venerdì 29 novembre 2013

Berlusconi, la magistratura politicizzata è quella che ancora non lo arresta

Di una cosa bisogna dare atto al decaduto Silvio B.: in Italia la magistratura è davvero politicizzata. Non si potrebbe altrimenti spiegare il fatto che, dopo quattro mesi da una condanna definitiva al carcere, nessun  magistrato abbia ancora spiccato un mandato di cattura. Sappiamo benissimo tutti che una cosa del genere non sarebbe possibile in nessun altro paese del mondo e per (quasi) nessun altro cittadino italiano. Da noi i magistrati rispondono spesso a logiche politiche, le solite, quelle della repressione nei confronti di chi non ha voce e della pretesa di non dover rispettare le leggi di pochi e inguardabili mandarini. 
Che cosa aspettano le Procure? Il decaduto non può non finire in galera, malgrado i suoi quasi ottant'anni, visto che ormai sta inanellando un processo dopo l'altro e una sentenza dopo l'altra, che annulleranno anche i benefici della legge da lui stesso approvata per salvare l'amico Cesare Previti, che almeno un paio di giorni a Rebibbia se li è fatti ed è poi rimasto a lungo ai domiciliari. 
Sia chiaro che io non ho alcuna particolare fede in quella che un tempo, con un termine che ammetto io stesso è ormai un po' obsoleto, sarebbe stata definita "legge borghese". Ma come si fanno a giustificare le botte, gli arresti sommari, i morti ammazzati perché pescati a farsi una canna, le leggi sulla recidiva approvate dagli stessi politici truffatori che conosciamo benissimo e che hanno inchiodato a lunghissimi periodi di carcere una marea di piccolissimi delinquenti, se poi alla prima occasione in cui a essere condannato è l'uomo più potente d'Italia fanno tutti pippa, dai giudici agli sbirri? 
La chiamano ragion di Stato. E' la colossale balla con la quale in questo paese si sono giustificate le cose più orrende. E che Silvio sia ancora a piede libero è la dimostrazione lampante che la giustizia non è mai stata uguale per tutti. 

giovedì 28 novembre 2013

Berlusconi, papa Francesco gli telefoni. Gli amici si vedono nel momento del bisogno

Alla faccia del corto circuito mediatico, nel caravanserraglio che ha fatto da contorno alla decadenza di Silvio Berlusconi si tenta l'ultima carta: l'appello a papa Bergoglio, che hai visto mai magari una telefonata a Palazzo Grazioli ci scappa. La patetica figura della fidanzata del boss, intervistata nientepopodimeno che dal Corriere della Sera, che l'ha resa protagonista della politica insieme a quello sgorbio del cane Dudù, la spara grossissima: "Lancio un appello a papa Francesco. Un appello affinché mi riceva e ascolti la storia di Berlusconi. La grazia? Avevo pensato di scriverla io, la lettera. Anche i figli erano d’accordo. Avevo pensato di andare al Quirinale da Napolitano. Poi ho capito che avrei trovato le porte chiuse", dice l'ex succhiatrice di calippo Francesca Pascale affranta dal destino cinico e baro. Mannaggia alla legge Severino e a chi l'ha pensata. "Il primo sbaglio, ancora prima della sinistra, l’ha fatto il Pdl. Maledetto il giorno in cui l’hanno approvata, quella norma".
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che un giorno anche il padrone d'Italia avrebbe dovuto rispettare una legge. Roba da non credere. 
Però il Papa faccia davvero qualcosa. Nessuno è stato fedele al Vaticano come Silvio e i suoi sodali, anche quelli a fasi alterne. Degli amici e benefattori bisogna ricordarsi, anche e soprattutto nel momento del bisogno.
 

mercoledì 27 novembre 2013

In un paese normale ora a Palazzo Grazioli arriverebbero i carabinieri

E' finita come si sapeva che sarebbe finita. La decadenza del Caimano, impallinato da una lunga sequela di problemi giudiziari, come capita spesso a chi fa della violazione della legge una ragione di vita, è l'ultimo atto di una lunga commedia, tipicamente italiana o il primo atto di un loop infinito? Secondo i sondaggi, qui da noi una persona su cinque lo voterebbe ancora e non si capisce che cosa dovrebbe mai succedere per convincere questo esercito di fedelissimi a scaricarlo definitivamente, dopo vent'anni di nulla che non fossero i cazzi suoi.
Del resto, in un paese normale ora a Palazzo Grazioli arriverebbero i carabinieri. Invece si sono aperti i dibattiti sull'opportunità o meno di eliminarlo per via giudiziaria, come se il consenso elettorale potesse giustificare un crimine.

