mercoledì 24 luglio 2013

Marchionne, quando il padrone parla di "regole certe" e perchè le vuole aggirare

"Prima di avviare qualunque altra iniziativa in Italia, abbiamo bisogno di poter contare sulla certezza di gestione e su un quadro normativo chiaro ed affidabile". Sibillina dichiarazione quella del manager col maglioncio, che all'indomani della sentenza della Corte Costituzionale sul contenzioso giudizario con la Fiom aveva pronunciato queste parole, accolte come un vaticinio da parte della stampa (controllata) e dai politici come Piero Fassino, controllato anche lui.
Sergio Marchionne voleva "regole certe"? Eccolo accontentato. La Consulta ha pubblicato le motivazioni della sentenza e ha scritto chiaro e tondo che il trucchetto di affidarsi allo Statuto dei lavoratori per impedire la rappresentanza sindacale alle sigle che non hanno firmato gli accordi interni non vale e ha dichiarato incostituzionale l'articolo dello Statuto del 1970 che consentiva l'esclusione. Insomma, forse non se lo erano mai sentito dire prima dalle parti del Lingotto, ma in Italia bisognerebbe rispettare la Costituzione, prima di blaterare qualsiasi scemenza sulle ragioni del mercato.
Marchionne non è però il tipo a cui piace essere contraddetto. E di fronte a una inequivocabile sentenza ha minacciato di trasferire la sede della Fiat in Olanda. Chissà perché questa scelta, forse perché in quel paese la rappresentanza sindacale è bassa, ma gli stipendi sono almeno del 30% superiori ai nostri, i contratti blindatissimi (quelli a tempo determinato non sono quasi mai inferiori a un anno), le garanzie sociali altissime, un salario garantito minimo che viene indicizzato due volte l'anno. Ma soprattutto, lì nei Paesi Bassi la gente come il manager Fiat la stangano di tasse senza pietà (l'aliquota sulle persone fisiche arriva al 52% superata la certo non principesca soglia dei 54 mila euro l'anno).
Invece Marchionne, che con oltre 7 milioni di euro di stipendio annuo è il secondo manager italiano più pagato, risiede - indovinate un po' - in Svizzera, dove ovviamente la tassazione è molto più favorevole. 
Anche lì però c'ha i suoi problemi contrattuali. 
Nel 2006 è stato denunciato dal sindacato svizzero UNIA per l'assunzione illegale di giardinieri italiani pagati un terzo del salario minimo nella sua villa di Blonay. 
Lui, originalissimo, ha detto che tutto è avvenuto a sua insaputa. 

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