martedì 6 agosto 2013

Il manager più disastroso d'Italia era un vero teorico delle larghe intese

L'ex presidente del Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, si è da tempo conquistato il titolo di manager più disastroso d'Italia, una competizione durissima, visto che i candidati sono tanti (quasi tutti, pubblici e privati) e di solito più guadagnano e più combinano i guai. Lui però ha sbaragliato la concorrenza, contribuendo ad accumulare un buco di 740 milioni di euro per la povera banca senese.
Questo campione della (im)prenditoria italiana era naturalmente un vero alfiere delle larghe intese. Nel 2010 quando era già finito sul registro degli indagati per l'aeroporto di Ampugnano (poi rinviato a giudizio per concorso morale in falso e turbativa d'asta) Mussari era impegnato nella conquista della presidenza dell'Abi, con l'approvazione di Banca d'Italia nonostante via Nazionale avesse già avviato le indagini sulla situazione patrimoniale del Mps, mentre i magistrati cominciavano a interessarsi all'acquisizione di Antonveneta, la madre di tutte le cazzate, la mossa che ha aperto la voragine nei conti della banca. 
E naturalmente incontrava tutti: i suoi vecchi amici D'Alema e Latorre, Giuliano Amato, Enrico e Gianni Letta, Gianfranco Fini, Pierferdinando Casini, Maurizio Gasparri, Daniela Santanchè. Non solo, dalla sua agenda emergono anche due comparsate al Quirinale "per udienza privata con Giorgio Napolitano", poi si aggiungono anche Pierluigi Bersani, Fabrizio Cicchitto, Luciano Violante, Antonio Tajani.
Un eroe dei giorni nostri. Il manager dell'inciucio, che si è fatto fregare i soldi perché non parlava inglese. Giusto che un tipo così rappresentasse le banche italiane.

Nessun commento:

Posta un commento