lunedì 25 novembre 2013

Il Quirinale e Berlusconi alle comiche finali

E' tempo di comiche finali per l'uomo che ha tenuto in ostaggio l'Italia per vent'anni e colui che lo ha mantenuto in piedi negli ultimi due. In preda al delirio tipico del terrore, Silvio Berlusconi ha tenuto oggi una specie di conferenza stampa nel quale ha tentato qualsiasi numero, dalla rivelazione di carte che secondo lui giustificherebbero la ripertura del processo per i diritti Mediaset, alla richiesta di reintroduzione dell'immunità parlamentare (che se ne fa se decade?), fino all'appello ai parlamentari di Pd e Movimento 5 Stelle affinché si mettano una mano sulla coscienza, altrimenti "se ne pentiranno" coi propri figli. 
L'omino deve essere ormai paralizzato dal terrore e chissà se l'amico dittatore Vladimir Putin, oggi ricevuto con tutti gli onori in Vaticano e stasera previsto a cena chez Silvio (chissà se si tratta di una delle sue famose cene eleganti), gli regalerà il passaporto che gli servirebbe per fuggire all'estero come il suo amico Bettino Craxi.

venerdì 22 novembre 2013

Privatizzazioni, il governo sempre a difesa degli interessi dei più forti

Un governo di vecchi non poteva che partorire ricette con ingredienti scaduti. E' il caso della nuova trovata delle privatizzazioni, che l'ultrasettantenne Fabrizio Saccomanni è finalmente riuscito a mettere nel piatto delle leggi dell'esecutivo di cui fa parte. L'omino dei conti era ossessionato da tempo da questo mantra, molto gettonato negli anni ottanta e novanta, e - ovviamente - fallito, da noi come in tanti altri paesi (chiedete a un britannico che ne pensa della privatizzazione delle ferrovie). Prima di lui, a fare carne di porco, ci aveva pensato l'attuale presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, responsabile della più grande svendita di Stato del nostro paese.  Tra il 1993 e i primi mesi del 2001 in Italia sono state effettuate cessioni al mercato di quote di aziende pubbliche per circa 234.800 miliardi di lire, riguardanti importanti aziende di proprietà del Ministero del Tesoro (Telecom, Seat, Ina, Imi, Eni, Enel, Mediocredito Centrale, Bnl), dell’Iri (Finmeccanica, Aeroporti di Roma, Cofiri, Autostrade, Comit, Credit, Ilva, Stet), dell’Eni (Enichem, Saipem, Nuovo Pignone), dell’Efim, degli altri enti a controllo pubblico (Istituto Bancario S. Paolo di Torino e Banca Monte dei Paschi di Siena) e degli enti pubblici locali (Acea, Aem, Amga). Una pacchia per i futuri datori di lavoro di Draghi, la Goldman Sachs.

mercoledì 20 novembre 2013

Cancellieri, salvata dalla sfiducia a costo di figuracce ai limiti dell'epico

Nella nostra bellissima repubblica delle banane, la politica continua a dare il peggio di sè. C'è un Presidente quasi novantenne che non intende recedere dalla sua posizione e per mantenere in piedi il governo che lui ha tanto voluto (del resto, a quell'età si è come i bambini, difficilmente si ammette di avere torto) è disposto a difendere chiunque, anche una Ministra della Giustizia amica intima di una banda di delinquenti ai quali promette favori. C'è un Presidente del Consiglio che di testa sua non fa praticamente nulla, essendo alleato e ostaggio di tutti, ci sono un gruppo di aspiranti segretari del Pd che ogni tanto provano a distinguersi, ma poi obbediscono e tornano nei ranghi, perché senza il Partito sarebbero niente (e non avrebbero soldi da spendere). In attesa della mattanza di nuove tasse che presto ci colpiranno senza pietà, abbiamo assistito anche oggi all'ennesima buffonata: la Cancellieri che si salva dalla sfiducia, mentre esce fuori l'ennesima sporcizia nascosta sotto il tappeto, con l'amico Ligresti, pluripregiudicato e condannato, che la raccomanda con Berlusconi. E si va avanti così, tra figuracce indimenticabili, come quella di Letta che prima va in Sardegna a piangere i morti dell'alluvione e poi riscappa a Roma per salvare Nonna Pina (Dagospia è sempre grande in quanto a nomignoli). E lei, come se nulla fosse, va in aula alla Camera quasi rivendicando la sua amicizia con delle persone che stanno ancora agli arresti domiciliari, in galera o sono latitanti per aver distrutto delle aziende, truffando lo stato e migliaia di lavoratori e risparmiatori.
L'arroganza di questa gente è ormai tracimata peggio dei torrenti sardi, travolge tutto e non ha rispetto per nessuno.

