martedì 17 settembre 2013

Banche, la crisi la pagheranno i lavoratori nel più tipico Italian-style

Bertolt Brecht disse: "Il vero ladro non è chi rapina una banca, ma chi la fonda". La frase appartiene al passato, alla concezione marxista secondo la quale il credito sviluppa la leva della produzione capitalistica, ovvero "l’arricchimento tramite sfruttamento di lavoro altrui", spinto fino alla truffa e all'imbroglio, limitando sempre di più il numero delle persone che sfruttano la ricchezza sociale. Concetto sorpassato?
La recente crisi del sistema bancario mondiale ha danneggiato le casse di numerosi Stati, che si sono chiaramente rifatti sulle tasche dei cittadini. Ovunque, naturalmente, i manager che avevano provocato enormi disastri sono magari andati a casa, ma hanno conservato proprietà e privilegi accumulati in anni di stipendi fuori controllo.
Noi, naturalmente siamo sempre più speciali degli altri. 

Secondo uno studio della Federazione bancari della Cisl, nel 2012  i massimi dirigenti bancari e assicurativi italiani hanno incassato in media stipendi 42 volte superiori a quelli dei loro impiegati. Enrico Cucchiaini di Intesa Sanpaolo guadagna 108 volte quello che prende un bancario. Federico Ghizzoni di Unicredit ed Enzo Chiesa di Bpm hanno ricevuto retribuzioni superiori alla media rispettivamente di 82 e 80 volte. In tutte queste banche si sono create voragini finanziarie che lo Stato italiano ha provveduto a colmare, grazie alla legge di stabilità voluta dal governo Monti, il più vicino di sempre alla casta dei banchieri. 
Nel 2011, l’ultimo anno per il quale sono disponibili informazioni, quasi cento dirigenti bancari italiani hanno portato a casa uno stipendio totale superiore al milione di euro con una media di 1,64 milioni a testa. 
E indovinate un po'? La crisi la pagheranno i lavoratori.
Con la faccia di bronzo che da sempre li contraddistingue, l'associazione dei banchieri ha deciso unilateralmente la disdetta del contratto nazionale dei dipendenti, bloccando gli aumenti contrattuali già decisi.
L'Abi, che fino allo scorso gennaio era presieduta da Giuseppe Mussari, il genio che ha provocato un "buco" da 740 milioni di euro al Monte dei Paschi di Siena e che si è dimesso dalla carica solo quando è stato letteralmente travolto dalle inchieste, ha motivato la sua decisione con una dichiarazione veramente priva di ogni senso della vergogna, imputandola alla crisi economica, l’elevato costo del personale e l’incremento delle sofferenze. Ovvero tutto quello che hanno innescato i loro manager milionari, tutti sponsorizzati da qualche padrino politico e tutti fortemente incapaci, oltre che spinti a dare credito ad altrettanti figliocci del loro padrino che poi magari non restituiscono i soldi.
Il capolavoro finale? Le banche sono in crisi anche per gli effetti della riforma di Elsa Fornero, la ministra piangente che naturalmente lavorava per Intesa San Paolo e la sua fondazione bancaria e lì ci ha piazzato anche la figlia, per colpa della quale si ritrovano con un sacco di dipendenti in esubero che non possono neanche mandare in pensione. 
C'è gente che paga decine di migliaia di euro l'anno per laurearsi alla Bocconi e poi combinare questi casini. Ma guai a dirlo troppo ad alta voce. L'accusa di vetero-marxismo vi perseguiterà fino nella tomba.

1 commento:

  1. Nulla cambia. Le caste ci sono sempre state. Una volta si chiamavano nobili o alto clero. Poi borghesi. Ora hanno un altro nome, ma lo spirito che anima queste persone è sempre lo stesso: quello dell'essere umano che vuole arraffare più che può, credendo di averne il diritto per nascita, per elezione, per unzione divina... E dimenticando che siamo tutti mortali.
    Non si cambia nulla con le leggi, né con le rivoluzioni. Solo il cuore degli esseri umani, se evoluto, può portare a veri cambiamenti.
    Ma non so come fare a cambiare i cuori.
    Mois aussi, quoique très amie de l'ordre, je suis anarchiste.

    RispondiElimina