mercoledì 4 settembre 2013

I campioni del Pd (6): il ritorno del garantista Violante

"Berlusconi (...) sa per certo che gli è stata data la garanzia piena, non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di Governo, che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l'onorevole Letta. A parte questo, la questione è un'altra. Voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni... Durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte".
Ecco, per chi non lo sapesse questa frase non è stata pronunciata da un comico. L'ha detta lui, l'incredibile Luciano Violante, in un intervento alla Camera pronunciato undici anni fa. Nonostante questa confessione che risale a quando il tumore Berlusconi non era ancora diventato metastasi, in giro c'è ancora qualcuno che pensa che votare per il Partito Democratico sia il modo migliore per contrastare l'evasore fiscale di Arcore. 

In molti, anche se sempre meno, ci sono cascati pure lo scorso febbraio e oggi siamo qui, con le stesse panzane di un tempo, a parlare di un pregiudicato condannato in via definitiva per il quale non si sa come, nè soprattutto perché, qualcuno invoca l'agibilità politica. 
Violante, da tempo caduto nel dimenticatoio, dopo un passato da "giustizialista" (Cossiga lo chiamava il piccolo Vishinsky, come l'esecutore delle purghe stalinane) è stata da molto tempo folgorato dalla luce del sire e viene ogni tanto riesumato dagli amici del Caimano. Così il Corriere della Sera, uno dei giornali più schierati a favore del salvataggio di Berlusconi a parte quelli che paga direttamente Berlusconi, lo ritira fuori dalla naftalina per fargli dire che la Giunta parlamentare dovrebbe accettare il ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge Severino, perché "la legalità comprende il diritto di difesa e impone di ascoltare le ragioni dell’accusato". 
Poco importa se l'accusato è stato già condannato in via definitiva e abbia votato assieme ai suoi scherani a favore di quella legge, che sancisce un sacrosanto principio morale (l'incandidabilità dei pregiudicati) e non rappresenta un ulteriore grado di giudizio dove potersi difendere.
Di fronte alle comprensibili proteste sul web di quei poveri cristi di elettori di centrosinistra, Violante ha rincarato la dose facendosi fischiare e spernacchiare anche alla festa del partito a Torino, dove come un autentico kamikaze e in compagnia del nuovo campioncino del Pd locale (Giusi La Ganga, classe 1948, l'uomo di Craxi nel capoluogo piemontese) ha ribadito il concetto. 
Naturalmente la risposta ottenuta è stata una nuova raffica di insulti. Il nostro non ha capito ancora che la sua gente ormai mette mano alla pistola quando sente uno del partito che anche solo lontanamente provare a giustificare le malefatte del loro avversario. 
E oggi ha concesso il tris.
Intervistato da Repubblica, Violante è andato al di là di ogni ragionevole stupore dicendo che "l'idea di annientare l'avversario è tipica della politica debole, quella che non ha la forza di confrontarsi con gli oppositori", come se applicare una legge nei confronti di un bandito riconosciuto come tale fosse un delitto. 
"Il Pd stava correndo il rischio del giacobinismo. Se vedi che un'auto va fuori strada devi avvertire l'autista. Per questo ho parlato".
In effetti, il Pd stava davvero correndo di finire fuori strada. Hai visto mai che senza il Caimano si dovessero vincere le elezioni.

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