martedì 19 novembre 2013

Vendola non si rassegna. La sinistra lo ha già fatto da un pezzo

Con il 3,2% alle ultime elezioni politiche, pari a poco più di un milione di voti, il partitino di Nichi Vendola non è andato molto meglio dell'infelice esperienza di Ingroia. Il governatore della Puglia è riuscito a piazzare un po' di gente in Parlamento solo grazie all'apparentamento con il Pd di Bersani ed ebbe il coraggio di dichiarare che l'alleanza con Rivoluzione Civile non era stata possibile a causa delle critiche che Ingroia aveva rivolto al Quirinale. ''Tra me e Ingroia non c'e' di mezzo Monti come barriera, ma Napolitano: l'assalto polemico continuo, l'arrembaggio nei confronti del Quirinale e' stata un'operazione politicamente e culturalmente sciagurata'', disse il furbo Nichi, schierandosi insieme a un partito che bene che fossero andate le elezioni avrebbe riportato al governo Mario Monti come ministro dell'Economia. Poi ci sono state le larghe intese e SEL ha deciso di chiamarsi fuori, avendo comunque già incassato la rappresentanza parlamentare. Forse era meglio scaricarlo, Napolitano.

lunedì 18 novembre 2013

Dietro la scissione del Pdl i soliti cattolici che non mollano l'osso

Mentre papa Francesco fa il piazzista di rosari in piazza San Pietro, sotto sotto le tonache nere lavorano ancora nel tentativo - apparentemente disperato - di rifondare la Democrazia Cristiana. Dopo aver puntato per anni su Silvio Berlusconi, che come leader dei cattolici aveva qualche difetto non trascurabile (come quello di portarsi a letto prostitute minorenni), ora le ultime carte si giocano su Angelino Alfano, una delle menti meno lucide di quel che resta del Partito delle Libertà. 
Secondo quello che riporta oggi  Repubblica, è da settembre che gli emissari del Vaticano incontrano segretamente le "colombe" diversamente berlusconiane, come Lupi, Quagliariello e il ciellino Mario Mauro, con i quali si sarebbe organizzata la scissione ai danni del Caimano. A presenziare agli incontri monsignor Rino Fisichella, che ha ospitato nella sua modesta magione di piazza Pio XII questi brain storming del futuro dei cattolici in politica, sotto la regia dell'ex presidente della Cei, Camillo Ruini
Fisichella è quel prete, membro della Congregazione per la dottrina della fede, che è apparso molte volte in televisione a difendere i contenuti fondamentali della dottrina cattolica più oltranzista, salvo poi giustificare in qualche modo i comportamenti di Berlusconi, sostenendo che malgrado il divorzio il leader del centrodestra poteva fare la comunione, a differenza di tutti gli altri poveracci di credenti divorziati tenuti fuori dalla porta. Perfino di fronte a una bestemmia del Cavaliere, il buon Fisichella aveva invitato a "contestualizzare", difendendo a spada tratta quello che anche per il Vaticano era evidentemente l'unto del Signore.
Oggi Berlusconi non li garantisce più. Di qui il disperato tentativo di puntare su ex radicali, ciellini e delfini dalla fronte inutilmente spaziosa. Alla faccia di papa Francesco.

