venerdì 9 agosto 2013

Il razzismo al potere, una delle tragiche eredità di B.

Indro Montanelli disse una volta che gli italiani non potevano essere razzisti, perché "da noi, a parte i pellerossa, ci sono passati un po' tutti". Ma erano probabilmente altri tempi, quando per le strade delle nostre città non si vedeva praticamente nessuno che avesse un aspetto, un colore, un abbigliamento o anche solo gusti alimentari diversi. Oggi gli italiani, gran popolo di bastardi dalla memoria corta, devono fare i conti con l'immigrazione dall'est europeo e gli arrivi dall'Africa e mal sopportano anche solo la presenza di queste persone, arrivando pure a prendersela con il kebab (ma che cazzo vi avrà mai fatto il kebab?).
Il perché non è chiaro, visto che la stragrande maggioranza degli immigrati si è inserita nel nostro sistema produttivo (a Roma non c'è un ristorante che non abbia il cuoco egiziano o del Bangladesh, capaci magari di esibirsi in carbonare e matriciane doc), che molti di loro hanno avviato business che hanno contribuito anche alla crescita della nostra economia e che il ruolo sociale svolto da badanti e baby-sitter ha un valore quantificabile anche dal punto di vista del pil. E che se un giorno qualcuno pagherà la nostra pensione, si chiamerà molto probabilmente Mohamed.
Sia chiaro che il razzismo c'è anche nei paesi dove l'immigrazione è arrivata molto prima, paesi che sono comunque molto più tolleranti di noi, dove sono nati "movimenti" politici apertamente xenofobi e dediti all'incitamento all'odio razziale. Il problema è che in quei paesi, questo tipo di feccia non è andata al potere. Anzi, è stata addirittura stoppata dalla stesse forze di centrodestra. 
Come il Fronte Nazionale di Le Pen in Francia, dove il principale avversario dei razzisti è stato proprio Chirac, che li ha combattuti, emarginati e finalmente ridotti a una percentuale di sostenitori che li continua a tenere fuori dai giochi (oggi hanno solo due rappresentanti in Parlamento). Come in Olanda, dove il partito di Geert Wilders ha appoggiato esternamente il governo di centrodestra, ma quando ha provato ad alzare la voce il conservatore Mark Rutte non ha esitato a dimettersi e a mettere in piedi una coalizione bipartisan con la sinistra. Per non parlare degli inglesi del National Front, che dopo i fasti degli anni settanta-ottanta oggi sono rimasti uno sparuto gruppo di nostalgici o degli austriaci di Jorg Haider, che diventati il secondo partito del paese nel 1999 appoggiarono (senza dicasteri) un governo di centrodestra e alle elezioni seguenti sparirono nel nulla.
Da noi, no.
Fra i tanti guasti provocati dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi c'è anche quello di aver fatto salire al potere e aver riempito le aule parlamentari di rappresentanti palesemente razzisti, come la Lega Nord e, anche se pur parzialmente, il Msi poi diventato An. Da allora è stato un fiorire di caccia al negro e all'immigrato, di tentativi più o meno biechi di limitare i diritti delle persone solo in base all'appartenenza razziale, in modo da renderli ricattabili dalla pletora di italiani che li sfrutta facendoli lavorare in nero. 
E allora arriva il porco che dà dell'orango alla Ministra nera, i padani che inneggiano alla padania (sai che casino se si svegliano che so, i ciociari), i nostalgici dell'uomo forte che invocano repressione e firmano leggi criminogene in barba a ogni convenzione internazionale e dietro di loro una schiera di persone a cui salta la mosca al naso ogni volta che si parla dello straniero. Dopo gli insulti alla Kyenge, fatevi un giro su internet e date un'occhiata a come gli utenti di normali siti di informazione hanno accolto la decisione dell'Italia che si è presa in carico 102 sfigati alla deriva in mare, che erano stati respinti dalla cattolicissima e bigottissima Malta alla faccia di papa Francesco
Grazie, Silvio. Forse tu hai chiuso per sempre, ma 'sta roba qui chissà quanto ci metteremo a estirparla.


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