mercoledì 4 novembre 2015

Papa Francesco, ovvero come ti metto i lupi a guardia del gregge (o i vampiri alla guida dell'Avis)

Settantamila euro al mese spesi tra il luglio del 2014 e il gennaio del 2015, per un totale di oltre mezzo milione di euro in soli sei mesi. Sono le spese principesche di uno dei tanti porporati di prima classe, che gettano dalla finestra i soldi che gentilmente ogni anno vengono loro regalati dallo Stato italiano. Questo però è il cardinal George Pell, l'uomo che il lungimirante papa Francesco ha messo a controllare le finanze vaticane per ridurre le spese della curia. Il che la dice lunga su quanto sia in grado di riformare davvero la Chiesa questo pontefice pampero, tanto simpatico, quanto sprovveduto. Come emerge dalle anticipazioni del libro "Avarizia" di Emiliano Fittipaldi, Pell viaggia solo in prima classe anche se deve andare a Malta e lascia conti da 2.500 euro presso una nota sartoria di abiti paramentali. La sua casa costa 2.900 euro al mese e il suo più stretto collaboratore ne guadagna 15 mila, al mese, esentasse. Roba da sultani, come da sultani del resto è la ricca cassaforte della monarchia assoluta vaticana. Lo Ior e l'Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica) gestiscono azioni, liquidi, obbligazioni e asset finanziari che valgono tra gli otto e i nove miliardi di euro.

Secondo quanto scrive Fittipaldi, in base ai Vatileaks di cui è venuto in possesso, l'Apsa avrebbe in cassa soprattutto parecchio oro, fra lingotti e dobloni, per un valore di 50 milioni di euro, per non parlare dello sterminato patrimonio immobiliare (che vale 500 milioni di sterline solo a Londra, immaginatevi a Roma dove possiedono mezza città e condizionano la vita dell'altra metà).

Poi ci sono i mercanti del tempio, dal quale nessun Papa li caccerà mai. La Santa Sede incassa infatti cifre da capogiro grazie ad alcune attività commerciali all'interno delle mura vaticane, che dovrebbero essere riservate a dipendenti e residenti, ma che dal loro giro di affari si capisce che vanno ben oltre e accolgono anche onorevoli e potenti. Il caso più eclatante è quello della farmacia, aperta a tutti, che vende prodotti introvabili altrove e pratica sconti formidabili, con un incasso di oltre 30 milioni di euro all'anno, quando il fatturato medio di una farmacia italiana è di 700 mila euro. Ma anche la pompa di benzina non va niente male, calcolando che fa un utile di oltre 13 milioni l'anno e nonostante il fumo sia in ribasso dal Papa se la ride anche il tabaccaio, che incassa oltre 10 milioni di euro ogni anno, vendendo a clienti che non avrebbero diritto e che quindi evadono le tasse italiane. E infine, la ciliegina finale, il supermercato che vende anche abiti firmati incassa 21 milioni di euro all'anno.

Basta? Non basta. La Santa Sede potrebbe essere implicata anche in pesanti accuse di riciclaggio di denaro, insider trading e manipolazione del mercato. E' notizia di oggi che i magistrati italiani - almeno a parole in collaborazione con le autorità vaticane - indagano sulle attività dell'Apsa. Al centro dell'inchiesta ci sarebbe l'attività di Giampietro Nattino, presidente di Banca Finnat, uno strano personaggio della Roma da bere, quella di Andreotti e Caltagirone

Comica finale: il portavoce della sala stampa vaticana dice che queste rivelazioni sono già state superate dalle riforme varate da papa Francesco. Forti risate. Sipario.

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