martedì 7 gennaio 2014

Morti di Stato e Ministri accattoni, l'inutilità del giornalismo d'inchiesta italiano

A Washington due ottimi giornalisti sono passati alla storia per aver costretto alle dimissioni il presidente degli Stati Uniti solo riuscendo a dimostrare che qualcuno all'interno del suo entourage era a conoscenza del tentativo di intercettare le telefonate che partivano dal quartier generale del partito avversario. Senza nulla togliere a due leggende come Bob Woodward e Carl Bernstein, qui in Italia il loro lavoro non avrebbe avuto lo stesso successo. 
Mi capita di pensarci ogni volta che sento parlare di giornalismo dalle tristi facce che attualmente dirigono giornali, televisioni e agenzie di stampa, un branco di nominati dalla politica che ha lentamente affossato il settore, passando da una testata all'altra e rendendole via via sempre peggiori (basta pensare alla indecente fine che hanno fatto giornali come Repubblica, il Corriere e La Stampa, che vendono meno della metà di quello che vendevano solo pochi anni fa, ma i loro direttori non li smuovono neanche le cannonate.
Ci penso anche ogni volta che mi capita di vedere in tv trasmissioni come la puntata di ieri di Presa Diretta, tutta dedicata ai morti di Stato, un lungo penoso elenco di gente massacrata senza motivo dalle forze dell'ordine solo perché trovata ubriaca in giro o in possesso di qualche grammo di fumo o solo perché qualche agente si sentiva Clint Eastwood

Ci sono i nomi più noti, come Gabriele Sandri, Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, e meno noti come Michele Ferrulli, Riccardo Rasman e Stefano Brunetti, storie di inaudita violenza che hanno già suscitato sdegno in passato (portando ben poche conseguenze agli autori di queste crudeltà) e che viste tutte insieme come ieri provocano ancora più orrore. 
Oggi su Twitter #mortidistato e #presadiretta sono i trend principali, ma non c'è nessuna reazione politica, nessuna conseguenza politica, nessun articolo di politica che se ne occupi. Le agenzie vomitano dichiarazioni di pietosi carneadi tutti presi dalla battuta di Renzi su Fassina e dal destino del governo Letta. Tace il Ministro della Giustizia, che quando c'è da fare un favore ai Ligresti è invece molto attiva, tacciono i vertici delle forze dell'ordine (abituati a essere sepolti sotto palate di merda e a riemergerne facendo finta di niente), tacciono praticamente tutti i giornali, sempre molto presi dal lecchinaggio nei confronti di Giorgio Napolitano. Al punto che su Repubblica, un vecchio trombone come Mario Pirani - ex funzionario del Pci poi piazzato all'Eni - scrive un articolo in cui chiede che il Fatto Quotidiano sia denunciato per vilipendio nei confronti del Capo dello Stato.
Per non parlare delle rivelazioni fatte dallo stesso giornale nei confronti della ministra Nunzia De Girolamo, intercettata mentre si preoccupa degli affari di famiglia.  Una roba che in qualunque altro paese europeo le sarebbe costato il posto immediatamente. Qui una come lei si è anche permessa di non commentare, tanto la notizia è morta lì perché non l'ha ripresa nessuno.
E' la stampa italiana, bellezze. Sempre coi potenti, fino alla fine.

2 commenti:

  1. Non siamo mai usciti dal Minculpop se non per piccolissime e impotenti "eccezioni".
    Del resto la situazione dei grande quotidiani è stretta tra due morse.
    Da un lato il giornale è del padrone. Padroni come Berlusconi Della Valle o gruppi economici tipo FIAT o ENI. Dall'altro lato son servi dei partiti che fanno avere loro soldi e finanziamenti.

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  2. Io, qualche volta ma troppo raramente, percepisco di vivere nel romanzo di Orwell "1984"

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