venerdì 31 maggio 2013

Alemanno punta sui cattolici e la famiglia. Peccato che il suo consulente sia stato condannato per pedofilia

Gianni Alemanno deve giocare sporco per cercare di colmare al ballottaggio per il Comune di Roma  il distacco che lo separa dallo sfidante Ignazio Marino. In questi giorni le sta provando di tutte: raffiche di assunzioni, inaugurazioni fantasma e soprattutto battere bene sul chiodo dei valori della famiglia e del cattolicesimo, che a Roma, si sa, possono spostare parecchi voti.
Va letta in questo senso anche la sua partecipazione alla Marcia per la vita, che ha visto scendere in piazza integralisti da operetta e un po' tutte le associazioni neofasciste, che grazie ai pretesti forniti dalla Chiesa cattolica, guadagnano un po' di visibilità. Marino (che pure si definisce un credente) viene considerato un pericolo per i potenziali "vulnus" che potrebbe infierire a quel simulacro che è la famiglia secondo i cattolici, solo per aver detto sì a un misero registro delle unioni di fatto. 
Alemanno invece sì che è un vero timorato di dio.
Tanto per fare un esempio illuminante, durante la campagna elettorale del 2008, aveva ingaggiato come garante per le politiche della famiglia e le periferie don Ruggero Conti, arrestato pochi mesi dopo mentre era in procinto di partire con un po' di ragazzetti per la Giornata mondale della gioventù di Sidney. Un vero "amico dei ragazzi", infatti viene accusato di aver commesso nell’arco di dieci anni violenza sessuale su sette minori e induzione alla prostituzione, condannato in primo grado a 15 anni con pena confermata oggi in Appello.
Questi sì che sono buoni cristiani.

Silvio e le donne, Emilio e Lele gli "assaggiatori"

Nei giorni scorsi è suonata forte la grancassa per la (finta) difesa dei diritti delle donne. La ragazza bruciata viva in Calabria dal suo "fidanzatino" (sì, qualche giornale lo ha definito così) ha spinto tutti i partiti compatti ad approvare all'unanimità la Convenzione di Istanbul contro la violenza nei confronti del genere femminile. Grandi fanfare, battimani bipartisan, commozione della presidentessa della Camera. 
La relatrice del provvedimento era Mara Carfagna, ex modella di calendari di discutibile gusto, ex chiodo fisso di Silvio Berlusconi (al punto da provocare la costosissima e definitiva rottura con la moglie), quella che una volta disse che "il segreto per volersi bene è quello di poter procreare" e che le coppie omosessuali sono "costituzionalmente sterili" (chissà quale pensiero voleva esprimere con questi concetti un po' faticosi), che quando qualcuno ha fatto notare come fosse leggeremente paradossale che proprio lei relazionasse sui diritti delle donne sfruttate e sottomesse, si è offesa a morte e alla parlamentare del Movimento 5 Stelle che su Facebook aveva ironizzato su quale fosse il vero ruolo femminile all'interno del Pdl ha risposto che "la violenza e la giustificazione di essa nasce proprio dall’imbecillità dei preconcetti o da battute ad effetto". 
Tanto per mettere in chiaro i preconcetti, fra le tante perle del caso Ruby, oggi dalla requisitoria nel processo a Emilio Fede e Lele Mora i due sono stati definiti "assaggiatori di buoni vini" per conto di Silvio, per il quale sceglievano le ragazzine più appetibili. 
Ecco, il capo della Carfagna le sceglie così le donne: le fa "assaggiare".  Un vero signore.

martedì 28 maggio 2013

Amministrative: Letta esulta ma le larghe intese vengono bocciate senza appello

Era tradizione delle consultazioni della Prima Repubblica commentarle con soddisfazione anche se non ce'ra niente da essere soddisfatti. Merito del proporzionale puro, che teneva in vita formazioni politiche con percentuali da prefisso telefonico, con i loro rappresentanti che andavano in tv a cantare vittoria perché magari avevano conquistato uno 0,1% in più, e quelli del Pentapartito che si scambiavano allegramente qualche punto e restavano al governo tutti insieme. L'arrivo del maggioritario e delle elezioni dirette del sindaco, dei presidenti di provincia e dei governatori regionali ha reso il trucco un po' più difficile, ma siccome siamo in tempo di revival, il prestanome democristiano del governo delle "larghe intese", Enrico Letta, ha esultato di fronte ai risultati delle amministrative sostenendo, con una faccia di bronzo che evidentemente è nel dna della famiglia, che il voto ha promosso il governo.

