martedì 19 novembre 2013

Vendola non si rassegna. La sinistra lo ha già fatto da un pezzo

Con il 3,2% alle ultime elezioni politiche, pari a poco più di un milione di voti, il partitino di Nichi Vendola non è andato molto meglio dell'infelice esperienza di Ingroia. Il governatore della Puglia è riuscito a piazzare un po' di gente in Parlamento solo grazie all'apparentamento con il Pd di Bersani ed ebbe il coraggio di dichiarare che l'alleanza con Rivoluzione Civile non era stata possibile a causa delle critiche che Ingroia aveva rivolto al Quirinale. ''Tra me e Ingroia non c'e' di mezzo Monti come barriera, ma Napolitano: l'assalto polemico continuo, l'arrembaggio nei confronti del Quirinale e' stata un'operazione politicamente e culturalmente sciagurata'', disse il furbo Nichi, schierandosi insieme a un partito che bene che fossero andate le elezioni avrebbe riportato al governo Mario Monti come ministro dell'Economia. Poi ci sono state le larghe intese e SEL ha deciso di chiamarsi fuori, avendo comunque già incassato la rappresentanza parlamentare. Forse era meglio scaricarlo, Napolitano.


La figura un po' untuosa di Vendola è stata indicata per molto tempo come l'unico vero leader della sinistra, nonostante fosse finito sotto indagine diverse volte per abusi di ufficio vari, dai soldi agli istituti ecclesiastici (perché pure essendo gay e portando l'orecchino, Vendola è un cattolico dichiarato, altrimenti non sarebbe saldamente accomodato su una poltrona politica) alla solita questione dell'Ilva.
Il livello del personaggio è uscito definitivamente fuori con la telefonata intercettata che lo vede ridere insieme a Girolamo Archinà, uomo delle pubbliche relazioni dell'Ilva, di un povero giornalista al quale il gorilla (più che il pr dei Riva) aveva sottratto il microfono per evitare domande imbarazzanti al suo padrone. 
Ma nonostante l'imbarazzante circostanza, il buon Nichi si adegua alla tendenza del "chiagni e fotti" che sembra animare la politica italiana tutta. E così scrive un furbesco articolo per l'Huffington Post nel quale si definisce vittima del giustizialismo di piazza come un Berlusconi qualsiasi (forse perché è davvero anche lui un Berlusconi qualsiasi) e sfida i suoi detrattori a spiegare cosa avrebbero fatto al suo posto per mantenere aperta la fabbrica delle morte e salvare il posto di lavoro a 20 mila operai, facendoli ammalare di cancro insieme alle loro famiglie. 
Ecco, magari leccare il culo al potente non è proprio l'idea migliore che possa venire in mente. Ma Nichi non demorde, ironizza sull'esproprio proletario (quando in realtà esproprio e nazionalizzazione sono istituti giuridici del nostro ordinamento e non appartengono solamente all'utopia marxista), resta in sella e si prepara ad affossare definitivamente anche quest'ultima scheggia della sinistra italiana.

1 commento:

  1. attilio cece19/11/13, 13:53

    Nichi, il tuo operato non ha giustificazioni. Ora, per favore, per il bene di chi ancora crede e pratica un socialismo onesto, tutti i giorni e senza amici/complici altolocati, chiedi scusa e rassegna le dimissioni.
    Se non lo fai anche quanto di buono da te fatto in nome della giustizia è destinato ad essere svilito.
    p.s. mi auguro anche che, andandotene, tu non vada ad occupare poltrone di sottogoverno o in qualche azienda locale chè quello sarebbe il colmo!!!

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