo golpista ha avuto 1 milione e ottocentomila preferenze.  Tante, sicuro, ma sostenere che queste siano cifre che legittimano la salita al potere di uno che finora ha gestito, anche male, una città grande come un paio di quartieri di Roma, non solo è offensivo nei confronti di qualsiasi regola democratica, ma è anche uno schiaffo in faccia al comune cittadino, quello il cui voto non conta ormai più da tempo.
L'assurdo è che potremmo finire per ricordare Silvio Berlusconi come l'ultimo leader democratico del paese. Dopo, sotto la regia dell'ormai rottamabile Presidente della Repubblica, si sono avvicendati un robot costruito dai banchieri, il nipote di un uomo potente che ha sponsorizzato il suo nome (per il quale, sia chiaro, non si sarà alcun rimpianto) e ora la versione stile Maria De Filippi dell'ex premier britannico Tony Blair, l'uomo che ha fatto a pezzi il partito laburista inglese, è stato costretto alle dimissioni anticipate dalle innumerevoli bugie pronunciate sulle guerre fatte insieme agli americani e adesso non può presentarsi in pubblico in tutto il Regno Unito senza essere vittima di pesanti contestazioni.
Renzi ci tiene molto a essere paragonato a lui. E' probabile che farà la stessa fine.

mercoledì 12 febbraio 2014

La D'Alemata del secolo (nuovo)

L'appuntamento è per domani alle 15 in direzione Pd. I bene informati dicono che sarà lì il duello finale che porterà Matteo Renzi a Palazzo Chigi al posto dello spento Enrico Letta. Già si fanno i nomi dei futuri Ministri (e sono da brividi)  per quella che si preannuncia come la D'Alemata del secolo. Alla fine di quello passato, infatti, un altro segretario del fu Partito Comunista diventò capo del governo grazie a una strana congiura di palazzo contro Romano Prodi, guidata da un personaggio controverso come Francesco Cossiga, che approfittò del mancato appoggio di Rifondazione al governo per far mettere le mani su qualche poltrona a qualche ex democristiano della parrocchietta. 
In barba a qualunque dignità democratica, D'Alema accettò e fu la sua fine. Durante la sua permanenza a Palazzo Chigi, la sua popolarità scese così in basso che nel 1999, tanto per fare un esempio, il Pds perse perfino il sindaco di Bologna (!) e alle regionali del 2000 la debacle fu totale, con il centrosinistra che perse Liguria, Lazio e Abruzzo.

mercoledì 5 febbraio 2014

Il nuovo corso di papa Francesco? Sui preti pedofili sono ancora tutti ratzingeriani

Il nuovo corso di papa Francesco che tanto appassiona i nostri intellettuali di diversa bandiera è molto al di là da venire, ammesso che il buon Bergoglio non sia come vuole la tradizione gesuita, un abile imbonitore fedele alla linea. Un bell'esempio è venuto oggi dal rapporto della Commissione Onu che si occupa dei diritti dell'infanzia, nel quale si accusa la Santa Sede di aver permesso ai suoi preti di abusare sessualmente di decine di migliaia di bambini e ragazzi e si chiede “l’immediata rimozione” dei responsabili di quegli atti, che dovrebbero essere “consegnati” alle autorità civili, oltre all’apertura degli archivi sui pedofili e sugli uomini di chiesa che hanno coperto i loro crimini. 
Niente di nuovo, si dirà. Il fatto che la Chiesa abbia coperto per anni simili sconcezze, sottraendo a pesanti pene carcerarie personaggi che definire mostri è anche un eufemismo, era noto da tempo. Il problema è casomai accettarlo, estirpare le mele marce e magari, con tutti i soldi che si hanno a disposizione, pagare anche i danni alle vittime.
Uno pensa, mo' c'è papa Francesco, vedrai che gli fa ai preti pedofili. 
E invece dal Vaticano arriva una risposta stupefacente. Siccome le Nazioni Unite hanno contestato al Papa una violazione della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia, la Santa Sede ha risposto in un comunicato che quello dell'Onu è "un tentativo di interferire nell'insegnamento della Chiesa Cattolica". 
Davvero, hanno scritto questo. Direi che ogni ulteriore commento su quali siano gli insegnamenti della Chiesa Cattolica diventa superfluo.

