venerdì 5 febbraio 2016

Egitto, il morto italiano e il macellaio amico dell'occidente

Come da tradizionale cinismo mestierante giornalistico, c'è voluto il morto italiano per accendere i riflettori su una realtà ignobile che noi, come tutto il cosiddetto occidente, abbiamo contribuito a realizzare. Una storia di democrazia esportata e poi rimossa, una di quelle che maggiormente ha contribuito all'estremizzazione del mondo islamico e alla nascita di mostri come i tagliagole dell'Isis. Il povero Giulio Regeni è rimasto vittima di una repressione dittatoriale praticata da un governo golpista, quello egiziano, che da quando è salito al potere ha goduto del pieno sostegno dei "buoni", ovvero degli Stati Uniti, che per i colpi di stato militari hanno sempre una gran passione, e dei loro servi sciocchi, Italietta compresa.
Ci siamo riempiti la bocca con la Primavera araba e la rivolte di piazza Tahrir al Cairo, che sembravano aver chiuso per sempre una stagione di completa piaggeria nei confronti dell'occidente da parte dei governi nordafricani, fino a quando poi si sono dovuti fare i conti con la democrazia. Una brutta bestia.
L'Egitto alle urne ha premiato i Fratelli Musulmani, islamici tradizionalisti sì, ma che hanno tuttavia rinunciato alla lotta armata, hanno deciso di partecipare alla competizione politica vincendola in elezioni giudicate democratiche dagli osservatori internazionali e al governo è salito il presidente Mohamed Morsi. Purtroppo per gli egiziani, il loro voto era "sbagliato". Ed è subito scattata la manovra alla cilena. Proteste di piazza alimentate ad arte e golpe militare guidato dal capo delle forze armate Abd al-Fatah al-Sisi, accreditato, proprio come fu all'epoca del macellaio Pinochet, come "stabilizzatore" della situazione economica e politica del paese, strategicamente fondamentale nello scacchiere mediorientale.
Naturalmente a noi italiani l'uomo forte piace sempre tanto. Infatti Matteo Renzi si è più volte vantato dell'amicizia con al-Sisi, definendolo un grande leader e l'unico in grado di salvare l'Egitto. Naturalmente lo facciamo anche per i soldi, visto che l'Italia è il primo partner commerciale europeo del Cairo.
Poi succede che ammazzano un giovane italiano che scriveva sotto pseudonimo per il Manifesto, a Renzi tocca alzare la voce e ai giornali tocca finalmente ricordare che da quando è salito al potere il "grande leader" ha fatto ammazzare qualche migliaio di persone, ne ha rinchiuse in carcere decine di migliaia, sottoponendole a torture e ricorrendo allo stupro di mogli e figlie degli arrestati per ottenere confessioni. E nessuno può denunciarlo. La legge marziale in atto nel paese considera un reato grave smentire le versioni ufficiali fornite dal governo golpista, grave al punto da finire ammazzati e scaricati in un fosso.
Sì, siamo amici di un macellaio e lo resteremo, state certi. Il morto italiano accende i riflettori, ma poi si spengono subito.


lunedì 1 febbraio 2016

Family Day, il neuropsichiatra e la sua congrega di allegri segaioli

Ci sono momenti in cui è difficile ridere, anche se ce ne sarebbero tutti i motivi. Per esempio con il Family Day, quella specie di raduno di mattacchioni dei quali si vergognano anche i vertici della Chiesa Cattolica (il Papa se ne è tenuto alla larga non spendendo neanche una parola in suo favore), che ogni tanto fa riversare in piazza decine di migliaia di individui che pensano di essere investiti della grazia di dio solo perché hanno messo al mondo qualche marmocchio dopo un bel matrimonio in chiesa. Il gioco è facile, qualcuno con un microfono in mano si fa il giro dei campeggiatori e dalle loro belle testoline trabocca tutta la loro ignoranza. Si capisce subito che sono persone che covano una buona dose di livore nei confronti degli altri, tutti gli altri e a cui non pare vero potersela prendere con i gay, perché "l'omosessualità è la religione del diavolo", una manica di imbecilli in gita di piacere a Roma grazie ai soldi spesi dalle parrocchie (quelle che si intascano la fetta più grossa dell'8 per mille).