mercoledì 23 ottobre 2013

Datagate, italiani spiati e il governo fa finta di nulla. Fedeli alla linea

Barack Obama non sa più a chi dare i resti per parare la figuraccia che l'ex dipendente dei servizi segreti del suo paese, Edward Snowden, gli sta facendo fare a puntate con la pubblicazione da parte della stampa dei suoi file segreti. Quello che tutti già sapevano fin dal 2001 è che gli americani hanno approfittato della guerra al terrorismo per spiare tutto il mondo, amici e nemici, senza distinzione. Le notizie hanno provocato la reazione indignata di mezzo mondo, dal Messico alla Francia, al Brasile, con i capi di stato e di governo che hanno cancellato incontri alla Casa Bianca in programma da tempo e hanno costretto Obama  a una penosa marcia indietro con tanto di promessa di indagine.
Indovinate qual è l'unico governo che invece si stende a mo' di zerbino? Ma il nostro, naturalmente, che vanta al suo interno un filoamericanismo d'accatto che ci rende i soliti Pulcinella.
Mentre Le Monde rivelava lo scandalo in Francia, il nostro presidente del Consiglio, Letta nipote, era a Washington per la sua bella photo-opportunity con il Presidente, che ha speso parole di elogio per l'Italia, l'alleato fedele cagnolino che al padrone non si ribella mai. Oggi a Roma, il capo del governo italiano ha incontrato John Kerry, segretario di Stato americano e Palazzo Chigi ha diffuso un comunicato ai limiti del servile. La questione, assicurano i palazzi, è stata posta. Magari cercando di non alzare la voce.
Al Copasir (il comitato parlamentare che si occupa dei servizi segreti), intanto, c'è stata l'audizione di Marco Minniti, uno dei Lothar di D'Alema, oggi sottosegretario con la delega all'intelligence. Il nostro, che è poi il simpaticone al quale dobbiamo l'acquisto degli F-35, come ha rivelato uno dei cablo di Wikileaks, ha avuto il coraggio di ''escludere che i Servizi sapessero'' e di dire che ''non c'e' nessuna evidenza che il caso francese sia avvenuto anche in Italia''.
Peccato che oggi il Corriere della Sera pubblichi un'intervista all'ex direttore dell’Ufficio italiano della Cia, dell’intelligence del Consiglio di sicurezza della Casa Bianca e dell’antiterrorismo a Washington, Vincent Cannistraro, il quale racconta come il sistema di intercettazioni riguardi un po' tutti e come l'Italia produca addirittura dei sistemi più sofisticati di quello americano. Per non parlare del sito di informazioni Globalist, che oggi rilancia quanto scritto a giugno: le azioni di spionaggio in Italia sono iniziate nel 2006, per volere del cowboy George Bush, quando l'arcinemico Hugo Chavez fece visita nel nostro paese.
Fedeli all'amico amerikano, a costo di fare la figura dei fessi, come il nuovo zimbello di Twitter, Gianni Riotta, al quale Glenn Greenwald, il giornalista di The Guardian che ha seguito il caso Snowden, ha detto senza mezzi termini che lui e il giornalismo sono "agli antipodi", facendo ridere la platea del social network per tutta la giornata di ieri.
Abbiamo conservato la palma del paese meno serio, fra quelli alleati dello Zio Sam. Un grande successo.

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