Immaginate cinquanta agenti armati della
Digos che nottetempo entrano dentro una villa di
Casalpalocco alle porte di Roma e portano via una donna apparentemente con l'unica accusa di possedere un passaporto falso (
poi smentita dal Tribunale di Roma). I
Navy Seal che hanno assaltato il rifugio di
Bin Laden erano solo 24. Immaginate che, dopo averla rinchiusa nel centro di detenzione di
Ponte Galeria insieme alla figlia di sei anni (!), abbiano bellamente ignorato ogni richiesta di asilo politico e le abbiano caricate su un aereo diretto in
Kazakistan, consegnandole nelle mani di due diplomatici di quel paese.
Chi saranno mai queste due pericolose terroriste? Sono la moglie e la figlia di Mukhtar Ablyazov, dissidente kazako e nemico numero uno del dittatore Nursultan Nazarbayev, grande amico di Silvio Berlusconi, che oggi le tiene praticamente sotto sequestro.
Non ci crederete, ma già due o tre giorni dopo questa extraordinary rendition che avrebbe fatto vergognare anche la Cia, il regime kazako emette una nota ufficiale nella quale si sottolinea che "la Procura italiana ha dichiarato che le azioni della polizia e l'atto giudiziario sulla espulsione sono fondate" e che (udite, udite) "le forze dell'ordine continuano i lavori sull'identificazione e l'arresto di Ablyazov".
Immaginate poi che della vicenda non sanno nulla nè il Presidente del Consiglio, Letta quello giovane, che ieri alla Camera ha balbettato un po' di pietose giustificazioni promettendo di fare chiarezza (sì, come no), nè il ministro degli Esteri, Emma Bonino, che parla di "figuraccia" per l'Italia dimenticandosi che la figuraccia è innanzitutto la sua.
Chi ha autorizzato questo schifo?
Il ministro dell'Interno dalla fronte inutilmente spaziosa,
Angelino Alfano, uno dei principali indiziati, si è guardato bene dall'ammettere che in questo paese i servizi segreti (militari e civili) e la polizia politica, quella istituita negli anni di piombo e che ha mantenuto una libertà di movimento assolutamente ingiustificata ai nostri tempi (eseguono direttamente le operazioni frutto delle loro investigazioni o magari "suggerite" da qualche livello più alto), hanno lavorato per conto di un tiranno che governa quel paese da più di vent'anni grazie a un sistema infallibile: alle elezioni si presenta da solo. Ovvio che per il nano di Arcore sia una specie di mito, oltre che
un amichetto del cuore insieme all'ex spia del
Kgb,
Vladimir Putin.
Silvio, con il suo solito fiuto per gli affari, ha capito che c'era da farci i soldi. E così,
come emerge da uno dei cablo di WikiLeaks, si sono lanciati come falchi la solita Eni, la solita Italcementi (che ha pagatop pure un po' di tangenti) e perfino il
Gruppo Todini, la società di
Luisa Todini, ex parlamentare di Forza Italia ed ex consigliere di amministrazione della Rai in quota centrodestra.
Secondo
Dagospia, dietro ci sarebbero i servizi segreti interni (
Aisi), e in particolare il loro capo, il generale
Arturo Esposito, che deve la sua nomina alla sponsorizzazione di
Renato Schifani.
Tutti insieme, appassionatamente. E fuori controllo.