giovedì 29 maggio 2014

Anche per oggi non si vola: il bluff di Renzi, Monti e gli industriali

Alla fine saranno anche tanti coloro che hanno votato per il Pd di Matteo Renzi in buonafede, tra residuati del vecchio Partito Comunista, della Dc, di Forza Italia e del partitello del professore in loden. Ma temo che andranno incontro a qualche forte delusione, visto che oggi Mario Monti sostiene con un ghigno satanico che quella di Renzi "è la linea del mio governo". Non si fa a tempo a riprendersi dallo shock, ricordando le facce della Fornero, della Cancellieri amica dei Ligresti e del neogaleotto Clini, che subito arriva l'altro schiaffo del presidente della Confindustria, l'ultimo imprenditore italiano ad aver trovato soldi da buttare nel calcio. Grandi sostenitori di Renzi, in favore del quale hanno schierato tutti i loro giornali, gli industriali italiani passano all'incasso. La ripresa? Non se ne parla, almeno fino a quando Fonzie non avrà smantellato del tutto le garanzie dei contratti di lavoro con quelle che loro, con un cinismo che rasenta l'orrore, chiamano riforme. E ve lo ricordate Fassina, quello che balbettava strane teorie un po' comuniste e faceva la foglia di fico della nuova Dc? E' pronto a salire a bordo
Anche per oggi non si vola, in attesa del prossimo uomo della Provvidenza. 

martedì 27 maggio 2014

Il grande sogno maggioritario della sinistra: diventare la DC

Si sta realizzando il grande sogno maggioritario di Wa(l)ter Veltroni, l'unico ad avere chiara la visione che in Italia la sinistra non vincerà mai a prescindere, a meno che non occupi quel gran vuoto lasciato dalla cara vecchia Democrazia Cristiana. Fin qui ci aveva pensato Silvio, ma ultimamente è caduto un po' in disgrazia e quindi il testimone è stato raccolto con grande successo dal suo figlioccio illeggittimo, quel Matteo Renzi che - finalmente - nessuno potrà mai davvero accusare di essere un comunista. 
La vittoria del Pd alle elezioni europee è stata senza dubbio nettissima, al di là di ogni più rosea previsione, ma definirla "storica", in quanto prima affermazione netta della sinistra in Italia, significa avere un concetto un po' vago della sinistra. I numeri come al solito ci raccontano un'altra verità. 
Dalle elezioni politiche di solo un anno fa la percentuale dei votanti è scesa dal 75,1% al 55,3%, il che significa che rispetto al febbraio del 2013 sono rimaste a casa altre 8 milioni di persone. Il Pd ha ottenuto 11,2 milioni di preferenze, con un balzo notevole rispetto agli 8,6 milioni avuti alle politiche, ma il "pieno" di cui vaneggiano i giornali amici è un po' più complesso di quello che sembrerebbe. Alle politiche, la sinistra alleata con Bersani, quella di Sel, ha avuto oltre un milione di voti, mentre altri 765 mila sono andati alla lista di Ingroia. Oggi la Lista Tsipras ottiene circa 1,1 milioni di preferenze (praticamente la somma delle liste di sinistra radicale che si sono presentate alle politiche). Grillo ha perso quasi tre milioni di voti, dagli 8,6 del 2013 ai 5,8 milioni di oggi; Silvio Berlusconi è andato più o meno allo stesso ritmo scendendo dai 7,3 milioni delle politiche ai 4,6 milioni di queste Europee e alimentando - ma non troppo - il partitello di Alfano, che ha ottenuto il quorum e 1,2 milioni di voti, ma la metà erano già dell'Unione di Centro
Difficile davvero credere che Renzi abbia conquistato gli elettori di Grillo o i fan del povero Silvio, ormai condannato all'oblìo: i voti che mancano all'appello di questi due straordinari guitti (uno magari un po' meno straordinario) sono quelli delle persone che hanno scelto di non andare alle urne. 
Dove ha pescato a piene mani dunque il Mostro di Firenze? Ha conquistato 1,6 milioni dei 2,8 milioni di malati di mente che nel 2013 avevano votato per Mario Monti, l'uomo che verrà ricordato come il peggiore affossatore dell'economia italiana di tutti i tempi assieme al suo governo di tecnici (l'ultimo, Corrado Clini, lo hanno arrestato ieri perché faceva la cresta sugli aiuti all'Iraq), perché - diciamoci la verità - nessuno come Renzi può ancora presentarsi come il garante della filosofia bocconiano-italiota, quella dello sfruttamento, del liberismo selvaggio, della mazzetta facile e dell'evasione fiscale. 
Ora Fonzie è a un bivio. Ha scoperto le carte troppo presto. Con la sua attuale maggioranza di governo non riuscirebbe neanche ad approvare la manovra finanziaria bis che si renderà inevitabile, figuriamoci le riforme. Chissà se si farà tentare dal tutto per tutto. Ma alle politiche sarà una storia diversa. 

