venerdì 27 dicembre 2013

Governo Letta ormai dentro a un polmone artificiale: Napolitano non stacca la spina

Quello che è successo in questi giorni con il cosiddetto decreto salva-Roma ha qualche cosa di incredibile. Solo in un paese cloroformizzato come il nostro un governo poteva continuare a essere tenuto in vita così,  a sfregio di ogni regola democratica. Ogni volta è come la volta prima, battendo un record dopo l'altro.
Riassumendo brevemente per i non addetti ai lavori, il nipote di Gianni Letta e la sua accolita di sbandati della Prima e della Seconda Repubblica avevano messo in piedi un bel provvedimento di quelli stile Amato-Pomicino: con la scusa di evitare il default del bilancio della citta' di Roma (messa in ginocchio da anni e anni di gestione vergognosa, da Rutelli ad Alemanno, passando per Veltroni) si erano approntate una serie di marchette a pioggia per far contenti tutti, vista l'ammucchiata che sostiene ancora il governo. Nel nome del "ricambio generazionale", il pastrocchio era stato affidato a quel giovanotto di Fabrizio Saccomanni (71 anni e dimostrarli tutti) e il Letta minore ci aveva anche fatto votare la fiducia. Al Senato ci hanno messo dentro di tutto. Milioni e milioni di euro per tappare i buchi del trasporto pubblico calabrese e per i treni valdostani, soldi al comune di Pietrelcina, paese di padre Pio, la minisanatoria per i chioschi sulle spiagge, disposizioni sulle slot machine, varie ede eventuali e il ripetuto tentativo da parte del Pd di evitare che un emendamento del Movimento di Grillo togliesse i soldi degli affitti d'oro a uno dei principali finanziatori del partito, che versa l'obolo fin dai tempi di D'Alema nel 1997 e non si è mai dimenticato degli amici (che non hanno dimenticato lui).

C'era il forte rischio di una crisi di governo, sapendo che oggi in Parlamento i grillini sarebbero stati tutti presenti e che anche i renziani avevano mostrato qualche dubbio nei confronti di questo mostro giuridico. Poi si sa come sono i renziani, i civiatiani, i cuperliani, i giovani turchi... gente buona solo a parlare e poi - come si dice a Roma - a fare inesorabilmente pippa. Ma il presidentissimo Giorgio Napolitano non poteva correre rischi e quindi ha generosamente tratto di impiccio la sua marionetta, dimostrando ancora una volta chi è comanda. 
Via il decreto salva-Roma, ecco il "milleproproghe", approntato stamane dal Consiglio dei Ministri. Che ci sarà mai dentro? Per ora, non si sa. Letta come al solito si è autoincensato nel corso della consueta "conferenza stampa" (quella dove nessuno, mai, fa delle domande), dicendo che il provvedimento salverà davvero il bilancio di Roma (chissà magari per continuare a versare i soldi ai palazzinari che hanno vinto l'appalto per la metro C e continuano a far lievitare i costi) e sbloccherà sei miliardi di fonti europei: oltre 2 sono destinati alle imprese (mutui agevolati vari), 700 milioni a sostegno dell'occupazione (perchè è ovvio che da noi i soldi per le imprese non producono mai occupazione, anzi servono a finanziare ristrutturazioni e tagli di posti di lavoro), mentre altri 800 milioni vengono destinati a un non meglio definito  "contrasto alla povertà". Letta ha anche garantito che verrà risolta la questione degli affitti d'oro (risolta a favore di chi non è dato sapere). Napolitano ha promesso massimo rigore contro un'eventuale pioggia di emendamenti in Parlamento. Evidentemente le mance sono già nascoste nel testo base.  
E la questione delle tasse, in particolare la Tasi, la tassa sui servizi comunali che andrà ad inglobare quella sui rifiuti e l'Imu? Rimandata a dopo il Cenone di Capodanno. Per il 2014 ci aspettano brutte sorprese. 

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