giovedì 14 novembre 2013

Militari italiani: finché c'è guerra c'è speranza per l'esercito di Pulcinella

Piazzisti d'armi mascherati da operatori umanitari, casta di superpagati e pieni di manie di grandezza, tanto retorici sul loro presunto ruolo sociale (pressocché inesistente, tranne quando qualcuno di loro scava poco e male sotto le macerie dell'ennesima tragedia ambietale) quanto cinici e pratici quando si tratta di maneggiare la vile pecunia e di fare lobby per conto dei grandi produttori di morte. Sono i militari italiani, che in questi giorni si ripropongono in tutto il loro splendore, grazie alla missione della portaerei Cavour che navigherà intorno all'Africa per 156 giorni facendo da "mercato viaggiante" del "made in Italy" delle armi da mettere in mostra davanti alle autorità dei vari paesi toccati durante il viaggio. La nave ammiraglia sarà accompagnata da altre tre navi e girerà attorno al Continente africano e alla Penisola Arabica. L'operazione è stata sponsorizzata dai nostri migliori fabbricanti di morte, come Finmeccanica, Fincantieri, Agusta Westland, Selex Es, Oto Melara Telespazio e il Gruppo Beretta, oltre alla Pirelli e alla Federlegno arredo (hai visto mai che qualche sceicco o leader tribale ha bisogno del parquet nuovo).


Ieri il ministro della Difesa, Mario Mauro, un cattolico dalla tipica propensione per  i buoni affari, ha smentito che si tratti di una missione pubblicitaria per i nostri costosi giocattoli letali. Così, senza aggiungere altro. Bisogna credergli per professione di fede. Poi si sa, siccome lui è di Comunione e Liberazione, ci ha infilato anche alcuni riferimenti a presunti compiti umanitari (balla epocale, a meno che non consideriate una missione umanitaria proteggere le petroliere dai pirati del XXI secolo). 
L'esercito di Pulcinella ci costa un occhio della testa. L'Italia spende ogni anno 23,1 miliardi di euro per i militari, dei quali oltre 19 per gli stipendi. Per accrescere la fetta che riguarda le spese per armamenti (una partita di giro con le aziende semi pubbliche italiane), gli organici verranno ridotti di decine di migliaia di unità, che saranno accompagnate alla pensione con trattamenti estremamente vantaggiosi (diciamoci la verità, mai visti prima per nessun'altra categoria) che naturalmente saranno a carico della collettività. 
L'inutilità delle nostre Forze Armate emerge con forza dalle cifre: abbiamo oltre 400 generali, uno per ogni 418 militari (quando negli Stati Uniti c'è un generale ogni 1.564 militari) e guadagnano fra i 4.000 e i 7.000 euro al mese (netti). E poi giù con appartamenti di servizio, promozioni automatiche, macchina con autista e benefit di ogni genere, fino alla squallidissima figura dei cappellani militari, come l'Ordinario monsignor Vincenzo Pelvi che prende settemila euro al mese netti e l'altro giorno era lì a concionare sui carabinieri morti a Nassiriya, uccisi dal miraggio di un guadagno maggiore, ma non certo paragonabile al suo. 
Un carrozzone che farebbe anche ridere. Se non fosse che prima o poi i guerrieri finiscono per davvero a giocare alla guerra.

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