lunedì 5 agosto 2013

Dopo la condanna, il comizietto, i ricatti, non sarebbe il caso di mandare i carabinieri?

Dovrebbe essere chiaro a tutti, almeno quelli che non sono sul libro paga di qualche potente corrotto e corruttore, che in Italia non esiste un vero garante della legalità. E che la giustizia resta la cosa più classista di questo paese, rendendolo l'unico al mondo dove sembra ancora avere senso il comunismo. Non la garantiscono le forze dell'ordine, che agiscono solo su mandato specifico (magari arrestando una donna e una bambina trattandole come delinquenti oppure decidendo di non arrestare un boss mafioso preferendo passare per scemi piuttosto che per collusi). Non la garantisce la magistratura, che a differenza di quello che pensa Silvio Berlusconi, applica delle leggi che sono state fatte apposta per evitare la galera ai colletti bianchi e per far finire dentro i poveri cristi. Figuriamoci se la garantisce il Quirinale, dove ormai vanno in processione amici e stipendiati di un noto pregiudicato, a invocarne la grazia (!!), dopo che l'inquilino del Colle (lo so, fa ridere, ma è una delle figure retoriche prefererite dai giornalisti che seguono il Re) è stato il principale sponsor di un governo appeso alle bizze di un evasore fiscale in preda a una crisi di nervi.
La giustizia, diceva Proudhon, è la legge del progresso. Ecco, diciamo che da noi questo progresso è passato senza lasciare troppe tracce.  Dopo una condanna definitiva, altri 3-4 processi in corso, il comizietto abusivo dal palco abusivo per una manifestazione abusiva con un migliaio di figuranti pagati, i continui ricatti al governo del nipote del suo faccendiere preferito, non sarebbe il caso di mandare i carabinieri, porre fine a questo scempio e portarlo via come Pinocchio? Oppure sono bravi solo a manganellare le teste di studenti e operai?

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