mercoledì 3 luglio 2013

Il Parlamento sovrano? Non ai tempi di re Giorgio e della lobby delle armi

Il Parlamento sovrano? Ma quando mai. Giorni e giorni di dibattito per impedire o quantomeno ridiscutere l'acqusito degli inutili cacciabombardieri F-35, che ci costerebbero negli anni come un paio di manovre finanziarie, poi arriva re Giorgio e fischia la fine della ricreazione
Il Consiglio Supremo della Difesa, organismo costituzionale presieduto dal Presidente della Repubblica e composto dal Presidente del Consiglio e diversi Ministri e dal Capo di Stato maggiore della Difesa, si è riunito oggi e al termine del grande consulto ha partorito un criptico comunicato nel quale si sostiene che il potere del Parlamento "sui programmi di ammodernamento delle Forze Armate, non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell'Esecutivo".

 
Alla lobby delle armi è bastato che la maggioranza mettesse da parte la mozione presentata dalle opposizioni per approvarne una generica di rinvio,  non trasformando la facoltà di indirizzo del Parlamento in diritto di veto sulle decisioni dell'esecutivo in merito alla qualità e la quantità degli armamenti e mettendo la definitiva mordacchia a ogni possibilità di cancellare questo vergognoso spreco di denaro pubblico. 
Indovinate chi se l'è bevuta? Quelle vecchie volpi dei pacifisti (un po' a targhe alterne) del Pd, che invece di votare con Sel e Movimento 5 Stelle, hanno votato di nuovo con Silvio e su imbeccata del Quirinale. 
Saranno contenti a Finmeccanica, dove sta per arrivare un uomo per tutte le stagioni, l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro, l'uomo che guidava le nostre forze dell'ordine ai tempi del G8 di Genova. Dopo un "successo" del genere, in un altro paese non si sarebbe più sentito parlare di lui. Qui da noi, invece, viene considerato una persona affidabile, nonostante non sappia nulla di industria e sia anche leggermente "incompatibile" visto che è stato sottosegretario con delega ai servizi segreti del governo Monti e non potrebbe ricoprire ruoli in aziende partecipate per i dodici mesi successivi alla fine dell'incarico.

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