venerdì 28 febbraio 2014

Governicchio Renzi: l'uomo della Nato e la scout pacifista per garantire gli F-35

Il governicchio del rottamatore non ha proprio potuto evitare di nominare un garante degli accordi, politici ed economici, firmati dall'Italia nei confronti degli Usa, dalle sanguinose e costosissime guerre scatenate in giro per il mondo dallo Zio Sam ai mitici F-35, anche loro costosissimi e pare anche poco funzionali. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con la delega ai servizi segreti sarà ancora Marco Minniti, ex consulente di Massimo D'Alema, il cui ruolo di lobbysta per conto di Washington è emerso dai cablo diplomatici svelati da WikiLeaks, dei quali mi sono occupato su questo blog in un post di poco meno di un anno fa. L'accordo per il quale abbiamo già speso 3,4 miliardi di euro – e altri 10 dovremo sborsarne – per macchine da guerra che sarebbero incostituzionali a prescindere, porta infatti la sua firma ed è garantito anche da un'altra figura del governo Renzi, la ministra della Difesa, Roberta Pinotti, che è una delle più accanite sostenitrici del programma, malgardo un passato di scout pacifista (vatti a fidare degli scout). 
Il perché naturalmente è legato ai soldi: lei è di La Spezia e in Liguria si trova la maggioranza del comparto industriale bellico del nostro paese.
E in culo ai pacifisti.


mercoledì 26 febbraio 2014

La Ministra del Lavoro che delocalizza in Romania

Chissà cosa racconterà ai dipendenti di tutte le aziende che hanno in corso vertenze sindacali a causa della progressiva delocalizzazione del lavoro. Perché la nuova ministra Federica Guidi, figlia di un ex presidente della Confindustria, è una maestra del settore. L'azienda di famiglia Ducati Energia, infatti, ha registrato un fatturato record nel 2012, ma non ha pagato alcun premio ai lavoratori. Il contratto aziendale è fermo dal 2007 e la società produce condensatori, generatori e motori elettrici negli stabilimenti in Croazia, Romania, India e Argentina, limitando alla sede di Bologna solo lo sviluppo di prototipi, la progettazione e la direzione dell’attività. Il babbo della Ministra ha già annunciato prossime aperture di stabilimenti in Cina e Russia, tanto perché poi non si dica che ce l'hanno su con i comunisti. Naturalmente vivono anche loro di commesse pubbliche, con forniture per Poste italiane ed Enel.
Chissà, dicevo, cosa racconterà questa campionessa ai licenziati dell'Electrolux, tanto per fare l'ultimo esempio. 

lunedì 24 febbraio 2014

L'Italietta del neo premier: ora e sempre, "viva il parroco"

Altro che rinnovamento. L'Italietta del neo presidente del Consiglio Matteo Renzi assomiglia al piccolo mondo antico di una volta, con grande attenzione per militari, preti e autorità in generale. Ieri, ci ha informato con dovizia di particolari la stampa del nuovo regime, l'ometto forte della politica italiana era a casa sua a Pontassieve dove insieme alla famiglia si è fatto ovviamente vedere a messa, anche se le cronache riferiscono che è entrato in chiesa una decina di minuti dopo l'inizio della funzione, che non è bello. "Erano tutti lì ad aspettarlo sul sagrato", scrive estastico il Corriere della Sera, rendendo noto che il passo del Vangelo scelto dal parroco era "secondo Matteo" ed era quello in cui si invitano i cristiani a porgere l'altra guancia e ad amare i propri nemici. Chissà che intendeva dire il prete, però, perché finora Matteo di schiaffi ne ha dati molto di più di quanti ne abbia presi. Alla faccia dell'altra guancia. 
L'importante è comunque rassicurare l'opinione pubblica che Renzi va a messa la domenica, fa la comunione (sul Corriere campeggiava una enorme foto del premier che riceve l'ostia) e come primo atto della sua presidenza ha telefonato ai marò italiani processati per omicidio in India. 
Il governo del fare (cose di cui non frega una mazza a nessuno). 

