lunedì 16 novembre 2015

Viva la guerra, sempre santa la guerra: l'occidente fra le macerie della sua politica estera

"Quando all'alba la campana suonerà a raccolta, raccogli le armi, va in strada e lascia tutto dietro quella porta.... Il nemico ti aspetta lontano oltre il mare e tu non puoi tirarti indietro, no, questa guerra si deve fare!"
Ha quasi 40 anni questa canzone di Edoardo Bennato, ma come molte altre dell'anarcoide cantautore napoletano, aiuta a descrivere l'attualità. Infilarsi nella retorica delle panzanate scritte da potenti e opinionisti dopo la strage di Parigi mi provoca un senso di disgusto, perché di fronte a uno spargimento di sangue così insensato il silenzio a volte sarebbe la cura migliore. Purtroppo però il nostro futuro è nelle mani di quella gente spaventosa che ha sempre armato il terrorismo di comodo favorevole alle loro losche trame, per vederselo poi sfuggire di mano e dover far ricorso ad altri macellai e poi ad altri, invocando nuove limitazioni alla libertà degli individui e soprattutto tanti soldi per armi sempre più sofisticate, a danno della spesa sociale, degli ospedali, degli asili, delle scuole.
Il Califfato islamico cosa altro non è se non una nuova edizione dell'Al-Qaeda di Osama bin Laden, armato dagli occidentali quando era utile a combattere i russi, o di Saddam Hussein, al quale gli americani vendevano i gas per usarli contro gli iraniani? O degli squadroni della morte in America Latina e i contras in Nicaragua, finanziati coi proventi del traffico di cocaina, la droga che ha bruciato i migliori cervelli degli anni ottanta e novanta?
Ad armare l'Isis sono stati i falchi dell'amministrazione americana, per loro stessa ammissione, con la complicità dei soliti noti alleati, convinti che gli uomini del Califfo avrebbero rovesciato uno dei loro nemici di sempre, il presidente siriano Bashar al-Assad. Un fallimento su tutta la linea, ripetuto anche in Libia, con gli stessi e identici risultati. Al punto che i due paesi sono diventati le più grande fabbriche di terroristi di tutto il mondo.

Oggi, sfiorando il senso del ridicolo, il presidente francese Francois Hollande ha detto che il suo paese è in guerra, non si capisce contro chi, visto che quattro degli attentatori finora identificati sono suoi concittadini e uno è belga. Come i minchioni di casa nostra, guidati dal duo monnezza del padano in felpa e della coatta antica, che dicono che la colpa è degli sbarchi dei rifugiati o come i direttori dei fogli di carta da culo che sono i giornali italiani (soprattutto quelli di destra).

Però giustamente qualcosa si deve fare e quindi giù nuove bombe, che spargeranno altro sangue e che non ci faranno vincere mai. Perché questi terribili terroristi hanno sempre un punto in più dalla loro parte: per fanatismo, per bisogno o perché semplicemente non hanno molto più da perdere, sono disposti a gettare la vita nel cesso nel nome della loro follia. 
"E se per caso tu morissi non devi temere noi ti faremo un bel monumento che tutti quanti potranno vedere!"

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