lunedì 27 maggio 2013

A Bologna vince la scuola pubblica, ennesima sconfitta del Pd

Il Partito Democratico registra l'ennesima sconfitta nella sua antica roccaforte di Bologna, dove il referendum sui finanziamenti alle scuole paritarie (leggi cattoliche) ha dato una risposta inequivocabile: i fondi pubblici devono essere impiegati per la scuola pubblica. Anche su questo imprescindibile tema di principio la sinistra si è spaccata in due, mostrando il suo lato peggiore, quello che di fronte ai diktat del Vaticano ancora cala il capo. 
Contro il referendum si erano schierati tutti, dal sindaco Virginio Merola (un simpatico personaggio che considera degli "estremisti conservatori" coloro che hanno promosso la consultazione contro le sue decisioni e si è messo a fare il tour delle parrocchie), fino ai ministri Maurizio Lupi, che è di Comunione e Liberazione e quindi la sua posizione è anche comprensibile e alla ministra della Pubblica Istruzione, Maria Chiara Carrozza, che è del Pd e quindi... uguale, passando per l'onnipresente presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che ultimamente non è che faccia il pieno di consensi quando mette il naso fuori. 
Il principio sostenuto da questi signori è paradossale: la scuola privata consente allo Stato di risparmiare. Un concetto che dovrebbe far arrossire o ridere chiunque sia dotato del minimo senso della logica. E' come se la Fiat chiedesse più soldi, perché vendendo più macchine farebbe risparmiare allo Stato quelli per gli autobus.
La democrazia e il senso civile in mano a gente senza scrupoli, che per un pugno di dollari è disposta ad affermare qualunque idiozia suggerita dalle sacre tonache, tutto nel nome della "sussidiarietà", un neologismo coniato per giustificare la resa dello Stato di fronte agli interessi confessionali e/o privati (ti pago per fare quello che dovrei fare io e naturalmente non controllo quello che fai di questi soldi).
Nonostante il boicotaggio, attraverso il no all'election day, e malgrado tutto il tam-tam delle strutture del partito, un bolognese su tre (non male per un tema che evidentemente non appassionava tutti) è andato a votare e quasi il 60% ha votato "a sinistra". 
Una cosa così, semplice semplice, che evidentemente la sinistra ormai non ritiene neanche lontanamente possibile.

venerdì 24 maggio 2013

Obiezione di coscienza: l'abuso di medici e farmacisti (sedicenti) cattolici

L'obiezione di coscienza è un diritto civile. In Italia centinaia di persone sono finite in carcere per renitenza alla leva, prima che questa scelta non violenta venisse regolamentata per legge nel 1972. Gli obiettori però non facevano il servizio militare senza usare le armi, facevano semplicemente altro e per molto tempo anche con un periodo di servizio più lungo rispetto a chi finiva in caserma.
Oggi, abolito il servizio militare obbligatorio, l'obiezione di coscienza non è più necessaria: chi non vuole imbracciare le armi sceglie di fare qualcosa d'altro. Per medici e farmacisti, invece, non funziona così. Grazie a una norma della legge sull'aborto, la celebre 194 del 1978, ginecologi, anestesisti e personale paramedico possono scegliere di non praticare l'interruzione volontaria di gravidanza, trincerandosi dietro le loro convinzioni fideistiche. Ora uno si chiede: posto che la legge risale a 35 anni fa, chi nel frattempo ha intrapreso la carriera non poteva semplicemente fare altro se pensava che la sua coscienza gli impedisse di applicare una norma dello Stato, confermata da un referendum popolare? Evidentemente le regole non valgono per tutti. Come non valgono per i farmacisti che si rifiutano di vendere anticoncezionali e che pure sono titolari di una licenza concessa dallo Stato.

lunedì 20 maggio 2013

Il Pd e la sua schizofrenia politica: non se la sentono di farlo con Berlusconi e rendono ineleggibile Grillo

"Destra e sinistra sono uguali". Di solito se sentite pronunciare una frase del genere vuol dire che il vostro interlocutore è di destra e un pochino se ne vergogna pure. Ma è da molto ormai che quello che un tempo sarebbe stato tacciato, giustamente di qualunquismo, ha trovato degnissima legittimazione.
Cosa pensare infatti di un partito che sotto gli occhi dei suoi attoniti milioni di persone si sta lentamente trasformando in una formazione di centro, neanche troppo progressista?
Attualmente le macerie del partito voluto da Veltroni hanno prodotto Enrico Letta, un Presidente del Consiglio orgogliosamente democristiano e addirittura un po' filoandreottiano, un segretario reggente ex socialista dei tempi di Craxi, Guglielmo Epifani, che non scende in piazza con la Fiom perché lui vuole "rappresentare tutti" (tutti chi?), i futuri candidati alla segreteria che includono un altro democristiano doc come Matteo Renzi e il "banchiere" Sergio Chiamparino, uomo di riferimento della Fiat
Scelte imbarazzanti.