venerdì 21 febbraio 2014

Il governo delle lobby e della giustizia che piace a Silvio

Ci ha messo tre ore ma alla fine è riuscito a farsi dettare la lista dei Ministri da Giorgio Napolitano. Il nuovo governo di Matteo Renzi è un capolavoro di spartizione di caselle, con una particolare attenzione alle lobby che già compiono disastri e a una possibile riforma della giustizia che piaccia anche al convitato di pietra, Silvio Berlusconi
Al dicastero di via Arenula andrà infatti Andrea Orlando, giovane ex comunista, pessimo ministro dell'Ambiente con Enrico Letta, che qualche anno fa scrisse un bell'articolo per Il Foglio di Giuliano Ferrara con le sue proposte per una riforma condivisa con il centrodestra, a cominciare dal "processo breve" e dalla separazione delle carriere per i magistrati, due temi molto cari al pregiudicato di Arcore. 
Dopo un lunghissimo braccio di ferro, all'Economia andrà un tecnico, Pier Carlo Padoan, che è tecnico nel senso che ha lavorato per il Fondo Monetario Internazionale, la Banca centrale europea e la Banca Mondiale, tutte istituzioni notoriamente interessate al bene della gente comune. Non solo, il "tecnico" è stato direttore di Italiani Europei, la fondazione di Massimo D'Alema, tanto per non dimenticare la minoranza del PD. 
Poi arrivano quelli che si spartiranno i soldi. 
Allo Sviluppo economico ci hanno messo direttamente la Confindustria, con Federica Guidi, imprenditrice ex leader dei giovani industriali, Comunione e Liberazione può dormire sonni tranquilli, grazie alla conferma di Maurizio Lupi ai Trasporti, mentre anche le coop possono contare su nuovi favolosi appoggi, grazie alla nomina di Giuliano Poletti, presidente di Lega Coop, al ministero del Lavoro. Ah, dimenticavo. Delle sette donne nominate per darsi un tono, ça va sans dire, tre hanno i Ministeri senza portafoglio. 
E ora via, verso nuove avventure e la prossima carrettata di nomine per i sottosegretari, dove tutti gli esclusi avranno la loro fetta di torta.  

giovedì 20 febbraio 2014

Fine della sinistra, il nuovo governo di Renzi e Berlusconi chiude il cerchio

Ieri sono rimasto molto stupito dalle reazioni della gente comune simpatizzante del Pd, quella che si è fatta fregare per molto tempo votando tutti gli obbrobri partoriti dalle peggiori menti della sinistra italiana, di fronte alla performance di Beppe Grillo nello streaming con un suonatissimo Matteo Renzi. Persone che si sono fatte convincere da gente come D'Alema, o Veltroni, o Franceschini, sostenitori di un partito a cui si deve il continuo salvataggio del pregiudicato più celebre d'Italia, ora si arrovellano sulla forma, su come il leader del Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto ascoltare le magnifiche proposte del nuovo unto del Signore, che statene certi salverà questo povero paese, sul fatto che - signora mia - l'educazione prima di tutto. 
Per non parlare dei nuovi intellettuali organici del Partito - quattro o cinque sedicenti blogger a caccia di incarichi in direzione - che twittano indignati perché Grillo ha detto "non sono democratico, non ti faccio parlare", oppure "siamo conservatori perché non vogliamo privatizzare l'acqua" confermando che sì, sono così fessi che tocca spiegare loro anche le battute. 

martedì 18 febbraio 2014

Un governo in Barca e il triste ruolo di vassallaggio della stampa italiana

I principali giornali italiani hanno dimezzato le copie negli ultimi anni, ma i loro direttori sono rimasti in sella al massimo scambiandosi la poltroncina. Dallo scoop di Alan Friedman sulla fine del governo Berlusconi alla telefonata-scherzo della  Zanzara a Fabrizio Barca, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti anche perché. 
Sarà stucchevole ripeterlo, ma in un "paese normale" le dichiarazioni dell'economista ex Pci, pressato dall'editore Carlo De Benedetti affinché accettasse il posto di Ministro dell'Economia offerto da Fonzie-Renzi, avrebbero provocato un corto circuito immediato, con sciopero dei giornalisti della testata e immediato stop a tutte le manovre di palazzo che sta mettendo in scena in queste ore il sindaco di Firenze. 
Invece, Repubblica, Corriere della Sera e La Stampa, che ormai scrivono per i loro padroni e referenti politici e basta, continuano anche oggi a incensare l'iperattivismo peraltro già in affanno di Turbo Renzi e il suo grande profilo di neo statista. 
Restano come un macigno, ma che non sembra interessare nessuno, le parole di Barca sul rottamatore toscano. "E' una cosa dove non c'è un'idea, c'è un livello di avventurismo. Non essendoci un'idea, siamo agli slogan. Questo mi rattrista, sto male, sono preoccupatissimo perché vedo uno sfacimento veramente impressionante". Quanto a De Benedetti, che nel 2011 tirava la volta al sobrio Mario Monti con paginate agiografiche di Repubblica come se piovesse, Barca non va neanche qui per il sottile: "Lui non si rende conto che io più vedo un imprenditore dietro un'operazione politica, più ho conferma di tutte le mie preoccupazioni. Si fa sentire, con un forcing diretto di sms, attraverso un suo giornalista... Questi sono i metodi". 
Complimenti a tutti. 

