mercoledì 16 dicembre 2015

Gelli, il grande sacerdote del potere democristiano e post fascista ancora saldamente in piedi

I segreti se li è portati nella tomba perché nessuno si è mai sognato di farglieli tirare davvero fuori. Se qualcuno avesse davvero scoperchiato il vaso di Pandora che custodiva, probabilmente la storia di questo paese sarebbe davvero cambiata. E così, alla veneranda età di 96 anni e dopo aver scontato meno carcere di qualche piccolo spacciatore o ladro di polli, Licio Gelli ha chiuso definitivamente la sua carriera di custode di tutte le manovre operate da quel coacervo di potere massonico, democristiano, cattolico e post fascista, che ancora oggi governa l'Italia.

Un uomo la cui biografia desta quanto meno disgusto, visto che ha contribuito ai depistaggi sulle stragi di Stato, col tentato golpe Borghese, con le morti dei bancarottieri Michele Sindona e Guido Calvi, con la strategia della tensione rivolta contro i movimenti operai ed era grande amico dei generali argentini che massacrarono decine di migliaia di oppositori politici fra il 1976 e il 1983. Le sue origini sono l'emblema di quello che è sempre stato il motivo dello sfascio italiota: il trasformismo, il progressivo adattarsi all'onda vincente, il detto "O Franza o Spagna basta che se magna". Nato fascista, combattente a fianco dei franchisti nella guerra civile spagnola, repubblichino, quando capì che il fascismo era finito si unì ai partigiani e da lì con tutta probabilità fu pescato dal mazzo dagli uomini della Cia.
Il suo ruolo è sempre stato quello: aggregatore di personaggi potenti, uniti al solo scopo di reprimere qualsiasi forma di opposizione al potere cattolico democristiano. La P2, la loggia massonica deviata di cui Gelli è stato Gran Maestro, era esattamente questo. Un club di politici, finanzieri, magistrati, militari e giornalisti, molti dei quali ancora in giro tuttora, nato per stroncare qualsiasi possibile affermazione politica della sinistra italiana, con la complicità di altri personaggi squallidi come Francesco Cossiga, l'uomo di Gladio.
Fuggito in Sudamerica, salvatosi grazie alla prescrizione da diverse condanne, nel 2001 ha ottenuto gli arresti domiciliari nella sua lussuosa villa, che avrebbe dovuto essergli confiscata, per una vecchiaia serena. Tanto il suo Piano di rinascita democratica, centrato sulla stretta contro la classe lavoratrice, i sindacati, la magistratura, la stampa, è stato sempre portato avanti. Prima da 40 anni di metastasi democristiana, poi dall'allievo prediletto Silvio Berlusconi e oggi da un governo che sta sfasciando nuovamente il paese senza nemmeno aver avuto il problema di farsi votare.
Vincono sempre loro. Anche da morti.

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