venerdì 2 ottobre 2015

Marino: un asino in mezzo ai suoni alle prese con la grande cupidigia della destra e del Papa

Il sindaco di Roma ha dimostrato di non essere propriamente un fulmine di guerra ed è diventato da mesi il bersaglio preferito dei soliti noti saccheggiatori di Roma, dai palazzinari alla destra paramafiosa, dagli affaristi delle cooperative (rosse, nere, a colori) fino naturalmente ai preti. Per quanto non sembri sempre presente a se stesso, Ignazio Marino, è uscito sostanzialmente indenne dalle indagini di Mafia Capitale, che hanno invece rivelato come gli entourage dei due sindaci precedenti, Veltroni e Alemanno, fossero con le mani in pasta fino ai gomiti. Ma la sua ansia da prestazione, nel tentativo di accreditarsi come bravo cattolico (un morbo che in passato aveva già rovinato il povero Rutelli), lo sta definitivamente rovinando. 
Il Papa dal volto buono, infatti, gli ha tirato un vero scherzo da prete. A metà marzo, nel pieno della bufera delle indagini sul Cecato e i suoi degni compari e con i giornali che traboccavano di storie di episodi di corruzione che avevano di certo investito anche il mondo cattolico, il pampa Bergoglio ha annunciato a sorpresa un Giubileo straordinario, così, come ai vecchi tempi, quando Roma era "cosa loro". 



L'ultimo Giubileo straordinario lo aveva convocato il Papa polacco nel 1983, ma all'epoca c'erano da ripianare gli enormi buchi lasciati dalla gestione di Marcinkus allo Ior. Oggi papa Francesco piazza questa enorme zeppa nella carne viva di una città amministrata malissimo da decenni, obbligandoci a sopportare il previsto arrivo di una trentina di milioni di persone, notoriamente poco propense alla spesa e quindi business potenziale solo per i venditori ambulanti. 
Non sarà un affare, dunque, per i bottegai romani e neanche per gli albergatori, vista la spietata concorrenza di tutti i bed and breakfast abusivi aperti in questi anni all'interno di istituti religiosi per non pagare le tasse. Sarà un affare invece per chi dovrà "realizzare" i 4 percorsi di preghiera previsti per i pellegrini e il loro rifocillamento, quattro zone nel cuore della città, nelle quali il traffico dovrà essere necessariamente limitato per consentire il passaggio allo sciame giubilante. I "grandi raduni", sempre nel centro della città, saranno una decina nel giro di un anno ed è facile immaginare il delirio che provocheranno. 

In tutto questo, Marino fa l'indiano, causando l'ira di Bergoglio, che sarà anche buono come il pane, ma di fronte a un sindaco che sembra volersi mettere in mezzo alle scatole con appalti e decisioni varie, diventa "furibondo", come riferito da monsignor Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, che al finto Renzi della Zanzara al telefono dà ovviamente del "tu" e che di affari è un grande esperto. E' chiaro che oltretevere vorrebbero volentieri fare a meno di Marino, ma non perché ha dimostrato di essere poco intelligente (o diciamoci la verità, assai stupido) nel suo ultimo viaggio negli Usa alla ricerca di una photo-op con il papocchio. Il Pd, che "il Santo Padre lo anticipa", come diceva una volta Guzzanti nei panni di Rutelli, segherebbe il chirurgo con grande piacere, ma tutti sanno che una volta caduto Marino toccherebbe andare  a votare e il Campidoglio con tutta probabilità finirebbe nelle mani dei Cinquestelle.  Sicuramente anche il sindaco grillino, alla fine, andrebbe a baciare la sacra pantofola, ma ricominciare tutto da capo, dopo anni e anni di personaggi a disposizione, non è cosa che possa tollerare un Papa.  

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