lunedì 17 febbraio 2014

Lunga vita a Renzi: durerà finché farà comodo a Silvio

Una riforma al mese, energia e passione, fisco, lavoro e, naturalmente, riforma della legge elettorale. Sono gli slogan del neo presidente del Consiglio, Matteo "Fonzie" Renzi, e - i più smaliziati di voi ne converranno - assomigliano esattamente alla stesse cazzate pronunciate prima di lui da tutti gli altri. Il più abile venditore di fumo della politica italiana (non perché gli altri siano migliori di lui, semplicemente non hanno la stessa classe quando bluffano o molto più prosaicamente mentono) si appresta a fare le sue consultazioni in vista della presentazione del nuovo governo. Il turbo lo ha già dovuto spegnere e prendersi qualche giorno in più, perchè gli amici della compagnia che dovrebbe sostenerlo (statisti illuminati del calibro di Roberto Formigoni e Angelino Alfano) stanno giustamente alzando il prezzo.
Malgrado il nuovo che avanza, i riti sono quelli stantii di sempre: parte il suq arabo stile venditore di tappeti, dove vengono soppesati i Ministeri a seconda della loro importanza e il sindaco di Firenze ha già capito che di testa sua potrà fare ben poco. Il suo sfoggio di "energia", infatti, non sembra aver fatto i conti con la maggioranza che sosterrebbe questo suo azzardo, la stessa che c'era prima, con un centrodestra solo apparentemente spaccato, pronto a tornare sotto l'ombrello di Forza Italia casomai si andasse rapidamente alle elezioni.
Renzi, è chiaro, durerà fino a che fa comodo a Silvio Berlusconi. A dimostrarlo sono le dichiarazioni d'amore nei confronti del leader del Pd, pronunciate da alcuni dei berluscones più accaniti, come Ferrara, Capezzone, Minzolini e la Gelmini. Senza contare la corrispondenza di amorosi sensi che c'è tra Fonzie e Denis Verdini, un simpaticone dalla carriera illuminante
Che può fare di utile Renzi per il pregiudicato di Arcore? Due cose soprattutto: la riforma del mercato del lavoro come piace alla Confindustria (magari facendo entrare al governo Pietro Ichino) e quella della giustizia come piace a Silvio, con la separazione delle carriere dei magistrati e qualche altro artificio in grado di far evitare il carcere ai colletti bianchi.
Poi verrà licenziato come una cameriera a ore. Senza manco il preavviso, come hanno fatto con Letta.

venerdì 14 febbraio 2014

Arriva il terzo governo del nulla nell'Italia della democrazia presunta

Quello di Matteo Renzi sarà il terzo governo di fila ad andare al potere senza alcuna legittimazione politica o popolare. I sostenitori del Fonzie toscano continuano a ripetere come un mantra che la legittimazione del loro candidato viene dalle primarie del Pd e danno cifre a casaccio per sottolineare come a favore del campione della "Ruota della fortuna" si siano espressi "più di tre milioni" di persone, come andava ancora ripetendo ieri sera a Servizio Pubblico una delle quarantenni emergenti del partito. 
In realtà, come si legge dalle cifre fornite da loro stessi, a votare alle primarie sono andati poco più di 2,8 milioni di persone (molte meno che in passato)  e il neo golpista ha avuto 1 milione e ottocentomila preferenze.  Tante, sicuro, ma sostenere che queste siano cifre che legittimano la salita al potere di uno che finora ha gestito, anche male, una città grande come un paio di quartieri di Roma, non solo è offensivo nei confronti di qualsiasi regola democratica, ma è anche uno schiaffo in faccia al comune cittadino, quello il cui voto non conta ormai più da tempo.
L'assurdo è che potremmo finire per ricordare Silvio Berlusconi come l'ultimo leader democratico del paese. Dopo, sotto la regia dell'ormai rottamabile Presidente della Repubblica, si sono avvicendati un robot costruito dai banchieri, il nipote di un uomo potente che ha sponsorizzato il suo nome (per il quale, sia chiaro, non si sarà alcun rimpianto) e ora la versione stile Maria De Filippi dell'ex premier britannico Tony Blair, l'uomo che ha fatto a pezzi il partito laburista inglese, è stato costretto alle dimissioni anticipate dalle innumerevoli bugie pronunciate sulle guerre fatte insieme agli americani e adesso non può presentarsi in pubblico in tutto il Regno Unito senza essere vittima di pesanti contestazioni.
Renzi ci tiene molto a essere paragonato a lui. E' probabile che farà la stessa fine.

mercoledì 12 febbraio 2014

La D'Alemata del secolo (nuovo)

