mercoledì 4 giugno 2014

Il Mose da De Michelis al Pd e Forza Italia, paradigma della truffa a larghe intese

C'è qualcosa perfino di rassicurante nella coazione a ripetere della politica italiana, sempre invischiata nelle stesse storie, sempre pescata con le mani nel sacco, sempre pronta a risorgere dalla macerie in cui periodicamente la riducono le inchieste della magistratura. Era il 4 novembre del 1988, quando Gianni De Michelis, emblema del Partito Socialista italiano, ovvero della più agguerrita congrega di corrotti e corruttori mai messa insieme, inaugurò il Mose, il Modulo sperimentale elettromeccanico che doveva salvare Venezia dall'acqua alta e contro il quale si erano scagliati gli ambientalisti e alcune forze politiche di opposizione, facendo notare come in Olanda avessero speso molto meno, evitando devastazioni, per risolvere lo stesso problema. 

De Michelis, che poi verrà condannato in via definitiva per tangenti in un paio di processi dell'epoca di Tangentopoli, era celebre per il suo "principesco stile di vita sia pubblica sia privata", come scrissero allora i giudici e nel 1993 lasciò un conto non pagato di 490 milioni all'Hotel Plaza di Roma, dove aveva occupato una suite a 370 mila lire al giorno soltanto per gli extra. Quel giorno se ne uscì con una frase che letta oggi mette addosso una grande malinconia: "Lasciatemelo dire: è una vittoria del partito del fare contro quello del non fare, del rimandare, del temporeggiare all'infinito".  
Ecco, era il 1988, dicevamo. I lavori sarebbero dovuti durare 7 anni e a tutt'oggi non sono ancora finiti, dovevano costare 2.500 miliardi di lire e a tutt'oggi sono stati spesi già 5,5 milioni di euro per completare l'80% dei lavori. E ora che al potere c'è il nuovo governo del fare, la magistratura fa scattare 35 arresti, inclusi il sindaco Giorgio Orsoni del Pd (ai domiciliari) e l'assessore regionale alle Infrastrutture, Renato Chisso, di Forza Italia, mentre ha chiesto un provvedimento di custodia cautelare anche per Giancarlo Galan, ex presidente della Regione Veneto e attuale deputato di Forza Italia. In manette anche diversi altri esponenti politici regionali, di centrodestra e centrosinistra in parti uguali (vedi le larghe intese) e un ex generale della Guardia di Finanza, che quelli non mancano mai.    
A parte il fatto che adesso abbiamo più o meno un partito unico al posto del pentapartito di un tempo, non ci siamo mossi di un metro. Poi dice la tradizione. Nessuno come noi la difende nei secoli. 

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