giovedì 5 settembre 2013

La Chiesa all'origine di scambi e favori politici. Tutto per non pagare le tasse

Quando un paio di anni fa è cominciata a rimontare la polemica sulla banca del Vaticano, che non aderiva alle norme antiriciclaggio internazionali, e sul mancato pagamento dell'Ici da parte delle strutture ecclesiastiche, contestato come aiuto di Stato dalla Commissione Europea, tutti quelli che osavano parlarne venivano bollati come anticlericali pieni di pregiudizi. Quando il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi dava fuori di matto facendo rabbrividire tutti con le sue teorie economiche a favore della guerra e finendo anche indagato (sempre per riciclaggio), qualcuno aveva pensato di toglierselo dai piedi sostenendo una sua possibile infermità mentale. Molti politici, di entrambi gli schieramenti (poi dice che uno alle elezioni se ne resta a casa), continuano ad accreditare la tesi secondo la quale papa Ratzinger aveva avviato una rivoluzione all'interno dello Ior nominando il manager cattolico, ma scontrandosi con le temibili lobby vaticane, che più che gay sono molto amanti del potere. 
Ecco. 
Oggi viene fuori che Gotti Tedeschi non era affatto un matto e che non era stato messo lì per riformare un beneamato piffero, ma solo per trattare con i politici - con i quali aveva rapporti diretti - su questioni essenziali per la Chiesa cattolica. L'unica questione essenziale, anzi. 
I soldi. 
L'eccentrico presidente dell'Istituto conservava tutto: migliaia di mail e appunti riservati di corrispondenza con tanta bella gente, dai cardinali ai ministri, ai banchieri, ai parlamentari e, naturalmente, il Papa in persona. Trattava su tutto, preferibilmente con i parlamentari del Pdl da una parte (Angelino Alfano, Giulio Tremonti, e Alfredo Mantovano) e Tarcisio Bertone, Angelo Bagnasco e Benedetto XVI dall'altra parte. Girandole di favori, perfino un intervento sollecitato alla Cei sul biotestamento, in cambio della garanzia che dalle casse di mamma Chiesa non sarebbe uscito un euro. I preti mettevano bocca sulla nomine in Rai, sull'appoggio al governo Monti, su come aggirare le imposizioni dell'Unione Europea e battevano cassa, subito accontentati dal prodigo ministro banchiere Corrado Passera, per salvare il San Raffaele di don Verzè, il prete spretato amico di Berlusconi, che in vita ha collezionato una lunga serie di condanne per truffa, corruzione, abusi edilizi, perfino ricettazione di quadri rubati, ma c'è ancora chi pensa che sia stato un benefattore.
Ora l'archivio del matto, quello che diceva che per combattere la crisi economica bisogna fare più figli (davvero un fine economista, peccato che non ci siano più le piantagioni di cotone), sequestrato lo scorso anno nell'ambito dell'inchiesta sul riciclaggio bancario, non è più segreto.
C'è scritto nero su bianco quello che molti di noi sapevano da molto tempo. La Chiesa cattolica italiana è uno dei tumori maligni di questo paese. E con papa Francesco e il prode Enrico Letta non pagherà neanche l'Imu
Alleluia.

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