venerdì 15 novembre 2013

Datemi un economista e vi affosserò il mondo

Non mi era mai capitato di imbattermi in Alberto Bagnai, che invece scopro essere un professore universitario molto seguito e presente in rete. Di solito mi tengo alla larga da quelli che ancora hanno la presunzione di avere delle risposte per il funzionamento di un sistema, quello capitalistico, che fa degli squilibri e dello sfruttamento la sua unica ragione di esistere. Il personaggio in questione, parecchio borioso, è di quelli che vedono nell'euro la causa di tutti i mali, l'odiosa moneta unica di un'Europa che non ci ama, anzi ci schifa parecchio e ci ha messo i bastoni fra le ruote dopo decenni in cui abbiamo salvato le chiappe solo perché potevamo liberamente stampare moneta. Una parrocchia la sua che, di fronte all'evidente fallimento di un'intera classe politica, ma soprattutto dirigente, si va allargando a dismisura.
Al di là delle considerazioni tecniche, sulle quali si potrebbe stare a discutere per ore, sul suo blog il compiaciuto professore se la prende con la schiera di coloro che accusano la casta, gli sprechi, la corruzione, gli scarsi investimenti sulla scuola, le ruberie diffuse e gli stipendi vertiginosi di funzionari pubblici senza vergogna, sostenendo che tutto questo "è deprecabile" ma in fondo non essenziale.

giovedì 14 novembre 2013

Militari italiani: finché c'è guerra c'è speranza per l'esercito di Pulcinella

Piazzisti d'armi mascherati da operatori umanitari, casta di superpagati e pieni di manie di grandezza, tanto retorici sul loro presunto ruolo sociale (pressocché inesistente, tranne quando qualcuno di loro scava poco e male sotto le macerie dell'ennesima tragedia ambietale) quanto cinici e pratici quando si tratta di maneggiare la vile pecunia e di fare lobby per conto dei grandi produttori di morte. Sono i militari italiani, che in questi giorni si ripropongono in tutto il loro splendore, grazie alla missione della portaerei Cavour che navigherà intorno all'Africa per 156 giorni facendo da "mercato viaggiante" del "made in Italy" delle armi da mettere in mostra davanti alle autorità dei vari paesi toccati durante il viaggio. La nave ammiraglia sarà accompagnata da altre tre navi e girerà attorno al Continente africano e alla Penisola Arabica. L'operazione è stata sponsorizzata dai nostri migliori fabbricanti di morte, come Finmeccanica, Fincantieri, Agusta Westland, Selex Es, Oto Melara Telespazio e il Gruppo Beretta, oltre alla Pirelli e alla Federlegno arredo (hai visto mai che qualche sceicco o leader tribale ha bisogno del parquet nuovo).

martedì 12 novembre 2013

Nassiriya, dieci anni dopo il fallimento e la retorica di una finta missione di pace

Oggi si rischia l'indigestione di retorica a buon prezzo, visto che letteralmente porci e cani si sono affannati a commentare il decimo anniversario della strage di Nassiriya, dove persero la vita 19 carabinieri italiani uccisi da un attentatore kamikaze. Si parla di "eroi", di ringraziamento della nazione, di "inaccettabile e vile barbarie", come ha fatto il presidente Napolitano, di "caduti per la pace", come ha fatto l'Ordinario militare (una delle categoria di preti pagati dallo Stato) durante la commemorazione. 
Al di là del rispetto che si può concedere ai morti, la politica come al solito non conosce il senso del ridicolo, ammantando di bugie ogni fatto della nostra storia recente. La guerra in Iraq è stato un illegittimo atto di aggressione nei confronti di un paese sovrano, accusato falsamente di avere armi di distruzione di massa e di proteggere i terroristi islamici (quando Saddam Hussein era il peggior nemico degli integralisti di tutta la regione). L'Italia vi ha partecipato grazie alla vergognosa deferenza che il nostro presidente del Consiglio Berlusconi aveva nei confronti di George W. Bush, che lo invitava alle grigliate nel suo ranch in Texas e all'interpretazione estensiva dei reali compiti affidati alla Nato. Altri paesi più seri, come la Francia e la Germania, hanno evitato di farsi coinvolgere in una missione che non aveva affatto l'ombrello dell'Onu. Noi, invece, abbiamo mandato un po' di gente a morire, un po' di gente - sia chiaro - che era lì come volontaria attratta da più lauti guadagni e solo per poi spartirci i soldi della ricostruzione. I bravi ragazzi di Nassiriya erano una forza occupante, altro che balle.
Oggi, in Iraq non ci sono truppe internazionali e non c'è più niente. Un paese costantemente sotto guerra civile, preda di politici corrotti spalleggiati dai poteri occidentali e di scontri sanguinosi fra etnie. E noi abbiamo contribuito a questo schifo.