lunedì 3 febbraio 2014

Il blog di Grillo, l'utile diversivo per lettiani e renziani

Non so se tutti i post (non i commenti) che compaiono sul blog di Beppe Grillo siano visionati o meno dal comico genovese, ma di certo alcuni di questi sono stati un utilissimo diversivo per il governo, per i partiti e per gli astri nascenti giovani ma già invecchiatissimi del caravanserraglio della politica italiana. Certe uscite sui giornalisti, per esempio, sono servite solo a concedere cinque minuti di popolarità ad emeriti carneadi,  tuttologi della domenica, o tromboni rintronati come Alberoni, per quanto molto ben pagati. E l'ultima su Laura Boldrini è stata davvero una sciocchezza imperdonabile. 
Ora sono tutti felici e contenti di poter gridare al "fascismo", allo "squadrismo", al "potenziale stupratore", al "pestaggio mediatico" e via così, con tutte quelle facce sdegnate per le quali si sono allenati allo specchio quasi tutte le sere. 
I cattivi grillini ostacolano la democrazia. Poffarbacco. 
Fra un'indignazione e l'altra, intanto, la Ue ci ricorda che tipo di democrazia è la nostra: la corruzione qui da noi vale 60 miliardi di euro l'anno, pari al 4% del pil e alla metà dell'intero valore della corruzione nei 28 paesi membri dell'Unione. Non solo, ma la Commissione ricorda le leggi "ad personam" che hanno favorito i politici nei processi giudiziari contro di loro e l'indegno sistema del finanziamento ai partiti. 
Che pacchia il blog di Grillo per una mummia come Enrico Letta, attualmente in tour con il cappello in mano nei paesi arabi. Un paio di cazzate e... puf! Si dimenticano tutta la sua inadeguatezza, i suoi clamorosi insuccessi e i suoi conflitti di interessi, visto che lì ce lo hanno messo lo zio e il Pregiudicato d'Italia.

giovedì 30 gennaio 2014

Tagliola e popolo bue, in morte della democrazia parlamentare

Il sindaco di una piccola città (poco più di 300 mila abitanti, quanto un paio di circoscrizioni di Roma) privo di qualsiasi legittimazione parlamentare e un pregiudicato quasi ottantenne, che dal Parlamento è stato espulso, si parlano al telefono per decidere la futura porcata elettorale, cercando di salvare un po' tutti, da Alfano alla Lega. Fuori dal Parlamento c'è anche il leader del principale partito di opposizione e il Presidente del Consiglio è ormai il protagonista di film muti e quando parla, purtroppo, è anche peggio. 
Il governo assiste impotente a casi di autentica distruzione del tessuto imprenditoriale italiano, dalla morte della Fiat alla Electrolux, dopo che molti degli esponenti che ora appoggiano Renzi (per esempio Fassino) si sono spellati le mani in passato per Marchionne e dopo che i suoi consulenti con il bottino alle Cayman giudicano "razionale" la proposta di pagare qui i salari che ci sono in Polonia. 
Alla Camera, la presidente che difende i diritti umani utilizza per la prima volta nella storia la "tagliola" per limitare il dibattito e far passare in tempo l'ultimo dei mille decreti-frankenstein varati dall'esecutivo fantasma, quello che mischia la sospensione della seconda rata dell'Imu (che prima o poi finiremo per pagare lo stesso) e la privatizzazione di Bankitalia (l'ennesimo regalo agli istituti di credito che detengono le quote di via Nazionale che andranno a essere rivalutate, con per giunta un aggravio per le finanze pubbliche).
Lo stato della democrazia, oggi.
Altro che impeachment per Napolitano.

mercoledì 29 gennaio 2014

Il lavoro al tempo dei renziani (2): il finanziere Serra e le proposte "razionali"