venerdì 16 maggio 2014

Manager pubblici, stipendi e bugie: Pansa lascia il timone a Moretti e incassa 5,45 milioni

Fra le tante buffonate messe in scena da Matteo Fonzie, risale a un paio di mesi fa quella - meravigliosa - del tetto allo stipendio dei manager pubblici. “Piaccia o non piaccia il governo intende andare fino in fondo. E’ il modo di fare la pace con gli italiani”, ha dichiarato il premier con una buona dose di populismo da far impallidire anche Beppe Grillo. Ma si sa, il segretario del PD certi poteri non li può mica sfanculare così e ha fatto una rapida marcia indietro quando Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, ex sindacalista della CGIL e oggi Paperone da 850 mila euro l'anno di stipendio, ha fatto la parte dell'offeso, perché in Germania - dice lui - il suo omologo prende tre volte tanto. Il fatto che Moretti sia stato rinviato a giudizio e sia in attesa di processo per la Strage di Viareggio - e quindi in Germania lo avrebbero mandato a giocare a bocce ai giardinetti - è evidentemente un particolare secondario. 
Ma il PD poteva dimenticarsi degli amici? Prima ci ha pensato Letta, che ha vergognosamente giustificato la scelta dello Stato di non presentarsi come parte civile al processo. Moretti è stato poi premiato e messo a zittire con un bel posto da amministratore delegato di Finmeccanica, società per azioni coinvolta in una incredibile serie di scandali il cui azionista di maggioranza rimane il Ministero dell'Economia. Andrà a sostituire Alessandro Pansa, bocconiano come tutti quelli che stanno lentamente facendo a pezzi questo paese, figlio del noto giornalista Giampaolo, quello che dopo aver militato per anni a sinistra è diventato revisionista per conto della Mondadori, che per il suo lavoro durato pochi mesi - il cui unico risultato è stata la nomina di Gianni De Gennaro alla presidenza, tanto per tenersi buoni i servizi segreti, visto che la principale attività dell'azienda è quella di vendere armi all'estero - avrà una buona uscita "risarcitoria" di 5,45 milioni di euro. 
Verrà un giorno in cui i manager pubblici italiani - i peggiori del mondo - risarciranno loro gli ingentissimi danni che hanno provocato?