Il Papa vuole gettare i cattolici corrotti in mare: sarà una strage

I “cristiani e i preti corrotti” sono "una putredine verniciata" e “meritano di essere gettati nel mare con una macina al collo”. Deve essere un metodo consolidato lì in Argentina, visto che la battuta - a dire il vero poco felice - è di papa Bergoglio, che con parole da catechismo per la comunione ha lanciato i suoi strali contro la corruzione. Per carità, era ora che qualcuno ci pensasse lì dall'altra parte del Tevere. Ma qui si rischia la strage. 
La Chiesa si abbevera alla fonte della corruzione da sempre. I soldi sporchi sono il pane quotidiano in Vaticano fin dai secoli bui, con una lunga sequela di delinquenti e banditi che si sono avvicendati al Soglio Pontificio. Senza tornare ai Borgia o a Bonifacio VIII, basta dare un'occhiata a come funzionano certe istituzioni cattoliche, dallo Ior (sui conti del quale è passato di tutto, compresa la madre di tutte le tangenti), all'Apsa (che gestisce senza controlli un patrimonio immobiliare ricchissimo frutto delle ruberie di secoli), dagli ospedali alle scuole, per capire che il marcio della corruzione è imperante. Uno scandalo continuo, che sembra non avere mai fine, con eterne promesse di fare pulizia che vengono continuamente disattese. 
Hai voglia a gettare gente in mare. 

mercoledì 6 novembre 2013

I figli di Silvio come gli ebrei nel ghetto: peggio Berlusconi o chi fa da megafono alla sparata?

Scandalizza più Berlusconi, che paragona i suoi figli agli ebrei perseguitati dai nazisti, o un giornalista come Bruno Vespa che ogni anno - pagato da Berlusconi - pubblica un libro del quale vengono anticipate a puntate tutte le idiozie di cui è composto? Il quesito è arduo.
Il leader decadente di Forza Italia è un vecchio bollito, che ha perso quasi completamente il già poco spiccato senso del ridicolo e così, parlando dei suoi rampolli, tutti già ultramiliardari e annoiati dai costosi giocattoli procurati loro dal padre e peraltro incapaci di grandi risultati (basta vedere il lento declino di Mediaset, Mondadori e Milan), spara una cazzata epocale, di quelle di cui solo lui è capace affermando che la sua famiglia è come quella degli ebrei sotto il regime di Hitler.
A Vespa non pare vero e invece di chiamare l'ambulanza riporta fedele l'assurdità del suo editore, anticipandola alla stampa e sapendo per certo che solleverà un casino. Peccato che la frase su ebrei e nazisti abbia offuscato le altre dichiarazioni del povero Silvio, che erano stupide allo stesso modo, ma almeno facevano ridere, come quando ha detto che: "In Italia sono diventato quello che sono. Ho fatto qui l'imprenditore, l'uomo di sport, il leader politico. Questo è il mio paese, il paese che amo, il paese in cui ho tutto: la mia famiglia, i miei amici, le aziende, la mia casa, e dove ho avuto successo come studente, come imprenditore, come uomo di sport e come uomo di Stato. Non prendo neppure in considerazione la possibilità di lasciare l'Italia".
Per adesso è difficile che lasci il paese, visto che gli hanno ritirato il passaporto. Ma comunque speriamo che resti davvero, almeno per un po', ai domiciliari. 

Ligresti, la Cancellieri e la destra italiana

Balbettando scuse come una bambina pescata con le dita nella marmellata, la ministra al telefono ha detto che contro di lei è stato usato il metodo Boffo, neologismo con il quale viene stigmatizzata la diffusione di notizie che possono mettere in imbarazzo personaggi potenti. Il problema è che in Italia, se si vuole incastrare qualcuno, il giochino è molto facile. Tutti quelli che siedono su poltrone di comando hanno qualche scheletro nell'armadio, che li rende ricattabili. E la ricattabilità è anche il motivo principale per il quale li hanno messi alla guida del vapore. 
Boffo, giornalista che ha lavorato solamente in testate puramente confessionali (e ora dirige la tv dei vescovi), si è ben guardato infatti dal rendere noti i motivi di quella condanna per molestie che sporca la sua fedina penale (e questo è un fatto), sollevando indignazione solo per l'accusa di essere un omosessuale "attenzionato" dalla polizia (e questa era una balla). E così si va comportando Anna Maria Cancellieri, donna che evidentemente non è lì per caso e sicuramente non è lì per meriti particolari. 

