martedì 18 giugno 2013

Governo e militari? Piazzisti di armi all'italiana

Uno dei terreni sui quali si misurerà la consistenza o meno di una importante forza di sinistra in Italia sarà senz'altro quello dell'acquisto degli F-35. Il ministro della Difesa, il cattolicissimo Mario Mauro (ex Forza Italia riciclatosi con Monti), è un convinto sostenitore degli aeroplanini della statunitense Lockheed Martin, capaci di trasportare anche ordigni nucleari (chissà per conto di chi e contro chi). Nonostante il governo dei tecnici avesse pudicamente ridotto a 90 il numero degli esemplari da comprare, il ministro spera ancora che il Parlamento, con la sua bella maggioranza delle larghe intese, riporti "l'asticella" (così l'ha chiamata) ai 131 aerei dell'ordine originale. 
Come tutti i seguaci di Comunione e Liberazione, anche Mauro sembra molto più interessato agli affari che non allo spirito, figuriamoci al desiderio di pace e ovviamente giudica demagogica la posizione di parecchie illustri persone di orientamenti diversi che hanno firmato un appello per cancellare il contratto e destinare la mostruosa quantità di denaro ad altri scopi, tipo il lavoro e i giovani, tanto per ricordare quelli che avrebbero dovuto essere i principi ispiratori dell'attività del nuovo governo (nel suo discorso alle Camere il Letta minore aveva pronunciato queste parole con l'intonazione retorica tipica di chi sa che sta raccontando balle). 
Dove ha parlato il ministro Mauro? Al salone dell'aeronautica di Le Bourget, appuntamento internazionale al quale Finmeccanica invita i giornalisti ospitandoli (anche perché sennò nessuna testata seguirebbe mai una pacchianata del genere, salvo la stampa specializzata). Per chi non lo sapesse, Finmeccanica è la holding italiana che possiede aziende che operano in prevalenza nei settori della difesa e dell'aerospazio, fra cui l'Alenia (che partecipa alla costruzione degli F-35) e naturalmente, essendo prima di tutto italiani, il presidente e amministratore delegato di questo ben di dio è stato arrestato per corruzione internazionale.
I fiori all'occhiello della nostra industria che spingono politici e anche qualche sindacalista non molto lucido (tipo la Camusso) a difendere l'acquisto degli F-35 utilizzando la scusa dei posti di lavoro, anche se dai primi calcoli il ritorno del mostruoso investimento (che ancora non si capisce a quanto ammonti) non arriverà al 20%. 
A riprova di cosa si muova dietro questi giochini, domani in Consiglio dei Ministri si discuterà di un provvedimento inserito nel secondo pacchetto di norme per la semplificazione, una modifica al Codice dell’ordinamento militare che prevede che la Difesa possa “svolgere per conto di Stati esteri attività di supporto tecnico-amministrativo ovvero contrattuale per l’acquisizione di materiali di armamento prodotti dall’industria nazionale”. Per il generale Fabio Mini, ex comandante della missione Nato in Kosovo, in questo modo si vuole "istituzionalizzare il ruolo della Difesa come trafficante di armi e piazzista estero al servizio di Finmeccanica, sdoganando il gigantesco conflitto di interessi tra apparato militare e industria bellica”.
Secondo Mini, questa attività dei generali italiani, una prassi già ampiamente consolidata, "viene ricompensata con importanti avanzamenti di carriera oppure con un pagamento differito sotto forma di importanti incarichi aziendali e ricchi contratti di consulenza una volta in pensione. Tutti i capi di stato maggiore sono ‘nominati’ da Finmeccanica, a volte perfino i ministri della Difesa, come dimostra il caso Di Paola"
Il governo del fare. 

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