lunedì 22 luglio 2013

Bonino, il cinismo mestierante dell'ex radicale che non vuole disturbare gli affari in Kazakistan

"La Farnesina sta cercando soluzioni al caso Shalabayeva che non indeboliscano la posizione italiana in Kazakistan e che possano dare adito a misure di rappresaglia da parte del governo di Nursultan Nazarbayev". C'è tutto il cinismo mestierante della peggiore politica in questa dichiarazione del ministro degli Esteri, Emma Bonino, che dopo aver inanellato una serie di figure incredibili, oggi a Bruxelles ha avuto la faccia di dire tutta la verità (chissà se volontariamente, o con lo sprezzo tipico di chi sa che non pagherà mai le conseguenze della sua incapacità).
Di Alma Shalabayeva e della figlia di sei anni, deportate ingiustamente con la complicità dei vertici della Polizia italiana e degli amici di Silvio Berlusconi, non frega niente a nessuno. Non al Pdl, il cui proprietario sverna spesso in Kazakistan, dove trova materia prima per i suoi pigiama-party stile bunga-bunga, ma neanche agli altri, visto che di affari, in quel paese giudicato da tutta la comunità internazionale alla stessa stregua di una dittatura, ne fanno in molti.
"L’Italia rimane una delle principali fonti di investimenti diretti in Kazakistan e molte imprese italiane, nonostante gli effetti della crisi finanziaria globale, rimangono attive nei settori delle costruzioni, amministrazione di proprietà, materiali da costruzione, moda e alcool". A scriverlo, in un cablo rivelato da WikiLeaks, è l'ambasciata americana ad Astana, che nel 2009, in pieno governo del Caimano, desciveva così i legami fra i due paesi. Il bello, tanto per zittire subito coloro che pensano che in tutto questo ci guadagniamo qualcosa, è che ''le imprese italiane del settore delle costruzioni lamentano le pressioni e i ritardi nei pagamenti da parte delle autorità locali e centrali, mentre gli esportatori di moda e vino lamentano che gli utili sono principalmente incamerati dalle dogane e dai dettaglianti locali". 
Ovvero i soldi italiani finiscono nelle tasche del dittatore.
Gli affari con Nazarbayev sono iniziati subito dopo la dissoluzione del blocco comunista, nel 1992, ma con l'avvento al potere di Silvio, si sono moltiplicati. L'Italia rappresenta da vent’anni un partner privilegiato, specie da quando all’Eni fu affidato il più grande giacimento di idrocarburi scoperto da un trentennio.
Ma dopo i "pionieri" Eni sono arrivate una cinquantina di medie imprese, soprattutto di palazzinari e cementificatori, come Salini-Todini (società della ex parlamentare europea di Forza Italia Luisa Todini), Impregilo (proprio di recente finita nel mirino dei magistrati per i loschi affari a Panama insieme agli amici di Silvio), Italcementi, o quei geni dell'Unicredit,che hanno comprato una banca kazaka perdendo gran parte degli 1,5 miliardi spesi (gentilmente restituiti poi dai contribuenti italiani).
Non è l'Italia a guadagnarci dal business kazako. Sono solo gli amici degli amici, congregazione della quale la Bonino fa parte da ormai molto tempo, da quel lontano 1994 quando il Partito Radicale decise di cancellare la propria storia finendo sul libro paga di Arcore. 

3 commenti:

  1. Attilio Cece22/07/13, 17:05

    e questo si aggiunge all'altra figura di mer.a fatta dall'onorevole bonino nell'affare del permesso di sorvolo negato all'aereo del presidente Morales. Da vecchio (vero!) radicale sono solo contento che Adele e Giancarlo non siano più qui a vedere i comportamenti da prima repubblica di questa donnuccola.

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  2. Anche io ho votato praticamente sempre per i radicali fino alla "svolta" del 1994.

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  3. purttroppo anche per i radicali le polrtone, prima di ogni diritto di libertà dei popoli e delle persone sbandierate per tanti anni. mi viene in mente un altro partito che lottava per la libertà dei poli del nord.roma ladrona la lega non perdona,o era come è bella la polrona? scusate ma è passato tanto tempo,forse non ricordo bene. un cordiale saluto DE VILLA NELVIS.

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