venerdì 17 maggio 2013

Papa Francesco e il finto anticapitalismo

Papa Francesco è sicuramente più lucido e furbo del suo predecessore. Sa che deve recuperare una clamorosa caduta di immagine dovuta a una serie di vergognosi scandali che sotto i due precedenti pontificati hanno travolto la Chiesa, dai preti pedofili nascosti sotto il tappeto al riciclaggio di denaro attraverso la banca papalina. La sua elezione è stata probabilmente il riconoscimento che ormai in Europa la battaglia contro il secolarismo è perduta e che è meglio rivolgersi agli altri continenti, dove il cattolicesimo è fortemente insidiato dalla sette pentecostali.
Da quando è stato eletto Papa, Bergoglio ha fatto un sacco di promesse: la riforma della Ior che nessuno si aspetta che si farà, l'apertura ai fedeli divorziati che già è stata sminuita dalle alte gerarchie, lo "sblocco" della pratica di beatificazione di monsignor Romero, martire delle teologia della liberazione, che ancora resta nel mondo delle buone intenzioni, visto l'astio con cui da Roma hanno sempre guardato ai sacerdoti sudamericani in lotta contro i dittatori appoggiati da Santa Madre Chiesa.
Ieri la nuova versione shock: il Papa è un compagno.

giovedì 16 maggio 2013

D'Alema e Bersani come Totò e Peppino

A metà fra la banda degli onesti e Totò e Peppino divisi a Berlino, i due ex amici Pier luigi Bersani e Massimo D'Alema continuano a regalarci perle in serie sulla loro scarsa abilità di capirci un tubo di quello che accade loro intorno. L'ultima proprio oggi: il lider maximo, prima del disastro combinato dal Pd per la corsa al Quirinale avrebbe suggerito allo smacchiagiaguari di farsi da parte e di proporre a Grillo il nome di Stefano Rodotà per la Presidenza del Consiglio, ottenendo un netto rifiuto. 
La portavoce del rottamato ex inventore della Bicamerale ha detto che nell'articolo riportato da un quotidiano ci sono frasi virgolettate che D'Alema non ha mai pronunciato. Una smentita alla D'Alema, una sostanziale conferma che uno dei bastoni più grandi fra le ruote della formazione di un governo che avrebbe definitivamente affossato il Caimano è stata l'ostinazione del suo segretario, che non si voleva proprio rassegnare al fatto che non sarebbe andato a Palazzo Chigi. 
Sarebbe servito a qualcosa? Certo, quantomeno ad evitare la schizofrenia attuale di questo ex partito che mentre governa con Berlusconi, manda avanti il suo capogruppo al Senato a dire che il re del bunga-bunga è ineleggibile. Uno sdoppiamento della personalità da manuale di psichiatria. 
O da comica finale.

mercoledì 15 maggio 2013

Spende 30 milioni per il bunga-bunga, un italiano su quattro lo vota lo stesso

Alle ultime elezioni più di un italiano su quattro (esattamente il 29,1%) ha dato la sua fiducia a un uomo, che oltre ad aver accumulato nella sua vita condanne che senza le leggi su indulti, prescrizioni e legittimi impedimenti, lo avrebbero portato ai livelli di Totò Riina, è così poco intelligente che ha speso trenta milioni per comprare il silenzio di un gruppo di prostitute che portava abitualmente dentro casa sua e i relativi pappa. 
Tutto questo la dovrebbe dire lunga sulle ragioni della crisi che attanaglia questo paese, dove i servi del padrone cavalcano politicamente i gesti disperati di gente alla canna del gas, mentre la loro "bandiera" paga 2.500 euro al mese a 42 ragazze, ad alcune salda anche affitto e bollette, altre ottengono contratti in Mediaset, sostanziosi bonifici bancari e regalìe varie.

martedì 14 maggio 2013

Razza padrona, il capitalismo straccione che sostiene la politica

Se qualcuno vi avesse convinto, tipo quei simpaticoni del Movimento di Oscar Giannino, che i guai dell'Italia sono legati alla cosa pubblica, date un'occhiata al servizio del Fatto Quotidiano che racconta chi sono e cosa hanno regalato ai politici in tanti anni di ossequi interessati i "benefattori della casta". 
Fra le tante ragioni del fallimento sociale di questo paese, c'è di sicuro anche il fatto che qui da noi i capitalisti sono dei gran straccioni, che sul mercato non ci sanno stare se non spinti, aiutati, blanditi e coperti dalla politica.