L'appuntamento è per domani alle 15 in direzione Pd. I bene informati dicono che sarà lì il duello finale che porterà Matteo Renzi a Palazzo Chigi al posto dello spento Enrico Letta. Già si fanno i nomi dei futuri Ministri (e sono da brividi)  per quella che si preannuncia come la D'Alemata del secolo. Alla fine di quello passato, infatti, un altro segretario del fu Partito Comunista diventò capo del governo grazie a una strana congiura di palazzo contro Romano Prodi, guidata da un personaggio controverso come Francesco Cossiga, che approfittò del mancato appoggio di Rifondazione al governo per far mettere le mani su qualche poltrona a qualche ex democristiano della parrocchietta. 
In barba a qualunque dignità democratica, D'Alema accettò e fu la sua fine. Durante la sua permanenza a Palazzo Chigi, la sua popolarità scese così in basso che nel 1999, tanto per fare un esempio, il Pds perse perfino il sindaco di Bologna (!) e alle regionali del 2000 la debacle fu totale, con il centrosinistra che perse Liguria, Lazio e Abruzzo.

mercoledì 5 febbraio 2014

Il nuovo corso di papa Francesco? Sui preti pedofili sono ancora tutti ratzingeriani

Il nuovo corso di papa Francesco che tanto appassiona i nostri intellettuali di diversa bandiera è molto al di là da venire, ammesso che il buon Bergoglio non sia come vuole la tradizione gesuita, un abile imbonitore fedele alla linea. Un bell'esempio è venuto oggi dal rapporto della Commissione Onu che si occupa dei diritti dell'infanzia, nel quale si accusa la Santa Sede di aver permesso ai suoi preti di abusare sessualmente di decine di migliaia di bambini e ragazzi e si chiede “l’immediata rimozione” dei responsabili di quegli atti, che dovrebbero essere “consegnati” alle autorità civili, oltre all’apertura degli archivi sui pedofili e sugli uomini di chiesa che hanno coperto i loro crimini. 
Niente di nuovo, si dirà. Il fatto che la Chiesa abbia coperto per anni simili sconcezze, sottraendo a pesanti pene carcerarie personaggi che definire mostri è anche un eufemismo, era noto da tempo. Il problema è casomai accettarlo, estirpare le mele marce e magari, con tutti i soldi che si hanno a disposizione, pagare anche i danni alle vittime.
Uno pensa, mo' c'è papa Francesco, vedrai che gli fa ai preti pedofili. 
E invece dal Vaticano arriva una risposta stupefacente. Siccome le Nazioni Unite hanno contestato al Papa una violazione della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia, la Santa Sede ha risposto in un comunicato che quello dell'Onu è "un tentativo di interferire nell'insegnamento della Chiesa Cattolica". 
Davvero, hanno scritto questo. Direi che ogni ulteriore commento su quali siano gli insegnamenti della Chiesa Cattolica diventa superfluo.

lunedì 3 febbraio 2014

Il blog di Grillo, l'utile diversivo per lettiani e renziani

Non so se tutti i post (non i commenti) che compaiono sul blog di Beppe Grillo siano visionati o meno dal comico genovese, ma di certo alcuni di questi sono stati un utilissimo diversivo per il governo, per i partiti e per gli astri nascenti giovani ma già invecchiatissimi del caravanserraglio della politica italiana. Certe uscite sui giornalisti, per esempio, sono servite solo a concedere cinque minuti di popolarità ad emeriti carneadi,  tuttologi della domenica, o tromboni rintronati come Alberoni, per quanto molto ben pagati. E l'ultima su Laura Boldrini è stata davvero una sciocchezza imperdonabile. 
Ora sono tutti felici e contenti di poter gridare al "fascismo", allo "squadrismo", al "potenziale stupratore", al "pestaggio mediatico" e via così, con tutte quelle facce sdegnate per le quali si sono allenati allo specchio quasi tutte le sere. 
I cattivi grillini ostacolano la democrazia. Poffarbacco. 
Fra un'indignazione e l'altra, intanto, la Ue ci ricorda che tipo di democrazia è la nostra: la corruzione qui da noi vale 60 miliardi di euro l'anno, pari al 4% del pil e alla metà dell'intero valore della corruzione nei 28 paesi membri dell'Unione. Non solo, ma la Commissione ricorda le leggi "ad personam" che hanno favorito i politici nei processi giudiziari contro di loro e l'indegno sistema del finanziamento ai partiti. 
Che pacchia il blog di Grillo per una mummia come Enrico Letta, attualmente in tour con il cappello in mano nei paesi arabi. Un paio di cazzate e... puf! Si dimenticano tutta la sua inadeguatezza, i suoi clamorosi insuccessi e i suoi conflitti di interessi, visto che lì ce lo hanno messo lo zio e il Pregiudicato d'Italia.