Piano piano il nuovo che avanza a sinistra comincia a mostrare la vera faccia del progetto. Far passare come progressiste le tipiche scelte del vecchio capitalismo delle ferriere, dove il padrone disponeva di vita e di morte e il salario era una concessione che poteva essere aggiunta o levata a seconda di come girava il vento. Uno dei consiglieri di Matteo Renzi è un tipico prodotto di questa schiatta: il finanziere Davide Serra, che dopo una veloce carriera da analista Morgan Stanley (sì, proprio la banca d'affari americana a cui lo Stato italiano ha regalato un sacco di soldi) è diventato fondatore e partner del fondo di investimento Algebris che gestisce 1,4 miliardi di euro. Ovvero è uno di quei signori che sfruttando la progressiva privatizzazione dei fondi previdenziali e assicurativi, ovvero dei soldi dei lavoratori, specula sui mercati provocando spesso crisi finanziarie e tempeste su monete e titoli di Stato. Pierluigi Bersani, beccandosi una querela, lo definì "il bandito delle Cayman", perché la sua società si appoggia a una struttura presente nel paradiso fiscale. 
Sia come sia, questo bravo ometto della schiera renziana (uno dei cervelli fuggiti all'estero che saremmo grati ci restassero), ha utilizzato Twitter per far capire a tutti che aria tira, definendo ''razionale'' la proposta dell'Electrolux, che per salvare la fabbrica sostiene che bisogna tagliare del 50% i salari. 
Serra ha studiato ed è uno che la sa lunga. Quando vuole fare quello di "sinistra" (tanto gli italiani si sono bevuti che era di sinistra anche gente come Veltroni o D'Alema, quindi il gioco è facile facile) sostiene che "la ricchezza è in capo ai privati, il debito è pubblico. Quindi lo Stato dovrebbe tagliare la spesa pubblica inefficiente e abbassare le tasse, togliendo le risorse all’apparato burocratico e rimettendole in circolazione per imprese e lavoratori". Che è come dire di voler bene a mamma e papà. 
Non si capisce però qual è la società che immagina questo genio dell'economia, in attesa che un governo o l'altro si decida a ridurre il costo del lavoro. Se la ricchezza è in mano ai privati è perché in questo paese ai privati è stato concesso tutto. Basta vedere chi sono i manager delle principali aziende italiane, gente che butta i soldi nelle squadre di calcio e mille altri rivoli, che porta i capitali all'estero, che investe nei fondi speculativi per la gioia di tutti i Davide Serra, che mantiene mogli, amanti e subamanti, e che, soprattutto, finanzia i politici. 
A ottocento euro al mese si può mantenere una famiglia? Ovviamente no. Si possono far crescere i consumi? Ovviamente no. Ma alla gente come Serra questo non interessa, perché non produce nulla. Specula sulle ceneri dello Stato sociale che ha contribuito ad abbattere. Ed è perfino di sinistra.

lunedì 27 gennaio 2014

Famiglie e persone sempre più povere, il grande successo dell'economia di mercato

L'Italia capitalista si avvicina sempre di più al suo modello di riferimento, quello degli Stati Uniti e delle loro mostruose diseguaglianze. Nel 2012, il 10% delle famiglie italiane più ricche possiede il 46,6% della ricchezza netta totale (45,7% nel 2010) e la quota di famiglie con ricchezza "negativa" è invece aumentata al 4,1% dal 2,8% del 2010.La povertà quasi assoluta è aumentata di circa 2 punti percentuali passando dal 14 al 16% e la soglia di povertà individuale è scesa nel 2012 a 7.678 euro netti all'anno (da 8.260 euro del 2010), 15.356 euro netti annui in caso di una famiglia di tre persone. In due anni si è assistito a un calo del reddito familiare del 7,3% in termini nominali e della ricchezza media del 6,9 per cento.
A rivelarlo non è il solito studio di impostazione marxista o qualche compagno rimasto a combattere come gli ultimi giapponesi, ma niente di meno che uno studio della Banca d'Italia, santuario del mercato e della finanza. 
Sono dati veramente interessanti per un paese dove ormai la totalità dei politicanti blatera di valori della famiglia e di legge del mercato, come se quest'ultima fosse un dogma uguale a quelli religiosi. Certificano un fallimento o sono quello che ci si aspettava che fossero?