lunedì 13 maggio 2013

Altro che web, l'eversione è al governo

La scorsa settimana il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso parole di condanna nei confronti dell'antipolitica definendola potenzialmente eversiva e come al solito quasi tutti i commentatori italiani si sono esibiti nel miglior repertorio di piaggeria, definendola una lezione di politica. "La violenza va combattuta, fermata, scongiurata prima che si trasformi in eversione. In questo momento non possiamo essere tranquilli davanti a esternazioni anche solo sul piano verbale o sul piano della propaganda politica", ha detto il Presidente, allarmato probabilmente dal fatto che nessun politico riesce ormai a mettere la testa fuori di casa o ad andare al ristorante senza che una folla di persone non cominci a insultarlo. 
Il principale garante dello status quo, l'ex comunista che piace tanto al centrodestra, forse fa finta di non vedere che la vera eversione in Italia sta al governo, il governo che lui ha contribuito a formare, il governo che ha apertamente e smaccatamente sponsorizzato fin dal giorno dopo le elezioni.

giovedì 9 maggio 2013

Governo in convento, la combriccola appesa a un filo

Come temevano i più, siamo di nuovo appesi alle bizze di Silvio Banana. Alla fine, i "democratici" che hanno deciso di partecipare a questa ridicola spartizione delle poltrone nel nome della governabilità pagheranno il prezzo dell'aver solo rimandato l'agonia. Per ora, l'uomo solo al comando preferisce non spezzare il filo, invitando i suoi dipendenti a fare commenti in suo favore dopo la conferma in Appello dei quattro anni per frode fiscale, ma a non minacciare la stabilità di questa specia di maggioranza-gregge quantomai appesa alle follie del vecchio satiro. 
Infatti, se controllate in rete, è un fiume di attestati di lecchinaggio nei confronti del capo, ma senza che nessuno intenda incendiare la prateria, anche se la palma della dichiarazione più ridicola appartiene come al solito al Pd.

mercoledì 8 maggio 2013

Fratelli d'Italia, il nuovo taxi "nero" a disposizione di Silvio

La battuta di Enrico Mattei, che rispondendo a un giornalista che gli chiedeva conto del fatto che l'Eni aveva pagato anche il Msi disse "Per me i partiti sono come taxi: li uso, pago la corsa e scendo", è passata alla storia. E oggi i residuati della vecchia fiamma tricolore si presentano come il nuovo mezzo pubblico a disposizione del migliore offerente, ovvero Silvio Berlusconi. La sceneggiata di presentare una lista separata, messa in piedi da personaggi che devono tutto al Caimano, come Ignazio La Russa e Giorgia Meloni, ha ingannato qualche sparuto elettore di destra, in larga parte anzianotti, che pensando di non votare più per Silvio, ha scelto i Fratelli d'Italia, formazione particolarmente ridicola già dall'intestazione. La truffa non ha funzionato benissimo, ma l'apparentamento con il Pdl sì, al punto che con un misero 1,92% sono riusciti a eleggere una sparuta pattuglia di parlamentari, naturalmente sempre devoti al grande vecchio di Arcore.

lunedì 6 maggio 2013

Andreotti, simbolo dell'ineluttabilità e della malvagità della ragion di Stato

Stavolta lo seppelliranno per davvero. Chissà se porteranno mai alla luce la "scatola nera" che nascondeva nella gobba, come disse una volta Beppe Grillo, chissà se qualcuna delle verità che ha sempre tenuto perniciosamente nascosta verrà mai a galla, magari dai tanti faldoni che compongono il suo immenso archivio, chissà se nell'al di là in cui credeva ci saranno i demoni ad attenderlo con il forcone. 
Quello che è certo è che, malgrado il diluvio di dichiarazioni formali che ne ricordano la sua figura di statista, nessuno (a parte pochissime eccezioni) sottolineerà quanto la sua ragion di Stato sia costata carissima a questo paese. 
Giulio Andreotti è stato il paradigma vivente dell'anormalità della democrazia italiana, perpetuando all'infinito un potere che si è schiantato solamente grazie alla magistratura ed è poi risorto ai giorni nostri sotto mille nuove forme (non è un caso che l'attuale Presidente del Consiglio sia una specie di ammiratore incondizionato del suo illustre predecessore). 

Un blog anarchico, quindi religiosamente civile

Tre anni fa, dopo la pubblicazione del mio primo (e finora unico) romanzo, avevo aperto un blog intitolato come il libro ("Uomo bianco alla periferia dell'impero") che nei progetti avrebbe dovuto essere uno spazio dedicato alla promozione del romanzo e alle tematiche collegate, ma che poi nella pratica è diventato una palestra di scambi di idee politiche. Nessun successo "editoriale", nessuna rivelazione del web, nessun premio vinto, ma una platea sufficientemente estesa di lettori da convincermi a continuare.
Solo che conservare il titolo del romanzo non aveva molto più senso e fra l'altro, grazie alla non particolare intelligenza di molti pasdaran della rete, ingenerava anche qualche equivoco.