martedì 15 ottobre 2013

Fazio non può dire quanto guadagna: paura che lo aspettino sotto casa?

Peccato che a metterlo in mutande sia stato Renato Brunetta, che certo non è il pulpito migliore dal quale pronunciare certe prediche. Ma era ora che qualcuno accendesse un riflettore sugli scandalosi compensi di Fabio Fazio, il presentatore tappetino che si metterà in tasca 5 milioni e 400 mila euro nei prossimi tre anni per un programma che, tralasciando giudizi di merito sullo squallore, non è prodotto dalla Rai, ma dalla Endemol
Di fronte al rissoso Brunetta, Fazio si è risentito sparandone una veramente grossa: "Sono orgogliosissimo dei soldi che prendo perché io faccio guadagnare la mia azienda, così come sono orgogliosissimo di restituire il 50% al fisco e di non avere alcuna denuncia per frode fiscale". Poi, forse resosi conto della sciocchezza, ha peggiorato la situazione: "Io non posso dire quanto guadagno. L'azienda mi vincola alla riservatezza. Non vado contro la mia azienda".
La Rai non è un'azienda privata (anche perché se lo fosse col cavolo che gli darebbe tutti questi soldi), anche se risponde alle regole di una società per azioni e in base a diversi pareri della Corte di Cassazione avrebbe il dovere o comunque la possibilità di rendere pubbliche e motivare le proprie spese, anche perché le perdite - che nel 2012 sono state la bellezza di oltre 245 milioni di euro - vengono ripianate dalla tasse. Quindi il milione e ottocentomila euro lordi l'anno, che poi diventano 900 mila netti, pari a circa 80 mila euro al mese (!), sempre netti, che percepisce uno come Fazio che non sa fare nulla, non è nessuno e deve la sua fortuna solo al modo mellifluo con cui tratta i potenti (che intervista anche senza essere un giornalista), li paghiamo tutti, con il canone e con la fiscalità generale.
Vedere le cifre servirebbe a capire anche se è vero che uno come Fazio raccoglie più di quello che costa, perché un conto è dirlo, un conto è vederlo, senza contare che da 11 anni occupa manu militari la prima serata di sabato e domenica, alternando politici rassicuranti a personaggi dello spettacolo e dello sport. 
Non esattamente una roba da avanguardia. 
Poi viene fuori che per avere un comico di seconda scelta come Maurizio Crozza, la Rai sarebbe stata pronta a spendere 25 milioni di euro, dei quali cinque netti sarebbero andati  proprio a lui, un tipo talmente poco professionista che l'anno scorso sono bastati due fischi sul palco di Sanremo per mandarlo in tilt. Per non parlare di Roberto Benigni, che nel biennio 2012/2013 si è messo in saccoccia la bellezza di 5,8 milioni con qualche comparsata e qualche letale lettura di Divina Commedia, o di tutta la pletora di giornalisti di centrodestra che hanno provato a fare i Santoro con risultati ridicoli. 
Già fanno ridere poco. La prossima volta che li vedete in televisione fare una battuta sui disoccupati, gli immigrati e i pensionati ricordatevi del loro conto corrente. 

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