Un paese senza lavoro e senza governo. Perlomeno senza un governo credibile. Chi infatti si fiderebbe ancora di un'ammucchiata così indegna da risultare addirittura ridicola? Nessuno, a meno che non sia in mala fede. E in mala fede sono tutti coloro che continuano a sostenere l'esecutivo del Letta minore. Mentre tutta Italia dipende ancora dalle bizze di un anziano puttaniere ("Finchè c'è Silvio c'è Bunga Bunga", ha dichiarato ieri una delle ragazze pagate a peso d'oro da Berlusconi, rassicurando un po' tutti) e le telecamere vengono puntate sul suo nuovo ometto di fiducia Raffaele Fitto (un campioncino che in linea con l'attitudine del partito si è già beccato una condanna a quattro anni in primo grado ed è sfuggito in passato agli arresti solo grazie al fatto che i suoi amici di tutti i partiti hanno respinto alla Camera la richiesta dei magistrati), l'Istat certifica per l'ennesima volta il dramma in cui stiamo vivendo.
Il tasso di disoccupazione a settembre ha segnato un nuovo record raggiungendo il 12,5%
in rialzo di 0,1 punti percentuali su agosto e di 1,6 punti su base
annua. E' il valore più alto dal 1977 (!) ed è aggravato dal dato sui giovani fra i 15 e i 24 anni), dove la disoccupazione è arrivata al 40,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali su agosto e di
4,4 su base annua.
Economisti e osservatori prezzolati dal grande capitale fanno spallucce e sostengono con la consueta faccia di bronzo che i segnali di ripresa economica (che si baserebbero sulla "fiducia" delle imprese, pensate un po')
hanno bisogno di più tempo per trasferirsi sul mercato del lavoro.
Ma è una grassa bugia. Perché il sistema è stato esattamente concepito per raggiungere i risultati opposti: la massimalizzazione dei profitti a danno dei posti di lavoro. Questo è il paese delle grandi intese, pochi furbetti alla guida del treno e vagoni e vagoni di poveri illusi e ignoranti, travolti da promesse elettorali e attirati come mosche sulla merda da nani, ballerine, presidenti e banchieri ottuagenari.