lunedì 16 settembre 2013

Gli appalti Tav e la "filosofa" del Pd

E' tristemente noto che la malavita e la politica (spesso difficili da distinguere l'una dall'altra) in Italia sopravvivono anche e soprattutto agli appalti. E in questo momento i più ghiotti sono quelli dell'Alta velocità ferroviaria. Ecco spiegato perché un ex partito di sinistra come il Pd annoveri fra i suoi esponenti tanti accesi sostenitori di quello che in sè sarebbe uno strumento di progresso, ma che in realtà si trasforma nella solita greppia dove vanno a mangiare un po' tutti quanti. Sulla Tav Torino-Lione si sono spesi fiumi di inchiostro e si sono consumati anche ingiustificabili atti di violenza, ma nessuno è riuscito veramente a spiegare a che cosa serve una linea di alta velocità in un tratto dove il traffico merci e passeggeri è in costante calo da anni. 
La spiegazione, come diceva la "gola profonda" del caso Watergate, si ottiene seguendo dove va il denaro. 
E il denaro della Tav va nelle tasche dei soliti noti.
Se qualcuno aveva dei dubbi, oggi è arrivata una conferma niente male. I magistrati hanno messo agli arresti domiciliari Maria Rita Lorenzetti, detta "la zarina di D'Alema", ex governatrice della Regione Umbria e messa a dirigere - chissà mai da chi e per quali meriti - l'Italferr, società del gruppo Ferrovie dello Stato che opera nel settore dell’ingegneria dei trasporti ferroviari e dell'Alta Velocità. La Lorenzetti, che di treni non è esattamente un'esperta, essendo laureata in filosofia (!), è accusata di corruzione, associazione a delinquere e abuso d'ufficio, per gli appalti del nodo ferroviario di Firenze: un "gioco di squadra", una "corruzione circolare", favori fatti a destra e sinistra, "sapendo che prima o poi chi ne fa parte ti ripaga".
Proprio una filosofia di vita.


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