martedì 5 novembre 2013

La folle corsa verso il baratro di un governo di disonesti e mezze cartucce

Pur di mantenere al governo questa manica di fallimentari individui si è disposti a passare su tutto, dalla maggioranza delle larghissime ammucchiate, alla Ministra dalla telefonata facile, a patto che si sia amici di famiglia e possibilmente assai generosi con la sua. Fa francamente ridere la difesa anche un po' stizzita di Anna Maria Cancellieri, la pensionata di lusso a metà fra la sòra Lella e la Sgarambona di radiofonica memoria, che chissà chi e chissà perché ha messo alla guida della Giustizia, un tipo un po' così, amica intima di una banda di disonesti, moglie di un farmacista che è finito pure in galera perché faceva gli impicci con le fustelle false dei farmaci e con un figlio "idiota" che però viene pagato a peso d'oro. 
Fa venire il sangue agli occhi, come ha scritto giustamente ieri Sandrone Dazieri,  sentir parlare di atto umanitario questa gente, che di umanità non ne ha mai avuta per nessuno che non facesse parte della loro ristretta cerchia, politici che hanno approvato leggi schifosamente repressive per riempire le carceri di poveri sfigati e ora di fronte al fatto che anche qualcuno di loro o dei loro amici finisce dentro (o potrebbe finirci come Silvio) si preoccupano tanto delle condizioni dei detenuti italiani.

lunedì 4 novembre 2013

Ridurre le spese per le armi? Come siete "semplicistici", dicono i piazzisti

In Italia non c'è niente di più inutile delle Forze Armate, che al massimo vengono mandate a spalare il fango durante le alluvioni e per simili compiti non hanno certo bisogno delle armi di ultima generazione che per oscuri accordi continuiamo a comprare a man bassa. Oggi, per festeggiare la Giornata dei bambocci in divisa, il presidente Giorgio Napolitano ha avuto il coraggio di dire che "non possiamo indulgere a semplicismi e propagandismi che circolano in materia di spesa e di dotazioni indispensabili per l’esercito" e che non bisogna neanche discutere "di una riduzione in generale dell’impegno dell’Italia, sul piano militare, al servizio della Comunità internazionale". Il che tradotto dal cinico politichese significa che la crisi la possiamo tranquillamente continuare a far pagare ai lavoratori e ai pensionati, non certo ai fabbricanti di armi. 
Tanto per ricordare due-tre cosette all'anziano guerriero, la spesa militare italiana in rapporto al pil è più o meno in linea con quella di altri paesi europei, leggermente superiore rispetto a quella della Germania (che è l’1,4%) e inferiore a quella della Francia (2,3%). La differenza però risiede nel fatto che da noi i soldi buttati in strumenti di morte sono più o meno gli stessi di quelli impegnati per la protezione civile, dove gli altri paesi arrivano a spendere anche il 4,5% in piu' in rapporto al pil.
Degli F-35 si è parlato molto e nessuno è ancora riuscito a capire a cosa servano - se non a riempire la casse di aziende come Finmeccanica e Lockheed - a parte il ministro ciellino Mauro che ne è diventato addirittura testimonial, parafrasando una celebre frase latina (si vis pacem, para bellum), pare - come nella migliore tradizione dei suoi amici e sodali - a sua insaputa. Come nessuno riuscirebbe mai a giustificare 12 anni di insensate guerre in Iraq e in Afghanistan, dove continuiamo a buttare soldi per fare strage di civili e abbiamo trasformato i due paesi in polveriere senza speranza.
Altro che leggerezza. Il semplicismo propagandistico è proprio quello di chi continua a giustificare la guerra, facendo il piazzista di armi.

venerdì 1 novembre 2013

Per rimuovere la Cancellieri serviranno i caschi blu

Iero ho sentito qualcuno in televisione dire che quello di Anna Maria Cancellieri è uno dei volti più simpatici del governo. Magari è vero, ma dimostrerebbe di che pasta di mostri è fatto l'esecutivo della larghe ammucchiate. Questa ex Prefetto che cumula una pensione d'oro con uno stipendio da Ministro, che sfoggia vestiti da Bulgaria anni '50 e una collana di perle che anche mia nonna avrebbe considerato un po' demodè, ha mostrato finalmente il suo vero volto. Si blatera un po' ovunque stile Bar Sport della grave situazione carceraria e delle pessime condizioni in cui vivono i detenuti, ma dalla vecchia signora è arrivata l'ennesima dimostrazione che qui da noi il censo conta sempre molto, eccome.