mercoledì 17 luglio 2013

Il Kazakistan siamo noi

C'è un Ministro dell'Interno, che è anche Vice Presidente del Consiglio, che non sa nulla perché non conta nulla. C'è un Ministro degli Esteri, libertaria e pacifista a targhe alterne, che convoca l'ambasciatore kazako in Italia quasi due mesi dopo il fatto e lo trova in ferie. C'è un capo della Polizia, appena insediato (la buonanima del predecessore guadagnava il più alto stipendio fra tutti i dirigenti pubblici, 621 mila euro l'anno) che cade dal pero. C'è un capo della Squadra Mobile che parte lancia in resta su ordine dei servizi del Kazakistan senza sapere chi sia Muktar Ablyazov (magari bastava digitare su Google, visto che si trattava di un caso del quale si era occupata anche Amnesty Internationl). C'è un Prefetto che non vuol dire nulla di quello che è successo e nel frattempo si dimette. Poi però accusa il Ministro. Ci sono cinquanta agenti della polizia italiana che entrano di notte in una villa per rapire una donna e una bambina. Uno di loro "sembra un mafioso, ha la catena d'oro al collo e le dice: "Puttana russa". Cè una poliziotta dell'ufficio immigrazione, che "parla correttamente l'inglese", ma non capisce la richiesta di asilo politico. C'è un Presidente del Consiglio, che è il nipote del braccio destro del più fedele alleato del dittatore kazako, che non vede, non sente, non parla.
Il Kazakistan? Siamo noi.

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