lunedì 29 luglio 2013

Silvio spera in un cavillo per sfangarla ancora una volta. Scommettiamo che ce la fa?

Una cosa è certa. Silvio ci spera che domani (o comunque nei prossimi giorni) salti fuori un cavillo, un garbuglio, un vizio di forma che consenta alla Corte di Cassazione di ribaltare, rinviare o sottoporre a un nuovo processo la condanna nei suoi confronti per la vicenda dei diritti tv di Mediaset. E' noto a tutti (ma molti fanno finta di niente) che la Cassazione quasi mai cancella una sentenza che nei due gradi di giudizio è stata la stessa. Ma come ai tempi dell'ammazzasentenze Corrado Carnevale, che solo sulla base di virtuali errori formali cancellava con un colpo di spugna tutte le sentenze nei confronti dei boss mafiosi (il magistrato fu prima condannato e poi assolto per insufficienza di prove per concorso esterno in associazione mafiosa), una via di uscita c'è sempre, magari tirando il pallone in tribuna e chiedendo il rinvio con una rinuncia strategica alla prescrizione.

Altro che toghe rosse, il collegio giudicante che da domani esaminerà il caso dal quale dipendono le sorti del governo e del leader del Pdl (e probabilmente anche del Pd) è composto da gente "amica", anche perché - malgrado quello che scrivono i giornali al soldo di Mediaset - è ampiamente documentabile come in Italia la maggioranza della magistratura sia di orientamento politico di certo non avverso al centrodestra. Un rapporto d'amore un po' guastato dalla insopprimibile voglia di non rispettare le leggi dell'amico Silvio, ma tant'è.
Il relatore sarà Amedeo Franco, consigliere della III sezione penale della Cassazione. È la sezione che ha già salvato Berlusconi una volta, prosciogliendolo dall’accusa di frode fiscale nel processo Mediatrade, anche se in quel caso ha di fatto confermato quanto già stabilito dal gup. Il presidente del collegio è un tale Antonio Esposito, padre di Ferdinando Esposito, pubblico ministero milanese figlio d'arte noto per le sue cene con Nicole Minetti (di recente condannato per il giro di prostituzione ad Arcore). 
La speranza di farcela è alta visto l'incredibile pressing effettuato dai suoi seguaci (con la complicità della Presidenza della Repubblica e di quella del Consiglio, che non perdono occasione di dire che se cade questo governo è a rischio tutto il paese), al punto che oggi una tiepidissima frase della presidente della Camera Laura Boldrini ("Ritengo che i singoli casi giudiziari non debbano interferire nella vita e nelle attività delle istituzioni") è stata accolta da raffiche di insulti da tutti i  berluscones più sfrenati, da Cicchitto alla Santanchè, passando per la Prestigiacomo e la Carfagna, la infinita schiera di miracolati del nano di Arcore, che a lui devono tutto. 
Scommettiamo che la sfanga, malgrado la colpevolezza sia stata riconosciuta in due diversi gradi di giudizio? I bookmaker, del resto, pagano di più l'assoluzione della condanna. Gente che se ne intende.

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