lunedì 7 ottobre 2013

La spending review? Facciamola sulle scuole private

A volte per dire qualcosa di sinistra, come chiedeva Nanni Moretti, basta anche solo pronunciare cose ovvie in questo paese alla deriva, sociale e politica. Per esempio sulla scuola, che anno dopo anno viene dissanguata di risorse da governi di tutti i colori. Sulla formazione, in Italia, non si è mai investito, perché prima di tutto bisognava alimentare il business delle scuole private, il 90% delle quali nelle mani del Vaticano o di congregazioni varie. L'istruzione ha subito lo stesso lento declino dell'assistenza sanitaria e in parte per lo stesso motivo: pagare l'obolo a Santa Romana Chiesa. 
Tanto per fare due cifre, l'insegnamento della religione in tutte le scuole italiane, ci costa un miliardo e 250 milioni di euro l'anno, ai quali vanno aggiunti 325 milioni di contributi agli istituti cattolici e 46 milioni alle università, sempre cattoliche. In tutti questi posti si pagano cifre che vanno da una media di 3.000 euro fino a 10 mila euro l'anno, una vera scala classista che dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che in Italia i servizi pubblici vanno pagati lo stesso, se non si vuole andare a scuola in aule senza riscaldamento e con i soffitti pericolanti o in ospedali dove ti lasciano tre giorni su una branda in corsia.
A fronte di questa ingente massa di denaro, centrodestra e centrosinistra hanno tagliato almeno 10 miliardi di fondi pubblici alla scuola in cinque anni. Ma tanto, chi se ne accorge? Si fa un bel decreto spendendo la faccia del ministro Maria Chiara Carrozza, che ha fatto parte del Movimento della Pantera, quindi sì che è una vera rivoluzionaria e "capisce le proteste". E' così brava che con il suo decreto di 300 milioni (un'elemosina) è come se avesse rimesso a posto le sdraio sul Titanic. Ma tanto, si sa. La stampa è lì pronta ad applaudire ogni penosa piroetta di questo governo (come dei precedenti).
Poi ogni tanto arriva qualcuno che dice una cosa ovvia, come il povero Stefano Rodotà, fatto passare per una sorta di brigatista rosso, quando è solamente un professore universitario che applica il senso logico e chiede di rispettare la Costituzione. 
"Quando ci sono risorse scarse e il denaro pubblico disponibile si è ridotto a causa della crisi economica, qual è il criterio per ripartirlo tra le varie esigenze, bisogni, finalità? Non può essere un criterio puramente economicistico, né un criterio di assoluta discrezionalità del governo. Il criterio lo troviamo nella Costituzione. Ci sono dei diritti fondamentali che la Costituzione indica e allora i criteri di ripartizione vanno proprio in questa direzione. Quindi, ammesso pure si possa pensare di dare denaro alla scuola privata, può avvenire solo dopo che tutte le esigenze della scuola pubblica siano state effettivamente soddisfatte".
Chapeau. 

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