sabato 20 luglio 2013

Il Kazakistan, la polizia e i figli d'arte che fanno carriera

L'uomo che ha svolto un ruolo chiave nella deportazione immediata di Alma Shalabayeva e della figlia di sei anni è un figlio d'arte. Il padre, Umberto Improta, è stato il chiacchieratissimo prefetto di Napoli e ancora prima responsabile dell'ufficio "politico" della stessa citta' e dell'Ucigos, l'ufficio centrale della polizia italiana che con la scusa della lotta al terrorismo perseguitò e torturò anche un sacco di gente che non c'entrava un tubo. Antesignano degli interrogatori Cia a Guantanamo, Improta era a capo di una squadraccia detta "Ave maria" che si occupava di torturare i detenuti politici della quale faceva parte anche un certo Salvatore Genova, che poi confessò tutto: uso massiccio di "waterboarding" e tortura dell'acqua, ma anche violenza sessuale, pestaggi e abusi psicologici, oltre alle normali tecniche di interrogatorio. 
Oggi c'è il figlio Maurizio, che come racconta il Fatto Quotidiano è a capo dell’ufficio stranieri della Questura di Roma. E' il suo ufficio ad eseguire il decreto firmato dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro – che, raccontano diverse fonti, ha uno stretto rapporto di amicizia con Improta – a tempo record, permettendo l’uso inconsueto di un volo appositamente affittato dall’ambasciata del Kazakistan.
Usi obbedir tacendo (anche se quello è il motto dei carabinieri) , questi presunti "servitori" dello Stato vengono ricompensati. Il figlio d'arte, infatti, sta per lasciare il posto dopo una promozione last minute. Solo un mese dopo il caso Shalabayeva, il dirigente che ha gestito il rimpatrio della famiglia kazaka ha saltato qualche decina di posizioni nella graduatoria delle promozioni annuali nella Polizia di Stato, preparandosi ad affrontare nei prossimi giorni il corso per super dirigente, una strada spianata verso la promozione ai vertici dell’amministrazione dell’interno.
Meraviglie dell'obbedienza. 

2 commenti:

  1. OTTIMO ARTICOLO T'ANDREBBE DI COLLABORARE CON NOI DI WWW.CENSURATI.IT

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perché no? Parliamone. Mandami un messaggio sullo posta del blog, oppure dimmi come posso contattarti io.

      Elimina