giovedì 20 giugno 2013

Dolce & Gabbana: maestri di eleganza? No, i soliti evasori fiscali anche un po' coatti

Come mai Dolce&Gabbana, coppia di stilisti omosessuali, potessero simpatizzare per Silvio Berlusconi che ha portato al governo alcuni fra i più ignobili omofobi della politica italiana era un po' un mistero. Eppure i due avevano più volte fatto outing sull'amicizia che li legava al Cavaliere, il quale non si è perso una "festa" di quelle organizzate dal duo.
Diciamo che dopo ieri è tutto molto più chiaro.
Secondo le accuse, i magliari avrebbero nascosto al fisco italiano un miliardo di euro (sì, avete capito bene, un miliardo di euro) e se la sono cavata con una condanna a un anno e otto mesi sospesa con la condizionale, anche perché grazie alle leggi del loro caro amico di pacchianate il reato di dichiarazione infedele dei redditi relativo a un'evasione di 832 milioni è finito in prescrizione. I due sono stati comunque condannati per aver dichiarato 25,4 milioni di euro contro i 422,3 milioni effettivamente messi in tasca.
Ecco, in un paese normale (tipo Francia, Germania e Stati Uniti) ora sarebbero dietro alle sbarre a scontare pene non inferiori ai cinque anni e subito dopo il primo grado di giudizio. Da noi, invece, trovano anche chi li difende sostenendo che hanno fatto il bene del paese perché la loro azienda dà lavoro a tremila persone.
Un po' come Silvio, grande benefattore dell'Italia: da quando lui è sceso in politica infatti viviamo tutti nel lusso e nell'agiatezza dei suoi ristoranti sempre pieni, delle sue ville mostruose, degli yacht e di tutto il ciarpame di cui si circondano questi personaggi, inclusi i costumini firmati che fanno tanto macho-gay.
A nessuno viene in mente che se avesse rispettato le regole la maison avrebbe potuto dare lavoro a molte più persone? Nessuno pensa ad esempio, che per quanto si possa essere famosi e vincenti accumulare simili guadagni sia totalmente immorale?

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