venerdì 3 gennaio 2014

Fiat: preoccupati dalla fuga dei "giovani cervelli" non si accorgono della fuga della produzione

Quello della Fiat che si compra Chrysler è un grande affare. Ovviamente per gli azionisti della Fiat, perchè per i lavoratori italiani non lo sarà proprio. Preoccupati dalla fuga dei "giovani cervelli", le marionette che ultimamente agitano il teatrino della politica italiana non si sono accorti che ormai da questo paese è fuggita la produzione. L'azienda italiana per eccellenza manterrà un ruolo marginale in Italia, abbandonando il segmento delle utilitarie, che ha reso celebre il marchio, per dedicarsi a modelli imprenscidibili (che in Europa non venderanno un tubo) come i Suv. 

I giornali, che se non sono di proprietà della Fiat sono quantomeno legati alle sue ricche campagne pubblicitarie, si sono sperticati in titoli sciovinisti sugli italiani che si comprano gli americani, ma basta leggere un foglio un po' meno piegato a novanta gradi come il Wall Street Journal, per capire che si tratta di un "trucco". La Fiat ha infatti acquistato la Chrysler attingendo alle risorse dell'azienda americana e si conferma la casa automobilistica con il debito più elevato. Il titolo è considerato "junk" (spazzatura) dagli analisti, che continuano a non credere nella capacità di Sergio Marchionne di sostenere i "buffi". 
La Fiat, che perdere quote di mercato in caduta libera a causa della cronica mancanza di nuovi modelli, ha ottenuto dei risultati con la Chrysler perché il governo americano ci ha messo i soldi e perché i lavoratori - alla canna del gas - hanno accettato 28 mila esuberi, la riduzione del 30% degli stipendi e l'aumento dell'orario di lavoro. Quello che farà in Italia non è ancora dato saperlo e non sembra interessare molto i vari Letta, Napolitano e Fonzie-Renzi. 
Tanto c'è il job-act che ci porterà un milione di posti di lavoro, no?

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