martedì 13 maggio 2014

Le inutili elezioni europee, Italia ferma a Tangentopoli

Per me è come un incubo che si ripete tale e quale nel corso dei decenni. Alla faccia di tutti questi clown riciclati che adesso pontificano di politica e pretendono di rappresentare il nuovo, l'Italia - come era facilissimo immaginare anche senza avere le prove - rimane ferma a Tangentopoli. Gli ex socialisti, ex democristiani ed ex comunisti continuano a rubare a piene mani, come dimostra l'indagine sui lavori dell'Expo, a vivere nella più totale illegalità, come dimostra l'ennesimo caso di thriller alle vongole in cui è coinvolto uno dei più tristi personaggi del craxismo riciclato in berlusconismo, il Ministro della casa a sua insaputa, che perde la testa davanti a due tette rifattissime e poi finisce in manette come favoreggiatore di un latitante condannato per camorra. "Era un amico", si è giustificato. Gli crediamo, solo certa gente può avere amici così. 
Il pregiudicato più pregiudicato d'Italia sta intanto facendo danni con i vecchietti dell'ospizio al quale è stato affidato, mentre il bluff umano che fa attualmente finta di governare dice che lui sull'Expo ci mette la faccia, senza pensare che ce l'ha già messa e ha fatto pure una figuraccia di merda, che peggio non si poteva. 
Non bisogna essere Beppe Grillo per dire che tutto quello che tocca la politica diventa merda, corruzione, prostituzione, criminalità organizzata e che era chiaro anche ai bambini che l'Expo era solo una scusa per spartire parecchi soldi fra i soliti noti, ovvero politici e imprenditori amici dei politici. 
E' ora di staccare davvero la spina a questa gente, non votando per Movimenti di piccoli borghesotti sprovveduti, ancora indecisi se prendersela con i negher o con l'euro, o con la Merkel, ma semplicemente rimanendo a casa il prossimo 25 maggio, o - sperando nel bel tempo - a fare una bella gita al mare. 
Le elezioni europee non servono a nulla, i partiti a Strasburgo non contano nulla, il Ppe resterà il gruppo più grande solo perché continuerà a tenere dentro Forza Italia nonostante tutti abbiano ormai le prove che si tratta di un'associazione a delinquere fondata da delinquenti, ma aprirà alle larghe intese con i socialisti per evitare che gli antieuropeisti l'abbiano vinta troppo spesso. E i socialisti saranno contenti di continuare ad avere la loro bella fetta di torta. Non sia mai che si faccia davvero opposizione.
Ormai, triste dirlo, perfino l'Europa sta cominciando a somigliarci. 

lunedì 5 maggio 2014

Le cinque figurine del Pd in cima alle liste delle Europee

Se vi mancava un motivo per non votare il partito dell'autonominato Matteo Renzi alle elezioni europee, date un'occhiata alle cinque figurine messe a guidare le liste del PD nelle diverse circoscrizioni. Per il nord-ovest avrete la possibilità di votare per Alessia Mosca, democristiana doc, cresciuta nei giovani popolari e poi al fianco del trombato Enrico Letta, membro della direzione nazionale della Margherita e dei Giovani popolari europei. A nord-est invece non sono più fortunati con Alessandra Moretti, che la biografia vuole "figlia di uno storico militante del Partito Comunista e nipote di un partigiano democristiano" (evviva Peppone  e don Camillo), passata dal Pd a sostenere una lista di Forza Italia in Veneto, poi tornata nel Pd con Bersani e infine trasformata in renziana con tanto di certificato. L'Italia centrale potrà invece contare su una vera esperta di Europa e politica internazionale, la ex assessore all'ambiente del Comune di Scandicci (50 mila abitanti in provincia di Firenze e patria del Mostro) Simona Bonafè, anche lei ex democristiana della Margherita e parte del cosiddetto cerchio magico di Fonzie. 
Entusiasmo alle stelle per gli elettori del sud che troveranno in cima alla lista Pina Picierno, la massaia che tutti gli italiani sognano di sposare, visto che è in grado di fare la spesa per due settimane con 80 euro, e che vorrebbe che i cantanti facessero il loro mestiere, non come quel cattivone di Piero Pelù. Lei è una campionessa mondiale della giravolta: partita con una tesi di laurea sul "linguaggio" del suo idolo Ciriaco De Mita, prima di aggregarsi al carro di Renzi è stata prima veltroniana e poi franceschiniana. L'apoteosi finale e nella circoscrizione delle isole, dove si presenta Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco assassinato dalla mafia, ex assessore alla famiglia (!) della Regione Sicilia nominata da Raffaele Lombardo, rinviato a giudizio per corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. Nominata capo del Dipartimento della giustizia minorile da Paola Severino e confermata dall'amica dei Ligresti, Anna Maria Cancellieri
Oltre a essere persone di bassissimo profilo e di origini culturali parecchio lontane da quelle della sinistra, le cinque amazzoni di Renzi si distinguono per un'altra importante caratteristica. A parte la Chinnici, che ha fatto il magistrato (come il babbo, un posto sicuro), le altre non hanno mai fatto un tubo al di fuori di una impalpabile attività politica.
Non potrebbero affidarsi a Genny 'a carogna?