lunedì 13 maggio 2013

Altro che web, l'eversione è al governo

La scorsa settimana il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso parole di condanna nei confronti dell'antipolitica definendola potenzialmente eversiva e come al solito quasi tutti i commentatori italiani si sono esibiti nel miglior repertorio di piaggeria, definendola una lezione di politica. "La violenza va combattuta, fermata, scongiurata prima che si trasformi in eversione. In questo momento non possiamo essere tranquilli davanti a esternazioni anche solo sul piano verbale o sul piano della propaganda politica", ha detto il Presidente, allarmato probabilmente dal fatto che nessun politico riesce ormai a mettere la testa fuori di casa o ad andare al ristorante senza che una folla di persone non cominci a insultarlo. 
Il principale garante dello status quo, l'ex comunista che piace tanto al centrodestra, forse fa finta di non vedere che la vera eversione in Italia sta al governo, il governo che lui ha contribuito a formare, il governo che ha apertamente e smaccatamente sponsorizzato fin dal giorno dopo le elezioni.
Come altro definire infatti la partecipazione di alcuni ministri del Pdl alla manifestazione contro i giudici che come al solito sono quei cattivacci "rossi" che ogni tanto condannano il loro datore di lavoro? Così il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che presto potrebbe essere chiamato a varare qualche legge porcheria per mettere un bavagliuccio ulteriore alla libera espressione sulla Rete o ad armare i manganelli di qualche pattuglione di celerini a caccia di teste di studenti e disoccupati da spaccare, è sceso in piazza a difendere un condannato per frode ed evasione fiscale insieme a un altro Ministro del governo Letta, quello dei Traporti Maurizio Lupi, detto anche la "figlia di Fantozzi". 
Tutti lì a battere le manine al Grande Capo, che sul palco delirava contro la magistratura annunciando riforme della giustizia che non si sa con chi abbia concordato. 
O meglio. Che non si sa ufficialmente.
Perché è chiara una cosa: se il Caimano non buttà giù la maggioranza che sostiene il nipote del suo spin-doctor è solo perché qualcuno dentro al Pd gli ha garantito che faranno in modo di salvargli le chiappe per l'ennesima volta (sarà un caso che al posto di Bersani è stato nominato un ex socialista?). Come al solito, infatti, la reazione dei democratici di fronte alla manifestazione di Brescia è stata blanda e silente, con il solo Letta a fare la parte della maestrina che dice ai suoi scolari discoli "cattivi non lo fate mai più". 
Dopo quella di Massimo D'Alema con la Bicamerale di chi avrà la faccia stavolta il "soccorso rosso" in favore di Silvio?

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